Una delle conquiste più importanti per L’Elba del dopoguerra è stata senz’altro la legge 169/75 sul riordino dei servizi marittimi postali e commerciali di carattere locale. La legge impegnava direttamente lo Stato, attraverso la Tirrenia come azionista di maggioranza di società regionali, aperte anche ai privati per il 49%, nell’assicurare i collegamenti con le isole, fino allora affidate solo a gloriose società private. Ma l’importanza della legge stava innanzitutto nell’art. 3 quando si afferma per principio che <<.. il numero delle linee marittime, la periodicità dei collegamenti ed il tipo di naviglio debbono essere adeguati a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini, nonché quelle dei servizi postali e commerciali, contribuendo a promuovere lo sviluppo socio-economico di ciascuna isola…>> . Con questa legge si riconosceva da parte dello Stato, un’istanza locale, fortemente auspicata dalle forze economiche sociali e dalle istituzioni, sull’importanza strategica dei collegamenti marittimi, per promuovere condizioni economiche e di vita migliori alle popolazioni di queste piccole isole. In questa battaglia c’era in nuce l’aspirazione dell’Elba, di trovare nelle proprie risorse umane, naturali e culturali, la base di un proprio sviluppo, fuori dall’assistenzialismo e dall’interventismo statale fino allora preminente. Se guardiamo la situazione odierna dobbiamo riconoscere, specie qui all’Elba la lungimiranza di quella scelta e la conferma attuale rispetto alla scelta di considerare fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico i collegamenti marittimi. La domanda che oggi ci poniamo è se dopo le scelte, un pò frettolose ed incomplete del governo, che accelerano una linea, ispirata dalla UE, di progressiva liberalizzazione dei servizi locali sarà confermato quell’ indirizzo della legge 169, sopra richiamato. In questi anni abbiamo avuto un forte sviluppo dell’economia turistica elbana e parallelamente dei collegamenti marittimi, sia per l’impegno della compagnia pubblica Toremar, che ha corrisposto pienamente agli obbiettivi ad essa affidati dalla legge, per il numero ed estensione delle linee, in tutte le isole dell’arcipelago, per la periodicità ed estensione delle corse e la politica tariffaria agevolata, per l’ammodernamento del naviglio e per i livelli occupazionali, ma anche per un altrettanto sviluppo della compagnia privata, Mobi lyne, anch’essa cresciuta praticamente e contestualmente in questo stesso periodo . All’Elba la Mobi Lyne ha concorso con significativi investimenti e con una forte capacità imprenditoriale in termini di servizi, collegamenti e strutture commerciali, ad integrare pienamente la domanda crescente di mobilità delle popolazioni elbane, anche nel periodo invernale, ed a soddisfare, con un servizio moderno ed efficiente, un flusso turistico enormemente accresciuto in questi anni. C’è da aggiungere che l’economia turistica elbana ha avuto senz’altro un impulso dal miglioramento dei collegamenti, ma ha saputo altrettanto fare da volano allo sviluppo ulteriore dei collegamenti marittimi di tipo turistico, creando un’offerta sempre più qualificata ed alimentando così la stessa domanda dei trasporti marittimi, rendendo questo settore altamente remunerativo, sia per il privato, sia per il pubblico ed appetibile ad altri possibili gestori. Non a caso i conti economici, sia della compagnia pubblica che privata, risultano con dei buoni utili. Adesso si andrà verso Il sistema di liberalizzazione dei trasporti locali, dove anche la compagnia pubblica dovrà operare in libera concorrenza e stare sul mercato con gestioni economicamente autosufficienti ed efficienti, senza alcun sostegno di ripiano indiscriminato di bilancio da parte dello Stato. Il possibile concorso dello Stato dovrà limitarsi al finanziamento di quelli che sono stati definiti “servizi minimi”, intendendo per questi, quei servizi ritenuti essenziali e necessari (linee di servizio in tutte le isole,sufficiente frequenza oraria, tariffe agevolate per merci e residenti) e che però economicamente non prevedono ricavi sufficienti a coprire i costi di gestione delle compagnie che avessero assunto questo servizio. E’ forse su questo termine, “servizi minimi”, che ha suscitato allarme all’Elba, che dovremo porre attenzione, come giustamente ha richiamato il mio amico Fratini sul Corriere Elbano. Perché se prima lo Stato si preoccupava di promuovere con il collegamenti lo sviluppo socio economico e la mobilità delle popolazioni isolane, ora si parla genericamente ed in modo minimale ed insufficiente di “servizi minimi” senza specificare cosa concretamente s’intenda. C’è senza dubbio l’opzione valida, non certo ideologica, che un regime di libera concorrenza alimenti virtuosamente una competizione positiva tra le future compagnie,senza vantaggi per quelle pubbliche, rivolta a soddisfare al meglio la domanda di collegamenti marittimi specie quella di tipo turistica, con tariffe e servizi adeguati, ma che dovrà essere integrata da un sostegno finanziario pubblico per quella domanda di mobilità locale, economica, commerciale, sociale delle popolazioni e attività residenti, in tutti i 365 giorni all’anno e in tutte le isole abitate e di destagionalizzazione del turismo. Ancora una volta le istituzioni locali, le forze sociali economiche e politiche elbane, dovranno, insieme riproporre un pacchetto di proposte di servizio “non minimo” di collegamento marittimo da sostenersi con finanziamento pubblico, che sia assegnato con gara a compagnia pubblica o privata, che non arretri dai livelli buoni raggiunti oggi dai servizi e che sia all’altezza delle aspettative di un moderno sistema dei collegamenti capace di assicurare competitività, sviluppo e crescita per l’Elba: il mantenimento di quell’indirizzo che ancora oggi riteniamo fondamentale della legge 169/75.
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