«Meglio tardi che mai» così ha commentato ieri Sebatiano Venneri, vicepresidente nazionale e responsabile mare di Legambiente, la presentazione dei dati sulla qualità delle acque di balneazione diffusi dal ministero del Lavoro e della salute. La stagione balneare è infatti iniziata da un pezzo e soprattutto la gran parte dei bagnanti che affolleranno le coste quest’estate ha già scelto dove passare le ferie al mare. C’è da dire che dal momento che il 92.2% delle acque risulta balenabile, se la scelta doveva basarsi su questo criterio, i bagnanti potranno ritenersi soddisfatti. Salvo poi incappare in altre criticità di cui che le acque del nostro mare soffrono, grazie anche al costante aumento della temperatura che, se al bagnante può far piacere, rivela una sofferenza preoccupante legata a filo doppio con i mutamenti climatici in atto. L’attuale legislazione in merito, nata per tutelare la salute dei bagnanti, soffre infatti di un approccio troppo spostato a considerare il mare come una grande piscina, su cui verificare il superamento o meno di limiti di indicatori di contaminazione fecale che poco dicono invece del reale stato di salute del mare nel suo insieme. E che oltre a indicare lo stato ecologico dell’ecosistema potrebbero fornire indicazioni utile anche alla tutela della salute di chi vi si immerge. Non sono infatti rari i casi, ogni estate da un po’ di anni a questa parte, di turisti che hanno dovuto far ricorso a cure mediche per problematiche legate o alla presenza di alghe tossiche o comunque sia di infezioni batteriche di altra natura. E non ci sono speranze che anche nel breve tempo questa situazione verrà superata. La nuova direttiva europea tiene in considerazione una serie di parametri e di fattori meno legati all’estemporaneità del limite degli indicatori batterici e più attinenti ad una conoscenza più completa dell’intero sistema mare-acque interne. Il recepimento della nuova direttiva, previsto entro marzo di quest’anno (con la piena attuazione entro il 2015), è stato infatti operato con un decreto che cambierà poco, almeno dal prossimo anno, i criteri con i quali verrà monitorato e classificato il nostro mare. La direttiva aggiorna i parametri e le misure di controllo sulla base delle conoscenze scientifiche più recenti e pone maggiormente l´accento sull´informazione del pubblico per quanto concerne la qualità delle acque delle zone di balneazione. Riduce i parametri (in maniera anche eccessiva) ed introduce una più complessa disciplina della gestione della qualità delle acque di balneazione, finalizzata a semplificare le procedure relative ai parametri di analisi e a migliorare i processi partecipativi delle parti interessate. Introduce il concetto di zone di balneazione anziché di punti sulla costa, che rappresentano aree in cui la balneazione è espressamente autorizzata o non è vietata ed è praticata in maniera consuetudinaria da un ampio numero di bagnanti. Prevede inoltre l´adozione di «misure di gestione adeguate», che includono la prosecuzione dell´attività di controllo algale e l´informazione al pubblico. Il provvedimento adottato per recepire la direttiva (decreto legislativo del 30 maggio 2008 che verrà pubblicato a breve sulla Gazzetta Ufficiale) fa un recepimento parziale della direttiva, specificando che questo rappresenta un primo momento di riallineamento tra la legislazione comunitaria e quella nazionale, inserendo i nuovi parametri e eliminando quelli non più previsti dalla norma comunitaria e prevede genericamente l´adozione di misure di gestione adeguate (che includono la prosecuzione dell´attività di controllo algale e l´informazione al pubblico). Senza cioè specificare nel merito cosa si intenda per queste misure. Da sottolineare il fatto che la nuova direttiva dà un valore molto alto alla diffusione dell’informazione, elemento questo che rischia di rimanere facilmente inatteso nel nostro paese, almeno per quanto riguarda le strutture centrali, che appunto (e non è la prima volta) forniscono i dati della balneazione quando ormai la stagione è nel pieno della sua attività. da www.greenreport.it
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