Federparchi denuncia l'emergenza provocata dalla conversione del decreto 112 L'agonia delle Aree Marine protette si fa sempre piu' profonda. La conversione del decreto legge 112 "Sullo sviluppo economico" (sic) introduce infatti una nuova e pesantissima limitazione alla loro possibilita' di operare, vietando il rinnovo dei contratti dirigenziali e il mantenimento in servizio, per piu' di tre anni, di lavoratori con contratti di tipo flessibile. Contratti precari, e' da sottolineare, a cui le Aree Marine sono state costrette negli anni per il divieto ad assumere stabilmente il personale. Tutti gli operatori impegnati fino ad oggi – a cominciare dai Direttori in carica - dovranno dunque essere licenziati e le Aree Marine dovranno rinunciare all'esperienza accumulata in anni di lavoro, mettendo irrimediabilmente a rischio la sopravvivenza dell'intero sistema. Dopo la decurtazione del 50% - operata dal precedente governo – di risorse gia' del tutto insufficienti, in quanto destinate ad un numero di Aree che e' nel frattempo raddoppiato, questa ulteriore dimostrazione di disinteresse, da parte del Parlamento, per un settore strategico della tutela dei nostri ambienti marini, riduce al lumicino le speranze di sostenere una attivita' che aveva posto l'Italia all'avanguardia, con oltre un quarto di tutte le riserve marine del Mediterraneo. Con buona pace per gli impegni internazionali, le convenzioni sulla tutela della biodiversita' e le promesse di salvaguardia del sistema complessivo delle aree protette. La Federparchi, nel denunciare questa gravissima situazione, spera ancora in un ripensamento e fa appello al governo, alle forze politiche, ai parlamentari perche' intervengano a scongiurare un danno che potrebbe poi essere riparato solo tra molti anni. In assenza di immediate e concrete risposte saranno inevitabili azioni di mobilitazione e di ferma protesta.
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