Doppio intervento della Guardia di Finanza a tutela dell’ecosistema marino e delle risorse ittiche. Sequestrato un ormeggio fisso abusivo realizzato in mare all’Enfola con denuncia alla Procura della Repubblica di Livorno per un responsabile. Scoperto e sequestrato ad ignoti un ingegnoso sistema di pesca non consentito per la cattura dei molluschi. Nel pieno della stagione balneare e diportistica, i finanzieri della Sezione Operativa Navale di Portoferraio, come ogni anno, intensificano l’attenzione allo svolgimento delle attività turistiche ricadenti sul demanio marittimo elbano e sugli specchi acquei prospicienti; questi ultimi interessati anche dall’illecita attività della pesca di frodo, che statisticamente in questo periodo raggiunge la sua massima espressione, sicuramente mossa dal forte incremento della domanda del mercato locale per la presenza dei turisti. La prima attività operativa è stata attuata dall’equipaggio della vedetta “V.2009”, integrato a bordo da un’aliquota di sommozzatori provenienti dalla Stazione Navale di Livorno, che in località Enfola ha individuato un punto di ormeggio abusivo, costituito da catenaria e cima di attracco per circa 70 metri, occultato in superficie da un piccolo segnale galleggiante, peraltro del tipo non regolamentare (bottiglia di plastica), ancorato con un piccolo filo in nylon a due sottostanti taniche in sospensione che mantenevano il peso dell’intera struttura. L’attività ispettiva subacquea ha portato i sommozzatori delle Fiamme Gialle a meno 40 metri, ove la catenaria era stabilmente ancorata ad un masso ed il suo movimento generato dalle correnti aveva nel tempo rovinato la posidonia e le altre specie endemiche del fondale, per un raggio di oltre venti metri. Tutto il materiale rinvenuto è stato attentamente rimosso, recuperato in superficie e quindi sottoposto a sequestro. La contestuale ed immediata attività info-investigativa attuata dalle Fiamme Gialle elbane della Sezione Operativa Navale ha consentito di risalire all’autore ed utilizzatore dell’ormeggio illegale, peraltro ricadente in prossimità della riserva marina protetta, rivelatosi essere un soggetto della Provincia di Roma, subito denunciato alla Procura della Repubblica livornese per diverse violazioni al Codice della Navigazione, tra cui quella dell’abusiva innovazione e modifica nell’ambito del demanio marittimo.
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