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A Sciambere della legge e della trippa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 03 luglio 2008

A differenza della trippa le leggi non sono estensibili, ed a differenza della trippa esse non sono cucinabili a seconda della ispirazione e della creatività della singola massaia (o massaio) semplicemente bollendola o accompagnandola con cipolla, pomodoro etc. Qualcuno glielo dovrebbe spiegare, e ricordargli il rustico adagio marcianese che suona: "Se fossimo e se avessimo era il patrimonio dei coglioni" Il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano è tale in virtù di una legge che regola la sua istituzione ed il suo funzionamento con norme che sono comuni a quelle di tutti i parchi nazionali. Quella legge è modificabile solo dal Parlamento della Repubblica Italiana, sempre comunque nel rispetto delle direttive europee. Ad oggi non c'è un solo atto, d'un singolo parlamentare che ipotizzi un mutamento sostanziale dell'assetto del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e con esso della Legge 394. Nel molto improbabile caso che ciò si ponesse (non c'è UNA sola forza politica che chieda la riduzione delle aree protette, né ci risultano volontà di sostanziali modifiche della 394), il percorso legislativo sarebbe di una estenuante lunghezza e destinato con ogni probabilità a fallire per totale assenza di copertura politica. Come dire: il Parco è questo, e chi parla di un parco perimetrato in maniera diversa, regolato diversamente fa dei puri esercizi teorici, in altri termini muove l'aria intorno ai denti. Punto. Ma poniamo che per un evento miracoloso, tipo una sbornia collettiva dei due rami del parlamento e della commissione U.E. che obnubili i principi e le intenzioni dichiarate, si giunga a quanto gli improvvisati legislatori locali agognano: l'abolizione del PNAT (verosimilmente la modifica della 394 in senso si scorporo del territorio del PNAT da quelli protetti). Dopo aver sparato i fuochi di artificio e stappato lo champagne i nostri avrebbero un'amarissima sorpresa, si accorgerebbero di un nulla, una quisquiglia: che tutto il territorio "occupato" dal defunto parco cinico e baro non era solo parco, ma perimetrato pure come ZPS (Zona a Protezione Speciale) per cui ai fini dei divieti ed in particolare di quelli di sparacchiare ai maiali selvatici, ai mufloni ronziconi, alle galline d'allevamente abhart da tiro (alias fagiani) alle lepri europee, alle coturnici asiatiche (insomma a tutte le schifezze faunistiche allogene qui condotte per acefali "ripopolamenti") quello che cambierebbe si potrebbe esprimere con il comparativo di estrema minoranza "meno d'un cazzo", e se qualcosa cambiasse sarebbe in direzione più restrittiva e senza che le comunità locali potessero aprir bocca. A quel punto i nostri riformatori, o più probabilmente i loro eredi, sarebbero a capo dodici, e dovrebbero ricominciare una lunga (e pure più complessa quindi più disperata), battaglia per l'abolizione della Z.P.S. Tutto ciò premesso siamo forzati a dedicare una citazione shakespeariana tanto agli immaginifici inventori e concertatori dell'ordine quanto ai violini di spalla che ne esaltano le esecuzioni: "Where are you going without umbrella?"


trippa

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