Intervengo, di nuovo, molto brevemente e sinteticamente sulla questione relativa alla destinazione dell’edificio delle Galeazze. La destinazione di un immobile simile, nel contesto urbano va collocata all’interno delle funzioni che si vogliono attribuire in ambito urbanistico a questo e al centro storico nel suo complesso. Appare ovvio che tale progettazione vada affrontata attraverso una ricostruzione filologica delle emergenze architettoniche del centro, definendone le funzioni che hanno ricoperto nel passato, quelle attuali e quelle che è opportuno assegnargli per il futuro. Quanto ho proposto, in seguito alla indicazione apparsa sulla stampa di utilizzare l’immobile in questione, si inserisce in tale processo. Non credo che tale posizione possa, con estrema facilità, essere bollata come qualunquista o presenti “la leggerezza e il pressappochismo dell’attuale classe politica”. Non era mia intenzione emanare un editto o un proclama sulle Galeazze; quanto ho scritto rappresenta una indicazione possibile sull’utilizzo di un immobile particolarmente rappresentativo della storia urbana della nostra città. Il concorso di idee non è un tormentone, rimedio alla “mancanza genetica di idee di chi governa”, questo può e deve rappresentare quella progettazione partecipata con la quale definire la corretta funzione della struttura nell’ambito della città; definito questo poi sarà compito della pubblica amministrazione decidere definitivamente. Nel caso questa Amministrazione sia già in possesso di tali elementi, ed abbia già adottato degli indirizzi, tanto meglio: un motivo in più per attuare le scelte condivise a livello politico. Per chiarire credo che le ipotesi di utilizzo dell’immobile presentate finora siano tutte percorribili: la destinazione a struttura museale, quella che prevede un utlizzo artigianale-commerciale (l’incubatore di imprese) e anche quella a parcheggio. Quest’ultima non mi entusiasma particolarmente, ma inserita con una precisa regolamentazione della sosta e rinnovata fruizione del centro storico, potrebbe essere oggetto di confronto e di approfondimento. A vantaggio dell’ipotesi di utilizzo commerciale-artigianale, è necessario aggiungere una nota in più relativa al tessuto commerciale e alle dinamiche che attualmente si stanno sviluppando intorno alla rete distributiva. Nel nostro paese e ovunque, la grande distribuzione con ipermercati e supermercati ha comportato una semplificazione e un appiattimento delle offerte e dei prodotti, i mercati e i piccoli negozi stanno soffrendo e segnano il passo rispetto ad un fenomeno distributivo, in un primo momento, forse, vantaggioso per l’utenza, ma sicuramente pericoloso per l’intero tessuto economico. Oggi si notano inversioni di tendenza, i piccoli mercati stanno recuperando puntando sulla qualità e sui prezzi e l’intero processo di “recupero” potrebbe adeguatamente inserirsi in una delle ipotesi di cui sopra. Non credo che Portoferraio sia una città in agonia, è una città con molti problemi e molte situazioni critiche che attendono, da anni di essere affrontate e risolte, è una città, come tutto il resto del nostro paese che si sta confrontando con una congiuntura economica difficile, in cui il settore trainante turistico, da anni e gradualmente sta segnando il passo, è una città che ha di fronte delle partite importanti da giocare il cui risultato dipendere ovviamente dalle scelte che la classe politica presente e futura saprà fare. L’esperienza di questa amministrazione sta avviandosi al termine, sarà poi anche tempo di bilanci; alcuni passi avanti sono, credo, stati fatti, dalle scelte che riguardano il cuore della città che è il suo porto, alle azioni sul recupero del patrimonio architettonico e ai lavori pubblici e si è iniziato anche, ogni anno a parlare di mobilità sostenibile e alternativa all’auto, anche con quattro biciclettine e certe volte ce ne vuole solo una per tirare una carretta.
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