I blog (anche se con questa denominazione si indicano spesso dei semplici guest-book) sono un prodotto, qualcuno dice un effetto collaterale, della più importante rivoluzione comunicativa da Gutemberg ai giorni nostri: quella della rete informatica. La rete che ha velocizzato la circolazione delle notizie ha dato pure "voce" a chi non l'aveva, ma gliel'ha data senza andare molto per il sottile, senza badare a chi veniva consegnata la "licenza di parlare", lo ha fatto in maniera fredda e acritica. Il risultato è una specie di suk arabo in cui è molto difficile orientarsi in cui di solito ha successo chi strilla più forte, dove si trova di tutto dal tagliaborse cibernetico al tagliagole informatico passando per la persona per bene (al maggioranza ovviamente), dove ci si può organizzare per tribù comunicative e creare una realtà che se non è virtuale, almeno è parallela, un branco i cui membri applicano la legge comunicativa secondo la quale una puttanata reiterata diventa realtà incontestabile, e gli eventuali tentativi di difendersi da chi è accusato fuori dal branco, indice di certa colpevolezza. Si inizia con una insinuazione, anche giocosa, di A, B la riprende in maniera più dura, C ci mette del suo ostentando sicurezza nascosto dietro un nick, ed a quel punto è cotto il riso. Insigni studiosi diventano dei coglioni analfabeti, persone irreprensibili per la loro coerente onestà degli approfittatori, gente che nella vita si è fatta un culo come un cappello di prete mangiapane a tradimento, perchè lo dice beppe, lo confermano elbanovero, cicci, maria e prosdocimo, magari poi prosdocimo non è un esempio di virtù civiche, ma non se ne sa un cazzo, e va bene così. Il controllo? il controllo sta nel cercare (quando ci si riesce) di evitare le querele e di far passare tutto il resto. Aveva ragione Mastella che voleva imbavagliare i blog? Per niente, la sua proposta di legarli alla presenza di un direttore responsabile, un giornalista, quindi di farli diventare "organi di informazione" era assurda e squalificante (per gli organi di informazione) oltre che obiettivamente limitativa della libertà. I blog sono quello che sono: pubblici sfogatoi dove pure un comunicatore non autorizzato può lanciarsi indipendentemente da tutto (perfino delle regole dell'ortografia) in una sorta di liberatorio e anarchico (chiedendo scusa agli anarchici veri) sabba grafomaniaco. Inutile comunque tentare di contrapporsi ad un simile processo alla ricerca dell'affermazione dell'io e del branco degli incalliti bloggers, è come cercare di mettere le mutande ai gabbiani perchè non cachino sulla spiaggia. I blog vanno semplicemente considerati per quello che sono, analizzati come fenomeno (a mio parere più sociale che informativo) attendere che evolvano, come probabilmente accadrà, verso una forma di confronto delle idee più tranquilla e "normale", ed anche la repressione dei reati che vi si compiono deve essere saggia, fortemente influenzata dal "perdona loro perché non sanno quello che fanno", perché basta poco per trasformare una semplice testa di cazzo maldicente (e quasi sempre peggio scrivente) in un perseguitato, quindi "eroe". Più il tempo passa e più mi convinco che fu giusta la scelta di non legare questa testata ad un blog, che pure da parecchi ci fu sollecitato, dissi anche che se qualcuno si azzardava a farlo si sarebbe beccato una smentita. Confermo, anzi rilancio, se qualcuno ci prova, a 60 anni, do la prima querela della mia vita.
suk