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A Sciambere incazzato

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 16 luglio 2008

Mentre la maggior parte degli italiani si difendeva dalla calura tuffandosi in acqua o semplicemente standosene in casa a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua, con grande sprezzo del ridicolo (loro) e del pericolo (altrui), gli sciamannati alle dipendenze del re dei bugiardi, confezionavano un pacco chiamato "pacchetto sicurezza" che non assicura un piffero se non l'ennesima impunità per lui medesimo, anzi per il coimputato avvocato che il patto con la opposizione di plastica ("rinuncio" a bloccare 120.000 processi basta che le prime quattro cariche dello stato, quindi io pure, siano improcessabili - bel patto) non aveva salvato. Gli italiani sarebbero più sicuri, secondo i vassalli di sua bassezza, vedendo introdotte norme razziste ed inefficaci, tagliando i fondi alle forze di polizia, togliendo loro strumenti di indagine, e soprattutto consentendo ai criminali di patteggiare a processo iniziato. Per comprendere la "ratio" del patteggiamento non occorre essere dei giuristi, in pratica è come dire: ti applico uno sconto di pena se dichiarandoti colpevole mi consenti di risparmiare tempo e soldi giungendo a sentenza inappellabile. Consentire il patteggiamento quando il processo è iniziato e magari vicino alla sentenza, quando i soldi ed il tempo si sono già persi, è solo e soltanto fare un favore ai criminali ai danni dello stato. Tutto questo incredibilmente e palesemente, con il solo Di Pietro a denunciarlo con le parole adeguate alla gravità della forzatura giuridica e costituzionale, per salvare il culo di un coimputato del massimo affossatore della magistratura, dello sfarinatore dello stato di diritto, del promotore di attricette dagli ascosi talenti ai sogli ministeriali, da questa malattia della democrazia italiana fatta uomo, che si dice perseguitato dalla magistratura. All'indomani di un risultato poco lusinghiero anzi disastroso per la sinistra italiana in parte sparpagliata, in parte rinunciataria e scoglionata, in parte presa in ostaggio col ricattino morale da una formazione politica risultata di una totale inefficacia imbelle (o di piccoli imbelli, fate voi), eravamo fortemente amareggiati. Oggi siamo incazzati, fortemente incazzati, pure con noi stessi, perché le cronache dell'ultimo giorno trascorso, oltre che parlarci delle bravate dei dipendenti del cavaliere, oltre a mostrarci le veline parlamentari che (come porti i capelli bella bionda?) astraendosi da ciò che si diceva in aula quando vedevano il punto rosso della telecamera si riavviavano (in questo paese delle apparenze del cazzo) il leggiadro crine, oltre che la vergogna di Montecitorio, ci hanno posto di fronte pure altro. In tutta la nostra vita ormai per decine di volte abbiamo votato impiegando sempre pochi secondi, entrando in gabina elettorale con le idee chiare. Solo una volta siamo rimasti chiusi tra le pareti metalliche di quel box per un tempo che ci parve infinito, combattuti tra "ragion di partito" e coscienza, tra "pacta servanda sunt" e istinto di fuga, per arrenderci ed alla fine metterla giù quella dannata croce su quel nome: Ottaviano del Turco.


papero incazzato

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