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A Sciambere del brodo di dado

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 05 agosto 2008

Gentili lettori, consentiteci una volta tanto di indulgere in un atteggiamento che di solito siamo usi stigmatizzare: quello del campanilismo, e permetteteci di prenderla un po’ larga. Orbene, stavamo nella nostra lontanissima terza decina d’anni della vita in Italia, cioè in continente, e per particolari vicissitudini avevamo trascorso alcuni giorni lontani dal mare. Era estate ed una mattina entrammo in crisi di astinenza, dovevamo trovare quanto prima un po’ di mare per fare il bagno. Guardammo la cartina ed individuammo in una piuttosto nota località balneare adriatica il nostro obiettivo e pieni di eccitazione ci ponemmo alla guida. Due ore dopo eravamo su un grande ordinato arenile con su la mutanda balneare d’ordinanza ed abituati com’eravamo a tuffarci in mare alle Ghiaie (con tre passi di rincorsa sulla spiaggia ed uno in mare), entrammo gioiosamente correndo in acqua attendendo di essere in un punto che ci consentisse l’usuale tuffo; ma venticinque passi dopo rallentammo: avevano l’acqua ancora di poco sopra le caviglie, continuando così saremmo giunti al tuffo morti, e vedendo quanto erano distanti quelli che avevano i ginocchi appena immersi, questo pensammo in stretto ferajese : “Budello cane, ocqui pe’ arriva’ a bagnassi le palle bisogna allargassi finacché ‘un si scopre la Dalmazia!” Ma dopo una breve marcia forzata raggiungemmo un punto dove si sarebbe potuto battere il crawl senza il pericolo di zappare il fondale con le mani e finalmente ci tuffammo, come al solito tenendo gli occhi aperti, e là facemmo una stupefacente scoperta. Quando nuotavamo nel mare patrio quello che vedevamo erano delle indistinte sagome nel blu, in quel luogo vedevamo delle indistinte sagome nel color brodo-di-dado . Un po’ schifati anzichennò, dopo aver risolto che quello era un conato di mare, con l'acqua limpida come quella della bòzzera delle galline, ce ne tornammo a riguadagnare l’asciutto con un altro pellegrinaggio. Sulla riva stava un antico bagnino al quale chiedemmo un po’ polemicamente se l’acqua fosse sempre così, ma quello la intese proprio alla rovescia e rispose tutto fiero: “Eh sì qua l’acqua è pulita!” C’è venuto in mente oggi con gli occhi sul display della fotocamera, guardando il mare che stava tra una “temporanea” chiazza e l’altra, e arrivando a pensare che quelli del golfo del brodo-di-dado, della baia di Knor, della rada di Liebig, alghe o non alghe, se lo sognano la notte un mare così.. (nella foto di Yuri, acqua di mare campese, un po' più a largo)


acqua di mare campese

acqua di mare campese