Egregio Sergio Rossi Spero non me ne voglia se, dopo aver letto due-tre giorni or sono un suo “a sciambere” che pareva ispirato ai principi di “Civiltà Elbana, l’ho inclusa senza preavviso tra coloro che per il bene dell’Elba sarebbe bene aderissero all’associazione. Nel caso Suo per offrire un prezioso contributo di interprete e memoria della cultura elbana; ancora l’altra sera ho deliziato doppiamente una tavolata di ospiti “continentali” di varia provenienza grazie a “Zuppe e Stornelli”: ho cucinato il cacciucco all’elbana secondo la ricetta dell’amico e coautore con Lei del libro, lo chef Alvaro Claudi – Alvaro, un successone ! – e poi ho letto le strofe delle poetiche canzoni della “festa del corollo” di Seccheto. La memoria di bimbo rammentava le sveglie notturne per i cori degli amici secchetai sotto alle finestre ma solo grazie al libro ho potuto rinvenirle. Tradizioni letterarie che andrebbero insegnate nelle scuole elbane per non cadere nell’oblìo. Tornando a noi, mi sono permesso di citarLa-invitaLa in Civiltà Elbana perché non è un partito politico, altrimenti mi sarei astenuto: Lei è uomo di principi rispettabilissimi ma politicamente è un po’ troppo fazioso a detta di molti; non se ne abbia. La cultura invece è universale e trascendente: viaggia al di sopra della politica. Ma se portata avanti con progetti redatti dai migliori esponenti locali, la influenza decisamente. Avrà notato la pochezza sotto questo profilo dell’attuale classe dirigente politica, che non aspetta che di adottare progetti “riconosciuti” validi per dare un senso alla propria presenza. La valorizzazione della cultura locale comune a tutti, di destra e sinistra, è invece uno di quei “ponti” che consentono di unire persone altrimenti assai diverse e per questo in perenne contrasto. Basta sterili polemiche, divisioni e steccati, oggi ridicoli. Riuniamo invece i migliori entusiasmi e “cervelli” per progettare il futuro dell’Elba, il nostro futuro. Spero converrà, per un tale obbiettivo, che valga la pena di sforzarci tutti per riuscirvi. A costo di bere qualche topino seduti accanto a persone politicamente “avverse”. In Civiltà Italiana l’importante è che siano valide. Ci faccia sapere, anche per il topino. Cordialmente Suo, Stefano Martinenghi Caro Martinenghi Mi perdonerà se, pur dopo averla ringraziata per la considerazione e le belle parole, declinerò il suo invito per una serie di incompatibilità ed inopportunità che le vado succintamente ad elencare: Non entrerò in civiltà elbana, né in civiltà italiana, né in civiltà europea per una ragione fondamentale: mi vanno strette. Potrei essere al massimo essere tentato da una Civiltà Mediterranea, sentendomi molto più fratello dei corsi, dei sardi, dei maiorchini, dei marsigliesi, dei siciliani, dei greci e dei tunisini di quanto non mi senta cugino dei bergamaschi e dei bavaresi. Ma sarebbe solo un momento di debolezza perché mi ricorderei di identificarmi più precisamente nei versi cantati: "Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà, ed un pensiero ribelle in cor ci sta". E poi che se ne fa Martinenghi di uno con un caratteraccio come il mio, un comunista non pentito, uno che che dice (e perfino scrive) parolacce? Lei ha bisogno di VIP non di NIP come me: non sono massone (ahimè non colsi l'invito a 18 anni), non sono del Rotary e neppure dei Lions e comunque in proposito mi scapperebbe di citare Marx (Groucho non Karl) "non accetterei mai di iscrivermi ad un club che accetta uno come me tra i suoi soci", e poi è vero che ho scritto forse 20.000 articoli, dei quali parecchi per testate nazionali, ma neppure uno è apparso sullo "Scoglio"! Si figuri che pur avendo letto qualche libro, ed averne scritto qualche altro in lingua italiana, neppure della Giuria Popolare del Brignetti faccio parte! Dia retta a Pasqualino la vera cultura elbana è altra cosa, quello di cui ci siamo occupati io, Alvaro, Patrizia sono dozzinali cosucce buone appunto per la costituzione di un menù e per alimentare lo scollacciato parlare di una ribotta. Come direbbe Bob alle cose da tetuali ci pensino i tetuali! Mi capirà quindi se resto a cuocere nel mio modesto brodo .. cordialmente
slow food alvaro claudi