Che Bruno Paternò sia un instancabile provocatore è un fatto più che consolidato, che sia di destra ed abbia degli atteggiamenti talvolta inaccettabilmente antisindacali invece pure, che dal nostro punto di vista abbia pessime amicizie (leggi contiguità) con persone che stimiamo politicamente meno d'un cazzo, idem con patate. Tutto ciò premesso, senza esprimere valutazione alcuna sulla utilità della sua iniziativa (organizzare un punto di raccolta opinioni sui servizi marittimi e portuali autogestito), né discutere della competenza giuridica del dottor Capuano, vi diciamo cosa avremmo fatto se fossimo stati nelle (per molti versi scomode ma per altrettanti ottimamente compensate) brache di centrosinistra dell'Autorità Portuale o negli slip di centrodestra della sua prima collaboratrice. Al ricevimento della missiva avremmo alzato il telefono chiamando il sindaco di Portoferraio, e magari pure il Comandante della Capitaneria di Porto per pore loro in maniera irrituale ed amichevole la seguente questione: "Dove lo sistemiamo il gazebo di questo rompicoglioni?" E dopo l'alta consultazione avremmo dato incarico allo staff tecnico di contattare immediatamente lo spappolatore di gonadi in questione con il compito di AIUTARLO veramente a a trovare una soluzione che, tutelando le magnifiche sorti e progressive della portualità di Cosimopoli, evitando di infrangere, nonsiamai, leggi e regolamenti, soddisfacesse le sue aspettative, evitando parimenti di creare un caso, di trasformare un leggero gazebo in una sorta di pesante bunker. Ma poiché la perspicacia non può essere prescritta da operatori del Servizio Sanitario Nazionale, né è prodotto "di banco" acquistabile in farmacia, non è andata così, si è creato un caso, si è portato acqua al mulino degli elbaglielbisti, dato fiato ai vittimisti polmoni di quanti, anche per nascondere la generale pochezza politica della classe dirigente elbana, usa prendersela ad ogni pie' sospinto col piombinese cinico e baro. "Bravi, 7+" avrebbero detto i cabarettisti d'un tempo. Già che ho la bocca aperta ... parlando di elbaglielbisti leggiamo: "... direi che la mentalità di passiva rassegnazione a cui il giornalista vuole assuefarci è esattamente la causa dei nostri problemi. E' grazie a questa mentalità che abbiamo subito e subiamo angherie e disservizi di ogni tipo ..." Ora, da un fronte diverso, ma spesso andando a smusarci pure con gli stessi identici soggetti in cui inciampo' il Paternò, da una quarantina d'anni a questa parte il supposto istillatore di una mentalità prona di fronte alle angherie dei potenti, in luogo di occuparsi con successo di orologeria o di partecipare a serate mondane, si è occupato di altro, usando termini che per molti anni non si potevano neppure scrivere come "mafia" e "massoneria", oppure denunciando che "sotto la crosta di rispettabilità dell'Elba scorrevano fiumi di merda" in tempi in cui guai a dire che qualcosa non andava nell'isoletta verde&blu, istigando il normale cittadino ad avere nei confronti di potenti e prepotenti, fossero amministratori, imprenditori, incaricati di pubbliche funzioni, la stessa rassegnazione ed arrendevolezza di una tigre del Bengala a cui siano state strizzate le palle. Tutto ciò senza badare al colore politico di chi le angherie intendeva fare o faceva. Forse di tutto ciò il talassico "riformatore" non ha contezza, ma se si informa (senta Palombi, Paternò medesimo e Tiberto glielo confermeranno di certo). I cittadini fanno benissimo ad esercitare i loro diritti e le loro prerogative, tutto sta a capire quali siano diritti reali e quali no e quali siano i soggetti che debbono concorrere alle scelte. Il fatto che si contesti a qualcuno di ignorare le leggi o non tener conto delle leggi della Repubblica Italiana, o di formulare ipotesi gestionali senza capo né culo rispetto alle direttive della Unione Europea è cosa diversa da chiedere al prossimo di adeguarsi alla Legge del Bisenzio (che impone di accettare la sodomia e far silenzio). Ma una volta tanto non scendiamo nel dettaglio dei (peregrini) convincimenti ambientali del "riformatore" salmastroso, ragioniamo appunto sulle competenze decisionali. Bisogna sgombrare il campo da un equivoco iniziale, soprattutto sul chi è di chi, sulla "proprietà", che inquina il dibattito. L'ELBA AGLI ELBANI è uno slogan, e pure vuoto, senza concreto senso, l'Arcipelago è ANCHE degli elbani, dei gigliesi, dei capraiesi, di chi ci vive, ma è soprattutto patrimonio dell'intera umanità presente e futura, è dei romani né più né meno di quanto sia degli elbani il Colosseo, come la piccola Piazza del Campo è pure proprietà dei Pechinesi e la sterminata piazza Tien Ammen appartiene anche ai senesi. Certo i cinesi non potrebbero far nulla se un sindaco senese impazzito decidesse di costruire un condominio al centro di Piazza del Campo, ma regione e stato (quindi pure noi e i romani o chi ci rappresenta) sì e pure il metalmeccanico di Dusseldorf potrebbe impedirlo attraverso l'U.E.. Ma fin qui siamo ai principi e comprendiamo che per chi come noi sta a sinistra sia più facile accettare il concetto di "proprietà globale delle risorse culturali e naturalistiche", ma non è solo questione di principi. Se molto più brutalmente una cosa è di proprietà pure di chi se la paga e la mantiene, invitiamo a riflettere su una cosuccia, tornando a scocciare hans mueller, metalmeccanico di Dusseldorf e il vignaiolo jacques du bois che vive a Bordeaux. Un bello spirito una quindicina d'anni fa si impegnò in un calcolo approssimativo del totale dei finanziamenti europei diretti ed indiretti di cui l'Elba aveva fino ad allora goduto, venne fuori una cifra spaventosa, se non andiamo errati intorno ai 30 milioni pro-capite (ripetiamo fino ad allora). Ora è vero che capitava che i capites favoriti fossero soprattutto quelli imprenditoriali, ma poiché è certo che quei soldi venivano un po' dalle tasche di mueller, un po' da quelle del du bois, come è possibile dire che l'Elba non è anche loro?
Ghiaie preparativi festa