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L'assoluzione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 09 luglio 2008

Quello che resta “ELBOPOLI NON C'E': TUTTI ASSOLTI CON FORMULA PIENA. PROSCIOLTI AGENO, NOCENTINI, REGANO, FRATTI, MALTINTI, DI PEDE E CIONI. Sono stati tutti assolti con formula piena gli imputati al processo penale passato alle cronache con il nome di politica e affari. Non c'è voto di scambio, né corruzione, né altri reati. “Il fatto non sussiste.” Lo ha sentenziato il tribunale di Livorno.” Dopo più di 4 anni, “il fatto non sussiste”. Il fatto non sussiste? Un po' tardi per dirlo. In mezzo ci sono state le elezioni del giugno 2004 con una preferenza quasi bulgara per l'attuale amministrazione (elezioni svolte a dieci giorni dagli arresti e vinte, se ben mi ricordo, con oltre il 70%) e diverse persone portate e lasciate alle Sughere, persone che hanno fatto fatica in questi quattro anni a girare per Portoferraio. E un morto, Giovanni Ageno, sindaco della precedente Amministrazione. Le diverse opinioni politiche, che legittimamente tutti hanno, sono evidentemente irrilevanti: non significa nulla essere di sinistra, di centro o di destra. Non possono esistere barriere ideologiche tali da offuscare una capacità di giudizio e una “dovuta” responsabilità morale e civile. Che deve precedere e sovrastare l'appartenenza politica. Ritengo che quello che è successo all'Elba sia una vergogna. Un Sindaco arrestato a dieci giorni dalle elezioni, significa influenzare pesantemente il risultato elettorale. E oggi, quattro anni dopo, “il fatto non sussiste”. E cosa sussiste? Questi quattro anni e, nel frattempo, Giovanni Ageno è morto. Giovanni Ageno è stato portato via il 1° giugno 2004 come un malfattore d'altri tempi: la mia memoria mi rimandò solo Pinocchio trascinato da due carabinieri. Ma Pinocchio era un “discolo”, Ageno era il “dottore del paese”, diventato sindaco non certo per motivi di interesse. Un sindaco certamente non politico, lontano dai “centri di potere”, una brava persona. Con le sue debolezze, come tutti. Ma corretto. Non fazioso. Sincero. Una persona che io, di sinistra, ho sempre riconosciuto come Sindaco di tutti. E lui, non gli altri “politici” che sono venuti dopo, è stato trascinato in Calata sotto gli occhi di tutti, portato alle Sughere, fatto uscire dal carcere dopo 40 giorni. Fatto uscire e messo su un treno, senza avere avuto la possibilità di avvertire alcun familiare. Messo su un treno e rispedito. Per essere di nuovo sotto gli occhi di tutti. Prima che qualcuno si decidesse a dire che “il fatto non sussiste”. Giovanni Ageno è morto. O ne è morto? Dieci giorni dopo la “cattura” di Giovanni Ageno venne eletto, alla bulgara, Roberto Peria. Un “politico”. Di sinistra. Ed io ho sempre rimpianto Ageno, sindaco di tutti, anche di quelli di sinistra, come me. Per il periodo in cui ho vissuto all'Elba, in tutto otto anni, il mio sindaco è stato Giovanni Ageno. E quando ripenso all'Elba è ancora così. Ma lui è morto. E “il fatto non sussiste”. Sento queste quattro parole che mi rimbombano nella testa. “Il fatto non sussiste”, ma la morte di Giovanni Ageno sì. E la responsabilità sussiste? La responsabilità di politici, magistrati, forze dell'ordine, gente che ha girato la testa dall'altra parte... questa sussiste? Una brutta responsabilità per quanti hanno soffiato sul fuoco. Era un fuoco finto. Anche quello. Perché “il fatto non sussiste”. Credo che qualcuno si dovrebbe vergognare. Per quello che conta. Ma conterebbe. Se qualcuno fosse capace di vergognarsi. Mi è molto dispiaciuto lasciare l'Elba, ma non certo per l'attuale classe politica. Con grande amarezza e rimpianto. Cinzia Salomoni Cara Cinzia So perfettamente che quanto vado a scrivere non ti piacerà, non aumenterà lo "share", la popolarità del mio giornale, ma io sono abituato a scrivere quello che penso e lo farò pure in questo caso, anche se non ci sarà uno solo dei miei lettori che condividerà in tutto o in parte quello che affermerò. Il nostro ordinamento giudiziario stabilisce che non si possano pronunciare post-mortem né condanne né assoluzioni, si può discutere all'infinito sulla giustezza di tutto ciò ma così è: il Tribunale di Livorno ha sancito (in primo grado di giudizio) che non vi furono irregolarità perseguibili nel comportamento di coloro che furono coimputati con il defunto Sindaco di Portoferraio, così come la Corte dei Conti, ragionando d'altro, stabiliva qualche settimana fa che alcuni dei componenti della Giunta Ageno provocarono danno erariale (e i buoni amministratori non provocano danni erariali) alle finanze del Comune. Concordo pienamente con te su un solo punto: quello della inopportunità degli arresti e della carcerazione preventiva, ma ciò, come dissi qualche tempo fa direttamente ad Alberto Fratti, perché ritengo quella pratica abusata ed incivile: carcerare preventivamente ad una condanna chicchessia e senza che ce ne siano dei fondatissimi motivi è una cosa indegna di un paese civile. L'ho sempre pensata così, si trattasse dell'ultimo mariuolo o del primo cittadino. E mi attendo comunque che i garantismi degli altri non siano ad personam. Quello da cui dissento profondamente è il frullato che proponi tra giudizio penale, politico ed umano-sociale, che nel caso di specie io tendo invece a distinguere. In ordine al giudizio penale (che non riguarda Ageno ma chi con lui visse quelle vicende) è doveroso esprimere soddisfazione per l'esito del processo (anche qui esprimo quanto ho già scritto): non sarebbe stato un titolo di merito per tutta una comunità cittadina veder sancita la presenza di un'associazione a delinquere tra i potenti (amministratori, imprenditori, tecnici) Sotto il profilo politico-amministrativo, indipendentemente dall'esito giudiziario, continuo a pensare che quella guidata da Ageno fu la peggiore giunta che Portoferraio abbia avuto, anche per le vicende finite in giudizio che decantate della loro valenza giudiziaria mantengono tutta la loro politica negatività, mi riferisco agli strumenti urbanistici approvati, alla gestione della Cosimo (al di là dei rilievi della corte dei conti) alle vicende del canile (dove stava l'urgenza dello sgombero di un terreno che, ora sì, è un bel topificio?), alla chiusura del Centro Giovani, ad una politica di iniziative culturali scesa sotto la soglia del ridicolo, al baratto del Puntale, al Lager degli Orti come soluzione del Lager Falconetta, ai disastri del bilancio e potrei andare avanti ancora a lungo. Sotto il profilo umano, vedi Cinzia, è difficile sempre giudicare il prossimo perché ciascuno di noi tende ad essere una persona un po' diversa a seconda di chi gli si para davanti, è normale. Non contribuirò quindi alla stampa del santino. Mi dispiace di non aver riscontrato in lui (forse per una frequentazione meno intensa) tutte le virtù ed il nobile disinteresse che gli riconosci, al contrario conobbi in lui (ben prima dell'esplodere del caso giudiziario), due persone diverse: l'educato oppositore e l'autocratico e rancoroso sindaco, capacissimo di offendere il prossimo (e stendo una pietosa lamiera su una vicenda personale che come sai mi costringerebbe a citare situazioni e persone sgradevoli). Non trovo corrette (scusami) nella tua lettera due cose: la prima è instillare il dubbio che ci sia un rapporto di causa effetto tra la dipartita di Giovanni Ageno e la sua vicenda giudiziaria, mia madre se ne andò alla sua stessa età nella stessa maniera e la vita non le aveva posto particolari ambasce. La seconda è un' altra causa-effetto: manette = vittoria del centrosinistra. Il centrodestra perse quelle elezioni perchè neanche riuscì a presentare una lista unitaria, perché si era dimostrata una compagine divisa e fallimentare, perché aveva stufato e fatto incazzare la stragrande parte dei portoferraiesi. Che chi poi è succeduto abbia molto limitatamente saputo sfruttare questo consenso ed abbia deluso le aspettative di molti è un discorso diverso.


yuri assol

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