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A Sciambere: Vietato Parlare

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 10 luglio 2008

“Vietato parlare” è il titolo dell’ultimo libro di Anna Politkovskaja, giornalista russa, trovata morta nell’androne della sua casa moscovita, uccisa da quattro colpi di arma da fuoco. Nella nuova “dittatura di velluto” che si sta insinuando nel nostro paese, si usano strumenti più sofisticati ma altrettanto velenosi per tentare di tappare la bocca ai giornalisti, o di ridurre la loro capacità d’azione. Si usano le leggi, o i decreti legge, più maneggevoli e pratici. Così quella perniciosa abitudine di fare un uso smodato di democrazia, che si esercita anche tramite giornali, televisioni ed internet, sarà soffocata. Una brillante operazione contro il traffico lecito di informazione, diritto alla critica e di opposizione. Se passasse la legge, o il decreto, sull'informazione così come è stato impostato oggi dal governo Berlusconi, non solo non si potranno pubblicare i contenuti delle intercettazioni, ma neppure riassumerle nel contenuto, e non si potrà parlare di un’inchiesta in corso se non dal momento in cui inizierà l’udienza preliminare in tribunale. Facendo un esempio locale, riferendoci all’inchiesta che nel 2004 portò in carcere 6 persone (tra cui un sindaco, un assessore ed il capo dell’ufficio tecnico del Comune), poi tutti assolti come si è appreso in queste ore, i mezzi di informazione non avrebbero potuto scrivere nulla (nulla) fino ad alcuni mesi dopo. In una piccola città come Portoferraio, in una mattina di fine primavera, i cittadini si sarebbero svegliati e non avrebbero più trovato il sindaco, né l’assessore al traffico, né il capo dell’ufficio tecnico, ma nessun giornale avrebbe potuto spiegare la causa, perché secondo il nuovo decreto, così com’è stato finora concepito, si prevede che non si può dare notizia neppure di provvedimenti cautelari di restrizione della libertà. In quello stesso comune 12 giorni dopo ci sarebbero state le elezioni amministrative. I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere tra 3 liste, di cui una capitanata dal sindaco e l'assessore inspiegabilmente “desaparecidos”. Forse per chi adesso, giustamente, festeggia con lacrime e cannoli l' assoluzione, sarebbe stata quella la linea ortodossa di una informazione equilibrata, imparziale e libera. Per noi, invece, no. Talvolta, scrivendo, possiamo aver calcato la tastiera su alcuni aspetti, guidati da una sincera indignazione e preoccupazione, possiamo aver trattato le vicende giudiziarie in doppia veste, da giornalisti e cittadini emotivamente coinvolti, ma con in testa una rotta precisa: il dovere di informare, la missione disinteressata (in lettere: disinteressata) di raccontare cosa stesse succedendo. C’è quasi una formuletta matematica, per noi che odiamo i numeri, che può servire da riprova. Quali benefici personali abbiamo ottenuto da un supposto accanimento contro queste persone? Nessuno. Al limite molti insulti, qualche velata minaccia, qualche presunto amico che ci dava consigli di prudenza. Accettiamo con serenità le sentenze e le critiche, i bavagli no, mai. (fonte per l'interpretazione della bozza sulle intercettazioni e libertà di stampa: Marco Travaglio, Passaparola del 9 giugno)


Anna Politkovskaja

Anna Politkovskaja