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Controcopertina - Parchi: Tagli e Reazioni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 22 luglio 2008

Mario Tozzi: Il valore dei Parchi (articolo pubblicato da La Stampa) Tirano venti di guerra sui parchi naturali e sulle aree protette d’Italia, dai tagli previsti dal DL 112/2008 (in particolare l’articolo 74) alle dichiarazioni di diverse personalità politiche e istituzionali favorevoli a ridimensionamenti e, addirittura, cancellazioni. Come se i parchi fossero enti elefantiaci e burocratizzati che inghiottono denari pubblici senza portare in cambio alcunché, e come se i fondi attualmente a disposizione fossero tanto ingenti da giustificare uno sfrondamento. Questa immagine è lontana dalla realtà. I 23 parchi nazionali italiani (istituiti con un’ottima legge, la 394 del 1991) ottengono risultati miracolosi e sono un esempio di buon funzionamento della pubblica amministrazione, pur avendo budget inferiori a quelli del servizio giardini di una qualsiasi grande città italiana, personale sottodimensionato e sottopagato (un presidente di parco nazionale percepisce circa 1500 euro netti al mese, un direttore poco più di 3000), scarse possibilità di controllo reale del territorio e, spesso, strutture e mezzi non adeguati. Nonostante questa situazione, che richiederebbe, semmai, un aumento delle loro competenze, i parchi favoriscono uno sviluppo economico importante a livello locale e nazionale, non fosse altro per la certificazione di qualità che danno alle aree su cui insistono, qualità che è il primo elemento di attrazione per chi viene a fare turismo in Italia. Il 33% dei comuni italiani ha il proprio territorio ricompreso in un parco, percentuale che sale al 68% se si considerano i comuni sotto i 5000 abitanti (la maggioranza in Italia): è proprio qui che nasce il connubio fra produzione di alta qualità locale e protezione della natura che è un’altra carta vincente dei territori tutelati. Trenta milioni di visitatori annuali con un giro di affari stimato fra 1 e 2 miliardi di euro, altro che carrozzoni inutili e spreco di risorse. Spesso si tratta di veri e propri modelli di efficienza e motori di sviluppo, ma --sempre-- i parchi nazionali conservano un patrimonio inestimabile della nazione, quello della ricchezza e diversità della vita, con tutti i servizi gratuiti cui nemmeno facciamo caso, dall’acqua all'aria, al cibo o alla protezione da eventi catastrofici: se c’è, per esempio, un argine alla desertificazione nel sud d’Italia, questo lo si deve alle riserve naturali che conservano foresta e zone umide. Un parco migliora la qualità delle esistenze degli uomini e, spesso, reca il valore aggiunto di uno sviluppo economico qualitativo e basato su pratiche eco-sostenibili. Da questo punto di vista l'Italia è custode di una straordinaria varietà di specie animali e vegetali: oltre 57.000 specie animali, più di un terzo dell'intera fauna europea, e 9.000 specie di piante, muschi e licheni, ovvero la metà delle specie vegetali del continente, sono tutelate e conservate soprattutto grazie ai parchi. Tra queste 5.000 sono gli endemismi che rendono unico il nostro ambiente. Negli ultimi tempi i parchi hanno subito un’impressionante serie di attacchi che vanno dall’uccisione di specie protette, alla speculazione edilizia, agli incendi, alla caccia di frodo o al semplice vandalismo, con l’obiettivo non dichiarato di tornare all’assalto sistematico del patrimonio naturalistico della nazione. Si tratta di un danno irrimediabile, almeno quanto la distruzione di altri pezzi del patrimonio culturale del Paese. E si tratta anche di una perdita economica: attorno a specie simbolo come orsi e lupi è nata e fiorita l’economia di intere regioni, che ha portato a livelli di ricchezza impensabili aree in precedenza marginali. Purtroppo in tempi di crisi economica la conservazione della natura ci rimette sempre, nell’ottica incredibilmente miope di considerarla qualcosa di separato da noi: i parchi sono i gioielli di famiglia, almeno quanto lo sono i monumenti e i capolavori di un Paese che un tempo era chiamato il giardino d’Europa. Se portano sviluppo economico va benissimo e tutti gli uomini e le donne che vi lavorano concorrono a questo scopo. Ma se non lo portano vanno mantenuti e finanziati ugualmente, perché qui non sono in discussione solo i prezzi, ma anche i valori, per la difesa dei quali i parchi sono gli ultimi baluardi. Mario Tozzi Mazzantini: Il parco dei ticket e delle fondazioni della Prestigiacomo Il Ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, intervenendo il 19 luglio ad un seminario di Symbola, subito dopo aver definito gli enti parco nazionali "poltronifici", ha detto: «Dobbiamo ripensare alla gestione di queste aree. Non dico privatizzare i parchi: la proprietà deve essere pubblica, il controllo deve restare pubblico, ma si può discutere della gestione privata, ad esempio per fare la vigilanza, poichè gli enti riescono a stento a pagare gli emolumenti. Pensiamoci: si possono trasformare i parchi in fondazioni, in modo anche da dare alla popolazione una maggiore possibilità di fruire le aree protette, dove troppo spesso si fa solo salvaguardia. Su questo farò una proposta di legge. Altra questione riguarda il fatto che a volte si entra in un parco senza accorgersene nemmeno: per questo io credo che ci voglia un biglietto d´ingresso, come negli Stati Uniti: una piccola cifra (per esempio 5 euro), che contribuisca all´obiettivo per i parchi di rendersi autosufficienti». Poi ha aggiunto infastidita che «con tutti questi enti si rischia, come ministero, di doverci trovare a litigare con gli enti locali o di inviare commissari». Quindi il ministro cancella con un colpo di spugna tutta la politica sui parchi di questi ultimi anni e fa balenare come cosa buona e giusta quel parco "turistico", chiuso e a pagamento che il centro-destra ha agitato all'Elba e nell'Arcipelago come uno spauracchio per molti anni. E' evidente che il ministro Prestigiacomo non conosce la situazione di parchi e/o ne è stata male informata, a cominciare dal fatto che nei parchi "poltronificio" gli unici scranni retribuiti sono quelli del Presidente e del vicepresidente e gli altri 11 Consiglieri del Direttivo non prendono un euro, ma quel che di più grave traspare dalle parole dell'esponente del governo è che pensa che i parchi siano luoghi dove attualmente non si può accedere e vivere liberamente, una specie di enorme riserva integrale, per questo, crede di ovviare con una tassa, che all'Elba, al Giglio e Capraia, per esempio, si tradurrebbe probabilmente in un ticket da 5 euro da mettere sul biglietto dei traghetti. Ma proviamo a mettere virtualmente in atto la ricetta proposta dalla Prestigiacomo sul territorio del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. 1) La Fondazione, evidentemente pensata sotto il controllo centrale "pubblico" del ministero, sostituirebbe il Direttivo del Parco e soprattutto la "fastidiosa" Comunità del Parco, l'organo "politico" nel quale sono rappresentati i Comuni, la Comunità Montana, le Province e la Regione (e che elegge 5 rappresentanti nel Direttivo e il vicepresidente) 2) Nei Parchi "fortunati" come quello dell'Arcipelago Toscano che sono riusciti ad approvare il Piano del Parco prima dell'arrivo del nuovo ministro, le fondazioni dovrebbero gestire questo strumento sovraordinato di pianificazione ambientale ed urbanistica e discuterne (non si capisce con quali strumenti tecnici) le scelte con i comuni; negli altri Parchi le Fondazioni il Piano dovrebbero addirittura farlo, accompagnandolo con il Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale che oggi fa la Comunità del Parco. Sarebbe quindi un Ente privato, e non lo Stato attraverso l'Ente Parco, a dire (non si capisce bene attraverso quali meccanismi paritari di confronto) alle amministrazioni comunali, cosa si può o non si può fare in buona parte del loro territorio e le Fondazioni dovrebbero anche occuparsi di salvaguardia della biodiversità e di sviluppo sostenibile. Ci chiediamo se alla stessa Fondazione, libera dai fastidiosi impacci dei rapporti con i Comuni, spetterebbero anche i nulla-osta e le deroghe, che pensiamo si autoconcederebbe più che generosamente per realizzare i propri fini economici. 3) Nell'Arcipelago Toscano sarebbero quindi interamente gestiti da una fondazione di fatto privata le isole di Gorgona, Montecristo, Pianosa e Giannutri, una quarantina di isolotti, il 53% dell'Elba , il 70% di Capraia e il 40% del Giglio e 60.000 ettari di mare protetto nel bel mezzo del Santuario internazionale Pelagos dei mammiferi marini, istituito grazie ad un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco . Che poi non si comprenda come una Fondazione possa gestire, normare e sorvegliare (e con quali rapporti "gerarchici" con le forze dell'ordine interessate) frazionatissime proprietà private di altri, il demanio forestale regionale e quello statale marittimo e terrestre, Zone di protezione speciale e Siti di interesse comunitario che lo stesso ministero dell'Ambiente ha istituito su tutte le isole in accordo con l'Unione Europea e Important Bird Areas che lo Stato italiano ha concordato nell'ambito di Natura 2000, per la Prestigiacomo non sembrano nemmeno dettagli da prendere in considerazione, tanto le Fondazioni" dovrebbero dotarsi di vigilantes privati. 4) Per quanto riguarda il biglietto di ingresso (sacrosanto per luoghi come Pianosa) è evidente che il Ministro dell'ambiente pensa che i Parchi siano aree esclusivamente selvagge (in questo senso è illuminante il suo paragone con gli Stati Uniti e le loro grandi aree protette praticamente disabitate). Ma mettiamo il caso che un turista venga all'Elba, che ha quasi tutti i centri abitati fuori dal Parco (esclusi Marciana e Poggio), che farà dovrà pagare il biglietto per andare a Monte Perone a fare il pic-nic o ci sarà un vigilantes della fondazione ad ogni curva del complicato perimetro del parco per far pagare il ticket? Oppure il biglietto di ingresso si pagherà a Piombino e toccherà anche a chi del Parco non gliene frega niente e va solo in spiaggia e in discoteca? Anche per andare a Poggio e Marciana bisognerà pagare il ticket? L'estemporanea e mal ponderata proposta del ministro Prestigiacomo sembra l'avveramento dei peggiori incubi sul parco che il centro-destra elbano e dell'Arcipelago sbandierava e volantinava solo una dozzina di anni fa: ticket di ingresso, eliminazione dei comuni da gestione e controllo, governo centralizzato dell'Area protetta attraverso una "Fondazione", "esproprio" dei terreni privati, vincoli gestiti dall'esterno… il problema è che a proporre dopo 12 anni queste cose, per volerle realizzare davvero, è un esponente del governo di centro-destra. Sarebbe bene che da quella parte politica (e non solo quella) venisse una parola contro quello che credevano di combattere anni fa e che oggi rischia di diventare realtà. Come crediamo che soprattutto da parte delle associazioni di categoria ed imprenditoriali elbane sia necessaria una parola di saggezza per far capire al ministro Prestigiacomo che la strada dei ticket generalizzati a beneficio di fondazioni, della privatizzazione dell'ambiente e dell'esclusione delle istituzioni e delle comunità locali dalla gestione del Parco non è la strada dello sviluppo sostenibile delle nostre isole. Umberto Mazzantini - Responsabile Isole Minori di Legambiente Federparchi: Lo Stato non può deresponsabilizzarsi" "Le difficolta' dei parchi italiani derivano innanzitutto da mancanza di indirizzi generali, di strategie territoriali complessive, di obiettivi certi stabiliti unitariamente. In assenza di questi elementi essenziali, discutere del funzionamento dei parchi significa evitare il problema vero, che e' quello del riconoscimento del loro ruolo nella realizzazione di programmi di sviluppo basati prioritariamente sulla conservazione delle straordinarie risorse naturali che si trovano sui territori protetti." Cosi' Matteo Fusilli, presidente di Federparchi, dopo l'intervento del Ministro Prestigiacomo a Bevagna. "Il tema del funzionamento degli Enti parco," continua Fusilli, "che pure esiste e deve indurre a semplificare, riordinare e svincolare quanto piu' possibile le gestioni dagli schieramenti politici, è un tema reale, ma viene dopo scelte generali che nessuna forza politica e nessun governo pu' evitare ancora. La 'rivisitazione totale' annunciata dal Ministro potrebbe essere il passaggio tanto atteso e a lungo rivendicato dal mondo dei parchi, se non si accompagnasse ai tagli pesanti inferti dal decreto legge 112 alle capacita' di funzionamento dei Parchi stessi e se non fosse incentrato su di un aspetto - quello dell'ipotesi di trasferimento della gestione a fondazioni private – che, al di la' delle intricatissime questioni giuridiche che solleva, sembra segnalare la volonta' di sgravare il pubblico di una responsabilita' che invece gli spetta sempre e comunque, perche' riguarda la pianificazione del territorio e la tutela di beni inalienabili come le acque, le foreste, le coste, la flora e la fauna selvatiche." Per Federparchi l'auspicio e' che si sappia guardare ai parchi come ad una assicurazione sul nostro futuro ambientale e non come a una tassa (di miseri cinquanta milioni di euro all'anno) da pagare per dirsi ambientalisti. "Le aspettative delle comunita' locali, rappresentate dai duemila Comuni e dalle ottanta province che hanno territorio protetto," conclude Fusilli, "riguardano una rinnovata capacita' dello strumento 'Parco' di coinvolgere i poteri pubblici e i portatori di interesse nelle scelte, non certo quello di esserne allontanate o escluse." La Federparchi ha sottoposto a tutti i candidati, in campagna elettorale, le proprie elaborazioni sull'intera materia. Le ha rinnovate al Ministro Prestigiacomo al suo insediamento, manifestando tutta la disponibilita' a collaborare per porre mano ad un rilancio del sistema delle aree protette anche alla luce delle decisioni maturate in sede internazionale, dove l'esperienza italiana e' fortemente apprezzata, proprio perche' ha anticipato orientamenti che stanno diventando universali, come quello dell'autonomia degli Enti parco, della partecipazione alla gestione da parte dei cittadini e delle loro rappresentanze, della tutela operata attraverso la valorizzazione delle identita' e delle culture locali.-- Ufficio Stampa Federparchi D'Angelis: Giù le mani dai nostri parchi Le aree protette toscane non si privatizzano “Dalla gaffe di Tremonti, che un mese fa arrivò ad annullare tutti i nostri Parchi, siamo passati ora all’assurda proposta di privatizzazione avanzata dal ministro Prestigiacomo, provocazioni che dimostrano la profonda ignoranza del Governo Berlusconi in materia di ambiente e di biodiversità. Il ministro che parla di sprechi nei Parchi sbaglia indirizzo: nei parchi i Presidenti guadagnano cifre simboliche e i budget sono ridicoli. La verità è che con i tagli del Governo rischiano le nostre politiche di tutela”. Così replica alla proposta del ministro Stefania Prestigiacomo il presidente della commissione Ambiente e Territorio del Consiglio Regionale Erasmo D’Angelis (Pd). “I nostri Parchi – spiega D’Angelis - vanno valorizzati con la creazione di un Marchio per le produzioni tipiche e con una forte promozione che ne rilanci il ruolo e le attività in particolare nel settore del turismo naturalistico, ormai strategico per molti grandi tour operator internazionali. L’offerta complessiva della Toscana è importante: tre parchi nazionali, tre parchi regionali, tre provinciali, 31 riserve dello Stato, 42 riserve provinciali, più 52 aree naturali protette di interesse locale, oasi Wwf e Lipu, centri e rifugi come l’oasi di Galceti per una superficie complessiva di 225 mila ettari, il 12 per cento del territorio regionale. La Toscana è la regione dei parchi più belli d’Europa e questa ricchezza deve diventare valore aggiunto per l’economia dell’intera Regione”. “Stiamo predisponendo – aggiunge il presidente della Commissione Ambiente e Territorio - una nuova legge regionale per le aree protette che ci permetterà di migliorare le sinergie tra Parchi e territorio e di affrontare le emergenze come il clima, l’inquinamento, gli insetti killer per ridurre i danni e tutelare la biodiversità: è su questo che si devono misurare anche le politiche nazionali. Purtroppo – conclude D’Angelis - questo Governo non perde occasione per confermare la mancanza di politiche ambientali e i tagli indiscriminati ad un sistema ambientale protetto, che in Toscana presenta un indotto di diversi milioni di visitatori l’anno”. F.D.C. WWF: mantenere i tre capisaldi principali In attesa di analizzare nel dettaglio i piani del ministro Prestigiacomo, il WWF ricorda che qualunque riforma dovrà mantenere alcune regole fondamentali che non sminuiscano il ruolo dei parchi stessi. Il primo punto è che la funzione principale delle aree protette deve continuare ad essere la difesa della biodiversità. Il secondo: il mantenimento dell'equilibrio tra enti e popolazioni locali, Stato, comunità scientifica e associazioni ambientaliste nella gestione dei parchi. Il terzo punto fondamentale è, per il WWF, quello di non stravolgere la legge quadro sui parchi, un'ottima legge che ha richiesto 30 anni di ampio dibattito e che è riuscita a trovare un equilibrio tra le diverse esigenze di gestione di un'area protetta. L'equilibrio tra enti e popolazioni locali, Stato, comunità scientifica e associazioni ambientaliste nella gestione dei parchi. Il WWF Italia ha circa 40 anni di esperienza nella gestione di aree protette, anche regionali e nazionali. Per questo mette a disposizione del ministro Prestigiacomo la sua esperienza per un confronto sulla gestione efficiente delle aree protette. WWF Italia Legambiente: "E' l'ambientalismo del disfare" "E' l'ambientalismo del disfare che porterà a smontare le politiche ambientali fatte in questi anni". E' molto preoccupato il commento del vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri sul pesante taglio operato con il decreto 112 al bilancio del Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, al vaglio in queste ore. "Quasi 250 milioni di euro, a tanto ammontano le risorse sottratte all'ambiente – sottolinea Venneri - che porteranno ad un evidente arretramento di tutte le politiche ambientali, che proprio in questo momento rappresentano invece una priorità assoluta e anche un'opportunità economica sulla quale stanno puntando tutti i paesi non solo in Europa per rendere l'industria più moderna, pulita e competitiva. Tra l'altro nessun altro dicastero ha conosciuto un simile decurtamento che, moltiplicato per i tre anni della manovra di Tremonti lieviterà fino a 750 milioni, un vero record al negativo. Dal 2009 poi – prosegue Venneri - gli accordi di Kyoto saranno effettivi e questo significa che la riduzione delle nostre emissioni non potrà essere più un buon proposito. Serve una riconversione energetica del Paese che punti ad una maggiore efficienza e al decollo delle rinnovabili ma anche a potenziare la lotta all'illegalità ambientale, contro tutte le ecomafie e ancora soluzioni alla mobilità delle nostre città assediate dallo smog. Ma senza sufficienti risorse rimarranno progetti nel cassetto". Ma a preoccupare Legambiente è in particolare la pesante ricaduta che un taglio simile avrà su tutto il sistema delle Aree protette, che nel corso degli anni ha dimostrato sempre di più di essere capace non solo di conservare la natura e la cultura di cui certi territori sono particolarmente ricchi, ma anche di promuovere lo sviluppo. Un sistema tutto italiano di parchi e di aree protette che altri Paesi europei e non, compresi gli Stati Uniti, apprezzano e studiano e che rischia così di scomparire. "Possiamo stimare che con questa manovra le aree protette subiranno tagli per il 70% rispetto alla scorso anno – continua Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente - e se a questo si aggiunge l'ulteriore sforbiciata del 10% al personale degli organi degli enti locali non economici prevista dal Ministro Brunetta, sarà il colpo di grazia al mondo delle aree protette che rappresentano uno degli esempi migliori al mondo di gestione e tutela della biodiversità. Senza fondi però tutti gli sforzi compiuti in questi anni saranno vanificati e, ancor più grave, si condanneranno allo spopolamento e alla marginalità territori oggi fucine di innovazione, economie sostenibili e del migliore Made in Itay". L'ufficio stampa Legambiente Martinenghi: Ha ragione il ministro Prestigiacomo Colpiscono il tono ed il contenuto del monito del Presidente del Parco Tozzi al Ministro dell'Ambiente - "Prestigiacomo, giu' le mani dai Parchi" - pubblicato da La Stampa, Tele Elba, Elbareport. In replica all'annuncio del Ministro Prestigiacomo di voler dare in gestione i Parchi a Fondazioni miste pubblico-private dirette da dirigenti del posto; per ovviare ai guasti causati alle economie locali da direzioni di nomina politica estranee ed ignare delle problematiche locali.. Detta cosi' pare una soluzione democratica di buonsenso che non puo' scandalizzare. La conduzione di una "macchine ambientale" delicatissima qual'e' un parco, l'esperienza ha ormai insegnato, non puo' essere lasciata nelle mani di persone per quanto tecnicamente competenti, avulse dal contesto socio-economico locale. In tal senso, alla luce dell'esperienza elbana, lasciano perplessi frasi come quelle scritte dal Presidente del Parco Tozzi nel perorare la propria causa: "Come se i Parchi fossero enti elefantiaci e burocratizzati che inghiottono denari pubblici senza portare in cambio alcunche'..........i Parchi.........ottengono risultati miracolosi e sono un esempio di buon funzionamento della pubblica amministrazione........ favoriscono uno sviluppo economico importante a livello locale..........se si considerano i Comuni sotto ai 5.000 abitanti (come all'Elba) e' proprio qui che nasce il connubio fra produzione di alta qualita' locale e protezione della natura..........spesso si tratta di veri e propri modelli di efficienza e sviluppo." Non ci permettiamo alcun commento ma due sole domande: ha idea il Presidente Tozzi di cosa ne pensino gli elbani delle sue affermazioni? E che male c'e' a far gestire un Parco da una fondazione pubblico-privata con dirigenti locali? Riguardo la prima domanda pensiamo di no, per la seconda e' comprensibile che il Dott. Tozzi la pensi diversamente; meno lanci infondati allarmismi sulla difesa dei "valori" custoditi dai Parchi: l'ultimo baluardo. Nessuno vuole abolirli, i Parchi, tantomeno il Ministro Prestigiacomo che intende solo farli somigliare alla descrizione fornita dal Dott. Tozzi. Per riuscirci servono strumenti diversi da quelli che finora hanno fallito; perche' non le Fondazioni. A determinate condizioni funzionano molto bene. Stefano Martinenghi


castello volterraio  da vicino

castello volterraio da vicino

Pino Nave Mare

Pino Nave Mare

tramonto elba Procchio Capanne

tramonto elba Procchio Capanne

marcianella bosco

marcianella bosco

xantosigma corsica insetto

xantosigma corsica insetto

Bosco Tambone

Bosco Tambone

Enfola Ginestra

Enfola Ginestra