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A Sciambere della profezia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 09 agosto 2008

Caro Marcello E' passato qualche mese dall'ultima volta che ci siamo visti: in quella occasione mi avevi sentito vivacemente argomentare anzi protestare per l'Ecomostro di Vigneria, e ad un certo punto mi avevi detto: "Oh ma sei rimasto il solito anche da vecchio". I nostri sguardi si erano incrociati per un attimo divertiti, avevo capito a cosa ti riferivi. Avevo poco più di venti anni ed eravamo entrambi delegati ad un congresso provinciale di quello che allora era il mio ed il tuo partito, all'interno della delegazione isolana c'era stata una furiosa, a tratti invereconda discussione, terminata con una delle tante fratture della nostra minima storia della sinistra isolana, una lite dalla quale entrambi ci eravamo defilati: io perché non capivo neanche bene l'oggetto del contendere, tu probabilmente perchè lo avevi capito e non pensavi giusto ci si sbudellasse per così poco. Mentre ci dirigevamo verso l'Attias, per mangiare da Seghetti, in ordine sparso, fui avvicinato in modo assai aggressivo da un "partigiano" reduce dallo scontro, che, ritenendomi erroneamente un silente di parte avversa, mi offese in modo pesante quanto ingiustificato, a quel punto pure io ero imbestialito, pure io ero coinvolto nella personalistica rissa verbale. Ammetto che stavo perdendo il lume della ragione (da giovani capita più frequentemente) e che stavo per rifilare un cazzotto o quanto meno uno spintone a quel patentato provocatore, ma, incredibilmente, mi sentii sollevare da terra (neanche allora ero un gingillino) come se fossi pesato mezzo chilo e depositare pochi secondi dopo, molti metri più in là dal punto nel quale stavo per fare una grossa cazzata. Eri stato il mio robustissimo angelo custode. Subito dopo cercando di calmarmi mi dicesti una cosa che mi parve agghiacciante: "E' inutile che t'incazzi, tanto i problemi della sinistra, le divisioni, quest'egoismo finirà solo quando saranno tutti morti". Ti riferivi Marcello ad una generazione politica che aveva preceduto la tua ed ancor di più la mia; allora non lo accettavo ma avevi ragione, non solo, sarebbe andata pure peggio di come prevedevi; "quelli" ormai sono spariti o quasi, ma te ne sei andato anche tu e siamo a sempre là, con il popolo della sinistra sparpagliato in settarie, spesso personalistiche parrocchie, senza un progetto comune, senza spina dorsale, con l'orgoglio neanche più di paese ma di cantonata a sostanziare "epocali" fratture. Ho perso l'occasione di dirtelo


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