I dipendenti dei Parchi Nazionali vogliono lanciare un appello sulla situazione delle aree naturali protette di questo Paese. La rete dei parchi nazionali è forte di 23 enti istituiti, affiancata da centinaia di parchi regionali, provinciali, riserve naturali terrestri e marine. Enti che rappresentano un esempio di funzionamento alto della pubblica amministrazione, nonostante la cronica mancanza di personale e fondi. Hanno permesso la salvaguardia di circa 57.000 specie animali, pari ad un terzo di quelle europee, e 5.600 specie floristiche, pari al 50% di quelle europee. Hanno il loro territorio ricompreso in un Parco il 78,4% delle Comunità Montane e il 33% dei Comuni, fra cui il 68% sotto la soglia dei 5000 abitanti. Oltre mille i Centri Visita realizzati, con un'affluenza di visitatori che sfiora i 30 milioni annui, con un giro d'affari stimato in 1,5 miliardi di euro, in gran parte a favore di aree depresse o marginali. E poi tanti esempi di buone pratiche sostenibili. Noi facciamo parte di strutture con alte professionalità, quali biologi, botanici, naturalisti, forestali, faunisti, veterinari, geologi, architetti , guardaparco, ecc., che operano quotidianamente con carenza di mezzi per tutelare e promuovere l'immenso patrimonio ambientale, socio culturale e paesaggistico dei territori di competenza. A questi si associano funzionari amministrativi, che supportando tutte le attività degli enti nell'immenso settore delle norme e delle procedure, risultano basilari per il buon funzionamento degli Enti parco. I fondi che la finanza pubblica assegna alle aree protette servono quindi a mantenere dei minimi staff, specializzati e basilari per l'attività di tutela, con ormai una vasta, consolidata e comprovata esperienza, confermata in innumerevoli pubblicazioni e consessi internazionali. Gli stessi staff affiancano i direttori nell'attivazione di fondi nazionali, comunitari e talvolta privati, diretti a progetti di monitoraggio e tutela, ma in gran parte destinati proprio a quelle attività e realizzazioni auspicate oggi dalle Autorità governative. Non lodevoli eccezioni, ma diffusissime "buone pratiche", ovvero realizzazioni a favore dei visitatori turisti (sostegno a ristorazione e ricettività di qualità, marchi dei Parchi, metodi di fruizione alternativi ai mezzi motorizzati, creazione di occupazione nei Centri Visitatori, sostegno alle Guide dei parchi, attivazione di servizi alla visita, vendita di prodotti, manutenzione dei territori, prevenzione dei dissesti idrogeologici, ecc) o direttamente a favore delle Comunità locali, in progetti spesso d'area, anche in assenza formale sia del Piano di Sviluppo Economico e Sociale, sia dello stesso Piano del Parco. Il Decreto legge n. 112, convertito recentemente in legge dal Parlamento, contiene dei tagli alla pubblica amministrazione indiscriminati, che sommati a quelli delle recenti leggi "Finanziarie" potrebbero produrre la paralisi del sistema. Sistema che fra l'altro contribuisce fattivamente al mantenimento del paesaggio culturale e storico italiano. Lo sforzo delle aree protette si concretizza con la passione di chi ci lavora, prima ancora di guardare allo stipendio o all'orario di servizio. Noi ci crediamo. Pur fra mille difficoltà pensiamo che la tutela ambientale e la sperimentazione di attività per un futuro sostenibile, con le sfide globali in atto per la salvezza del pianeta, siano un dovere verso i cittadini attuali e che nasceranno. Prendere atto della nostra realtà riveste grande importanza, nel momento in cui si legge, in recenti dichiarazioni del Ministro, che occorre rivedere i ruoli di Presidenti, Direttori e Consiglieri degli Enti Parco. Questa è la dichiarazione di intenti ma, allo stato attuale, l'unica misura certa è quella contenuta nella legge citata, in cui si prevedono, tra l'altro, tagli del 10% a dotazioni organiche già ridotte all'osso, equiparando organici con migliaia di dipendenti ai piccoli numeri dei Parchi, condannando questi ultimi alla paralisi. Tagliare due dipendenti su un organico di venti persone può significare l'eliminazione dell'educazione ambientale, o di tecnici preposti all'attivazione di fondi nazionali o comunitari. Riteniamo che il ragionamento sul ruolo dei Parchi e delle aree protette italiane debba di conseguenza interessare anche (e forse in larga misura) il ruolo dei dipendenti. Ci appelliamo prima di tutto al Ministro. Auspichiamo che voglia, in considerazione della peculiarità del loro ruolo, bloccare la riduzione sconsiderata e dannosa dei dipendenti delle aree protette e dare immediata attuazione al previsto ampliamento delle piante organiche dei Parchi Nazionali per l'inserimento di quelle figure professionali necessarie ai parchi stessi per la tutela dei territori protetti e per lo sviluppo delle comunità locali. Tali infatti sono gli obiettivi fondamentali dei parchi per il conseguimento del miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini, in piena coerenza con gli indirizzi espressi dall'attuale Governo. Ci appelliamo al mondo scientifico ed alle associazioni, affinché si adoperino per scongiurare la perdita di efficacia di strutture tecniche che forniscono il supporto ottimale per il monitoraggio naturalistico ed ambientale e per la sperimentazione di attività compatibili con lo stato del nostro Pianeta. Ci appelliamo alle Comunità locali delle aree naturali protette, perchè la ridotta funzionalità del personale che quotidianamente lavora sui territori andrebbe a ridurre drasticamente la valorizzazione di aree spesso marginali. Ci appelliamo a tutti quei parlamentari che, per la loro provenienza territoriale, ben conoscono la realtà dei Comuni delle aree protette e sanno quanto valore aggiunto può dare il Parco in termini di valorizzazione sostenibile in territori talvolta marginali sotto il profilo economico ma orgogliosi di attrarre un turismo qualificato; si tratta spesso di turismo straniero, che ritrova in questi luoghi la qualità dell'ambiente naturale, la presenza di animali selvatici confidenti, panorami mozzafiato e un alto valore della qualità della vita. Ci appelliamo, infine, a tutto il mondo politico ed a tutti i cittadini, affinchè non lascino i parchi nazionali, e le altre aree protette terrestri e marine, ad una lenta asfissia per mancanza, davvero, di piccoli numeri, sia in termini di personale che di fondi necessari.
Bosco Tambone