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A Sciambere a Muso Duro

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 12 luglio 2008

Lo stesso tribunale che in primo grado ha assolto tutti gli imputati del caso "Affari e Politica" ha condannato in primo grado il Capitano Salvatore Distefano ad una pesante pena detentiva per aver ceduto della sostanza stupefacente ad una informatrice. Per due volte ed in casi diversi in pochi giorni il tribunale ha assunto decisioni contrarie ai convincimenti che avevamo maturato sulla scorta delle notizie che avevamo, delle informazioni che avevamo raccolto, ma le opinioni di un giornalista (giustamente) non contano come non contano (giustamente) quelle di chi non è parte del giudizio. Le sentenze si accettano sia quando riflettono quello che pensiamo sia in caso contrario. Idem dicasi per l'operato della magistratura inquirente che è sbagliato osannare quando persegue chi non ci piace e offendere quando valuta i comportamenti di chi ci è amico, parente, datore di lavoro, sodale politico. Ugualmente se si è contro la carcerazione preventiva (e noi lo siamo da sempre, giudicandola una misura di una gravità tale, che solo in limitatissimi casi può essere applicata) non si può esserlo ad personam, la legge deve essere uguale per tutti. Avere poi un atteggiamento da "tifosi" nei confronti del lavoro della magistratura è comunque fuori luogo, qualunque sia l'esito in un'aula di tribunale si celebrano dei drammi umani, mai delle farse. Le sentenze inoltre sanciscono verita "giudiziarie" (ferma restando la possibilità, in ogni caso, dei tre gradi di giudizio) dalle quali è sbagliato e perfino scorretto far discendere delle verità storiche e soprattutto politiche. Facciamo un esempio estremo: per un numero sterminato di anni la criminalità organizzata ha spadroneggiato nel nostro paese, governato intere regioni senza che un solo politico organico alla mafia o alla camorra senza che un mafioso in giacca e cravatta fosse individuato e pagasse. Qualcuno se la sente di affermare che non c'erano allora dei mafiosi o collusi con la mafia tra i politici, i banchieri, gli industriali, i giornalisti, i liberi professionisti? Ma torniamo ai nostri più lievi casi: la sentenza del tribunale di Livorno ha sancito che non ci sono aspetti penalmente rilevanti nell'operato di amministratori, tecnici ed operatori economici che detennero il potere, anzi spadroneggiarono a Portoferraio in una determinata stagione. Ne prendiamo atto.Punto. Il tribunale di Livorno non ha affatto consegnato patenti di buon amministratore a nessuno e chi (essendo stato magari, beneficiato, cliente e/o partigiano di pessimi amministratori del recente passato o pessimo amministratore lui stesso) lo afferma, mente a sé stesso ed agli altri. Compie comunque un'opera di strumentalizzazione assai meschina. A muso duro quindi affermiamo che considereremmo l'intitolazione di vie e di strade al precedente sindaco di portoferraio un vulnus alla memoria di chi dal centro, destra e sinistra riuscì ad unire molto meglio di lui i portoferraiesi, a rappresentarli tutti, non a dividerli in modo così feroce. Essere non penalmente perseguibili non è un merito particolare, e non lo è neppure essere oggetto di valutazioni giudiziarie che a posteriori si rivelano errate. A muso duro difendiamo l'operato di una redazione che seguì quelle vicende con un estremo impegno, duro lavoro e sacrificio, raccogliendo pure insulti e larvate minacce, riportando eventi, fatti ed atti, ed esprimendo (distinte) opinioni, magari pure crudamente, ma applicando comunque il metro riservato prima e dopo a tutti: non fare sconti a nessuno. A muso duro, senza curarci del fatto che qualcuno oggi se ne sta opportunisticamente a bocca chiusa o a braghe calate di fronte all'onda emozionale, ribadiamo il giudizio espresso in quei tempi sulla macchina comunale portoferraiese, sull'operato degli ottavi e noni assessori e sulla loro invadente arroganza, sulle consulenze, sui valletti e sui trombettieri delle loro maestà, sugli sprechi (in parte peraltro già sanzionati da altre sentenze), sugli strumenti urbanistici "ripartoriti" già allora, con grande esborso di danaro (qualcuno farebbe bene a ricordarselo che l'azzeramento del lavoro per la stesura del Piano Strutturale della Giunta Peria non fu il primo), sugli indubbi vantaggi che alcune "classi imprenditoriali" ricavarono dal governare del centrodestra, sulle "richieste di edificazione di prima casa" in cui si trovavano decine di persone riconducibili per parentele o affinità agli amministratori allora in sella (fatto non illegale, ma inopportuno certamente) sui tuttaltro che tolleranti, democratici e rispettosi modi di porsi di chi si vuole santo subito. E a muso duro e a schiena dritta ci resteremo, chiunque stia al timone, qualsiasi vento tiri.


giustizia tarocchi

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