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Per il ministro Brunetta: la storia di un impiegato

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 17 agosto 2008

A proposito della minacciata chiusura dell'Ufficio di Portoferraio dell'Agenzia delle Entrate vorrei riportate una posizione che esprime un interesse assolutamente personale, e che, tuttavia, ritengo degno di considerazione poiché può ritenersi esemplificativo della condizione di molti altri giovani cittadini. Sono un impiegato pubblico, uno di quelli tanto presi di mira dal Ministro Brunetta, che ci ritiene tutti dei vagabondi, infrattati, senza arte né parte. Beh, io non ci sto proprio a farmi appioppare questa definizione, avendo investito notevoli sforzi verso il raggiungimento di quanto oggi ho ottenuto, non perché l'impiego pubblico offra chissà quali vantaggi, ma perché nel lavoro al servizio del cittadino ci credo e ci ho sempre creduto. Tanto da aver improntando i miei studi universitari in quella direzione, anche a costo di dover affrontare esami spesso più difficili di quelli scelti dalla maggior parte dei miei colleghi, e di perdere due anni su una tesi di laurea in un ambito a quell'epoca ancora poco scandagliato ma proprio perciò di maggior interesse. Purtroppo a fronte di ciò, avendo scelto, al termine degli studi, di cercare di metter su famiglia all'Elba, le soddisfazioni dal punto di vista professionale non hanno abbondato: un posto sottoqualificato, con stipendio basso e possibilità di avanzamento di carriera pari a poco più di zero. E tuttavia la voglia di far bene e la speranza di crescere professionalemente, pur rimanendo nella pubblica amministrazione e ostinandomi a vivere sullo scoglio, hanno fatto sì che continuassi a cercare occasioni per aumentare le mie competenze nella speranza di ottenere ruoli di maggiore responsabilità. Ed ecco dunque che, pur lavorando, ho frequentato master universitari e corsi di formazione, ed ho partecipato a concorsi pubblici. E, con determinazione, e a volte un po' di fortuna che mai guasta, qualche concorso l'ho anche vinto, ricevendo così ricompensa per gli sforzi compiuti ed anche sprone per non fermarmi di fronte alle difficoltà. Ebbene, l'ultimo di questi concorsi, pensate un po', è per funzionario all'Agenzia delle Entrate. Due prove scritte a Firenze, con circa 2000 candidati per la sola Toscana e appena 90 posti disponibili. Sono arrivato tra i primi, oltre ogni mia più rosea aspettativa e forse anche oltre i miei meriti (la fortuna, appunto!!!); ma..... .....il ma lo conoscete tutti ormai: l'ufficio di Portoferraio chiuderà; o meglio, verrà accorpato con quello di Piombino per ridursi, sull'Isola, a mero sportello con tre o quattro impiegati e, pare, nessun funzionario, o almeno così mi hanno fatto capire (mi sono sommariamente informato, per quanto ho potuto). Questa è una storia assolutamente personale, e certamente come tale non merita alcuna attenzione, tuttavia ho voluto portarla all'evidenza pubblica per far capire come, di questo passo, sarà difficile dare speranze di lavoro qualificato ai nostri giovani, i cui studi, effettuati grazie ai sacrifici di famiglie intere, dovranno essere portati a fruttare oltre canale. Eppure sono certo che, proprio nella pubblica amministrazione, sarebbe davvero importante poter contare su professionalità "indigene". Non perché chi viene da fuori abbia qualche mancanza dal punto di vista della competenza professionale, ma per il fatto di poter contare quanto meno su due, innegabili, vantaggi: in primis il disporre, spesso (non sempre, ovviamente, ma senz'altro spesso) di una sistemazione, senza doversi affidare al mercato inarrivabile degli affitti (senza oltrettutto la certezza dei tempi di permanenza in loco di chi anela, giustamente, a tornare dalle sue parti) in secundis la conoscenza del tessuto socioeconomico, che molto può aiutare nel gestire la cosa pubblica in maniera più efficace e più vicina ai cittadini. Eppure a fronte di tutto ciò sembra davvero che la tendenza sia inesorabile, tanto che le grida in difesa dei diritti degli elbani sono sempre più rade e labili. Resta sempre il buon Alessi, ormai ridotto a Don Chishotte accompagnato da Sancho Panza Adriani; ma sono sempre più soli contro i mulini a vento, che anzi da altre parti sono utilizzati spesso solamente come pretesto per combattere battaglie di schieramento. Ci resta il proverbio: "la speranza è l'ultima a morire", il cui seguito qui vi risparmio lanciando tuttavia l'assist per un asciambere.


Ufficio entrate

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