Seguire le vicende dei parchi in questo momento non è agevole e lo è ancora meno capirne il senso complessivo. Da Roma ti arrivano notizie cervellotiche che magari rientrano quasi subito perché dovute a ‘sviste’ a cui se ne accompagnano però altre non meno improvvisate con le quali si abrogano,ad esempio, istituti di ricerca per sostituirli con altre sigle; vedi l’Icram che confluisce nell’Irpa: il tutto senza che se ne sia discusso con qualcuno da qualche parte per capirne il senso, le motivazioni e così via. Tutto sembra segnato da una sola filosofia: tagliare, neppure fossimo al Santa Rita... Nell’attesa dunque di segnali meno discordanti e pasticciati colpisce però il silenzio sul nuovo Codice dei beni culturali. Avevamo brindato qualche tempo fa per lo scampato pericolo della 394 che fortunatamente non era stata colpita e affondata come la legge 183 dalla Commissione dei 24 presieduta da Matteoli, ed eccoti un Codice sfornato a camere chiuse che ti azzoppa il piano del parco e nessuno o quasi fiata. Bastava uno stormir di fronda sulla legge quadro del 91 per essere chiamati a gran voce e da più parti alla lotta senza se e senza ma e ora che la stravolgono nessuno – o quasi - fa una piega. Difficile capirne le ragioni ma non lo è capire gli effetti che questo potrà avere sul già complicato meccanismo pianificatorio dei parchi nazionali ma anche regionali. In Toscana dovremo prestissimo misurarci con questa novità con la nuova legge regionale sui parchi e le aree protette che è in cantiere. Finora però non sembra che questo aspetto neppure in Toscana sia presente come dovrebbe. Ho letto ad esempio l’interessante intervista di Erasmo D’Angelis nella quale delinea gli impegni del Pd nella nostra regione sui temi ambientali, ma su questo punto non ho trovato commenti. Si cita il nuovo codice per dire che con esso e il Pit abbiamo chiuso la vicenda di Monticchiello, di sicuro se n’è aperta una ben maggiore sulla quale non credo che per darci una mossa dovremo aspettare qualche comitato visto che quelli che già ci sono sul punto non mi pare abbiano manifestato alcuna preoccupazione. Anzi. Se ci spostiamo nella vicina Sardegna le cose cambiano di molto in peggio. Edoardo Salzano su Eddyburg commenta la proposta di legge urbanistica in discussione in Sardegna e trova sconcertante l’estensione smisurata dei presunti ‘diritti edificatori’ ed anche l’impalcatura della pianificazione prevista priva di orditura a livello regionale e provinciale. Poi vai a leggere i 45 articoli della legge e non trovi alcun riferimento – non vi ricorre se non andiamo errati neppure la parola - ai parchi. La Sardegna d’altronde è l’unica regione che con la sua legge sulle coste aveva provveduto ad anticipare il nuovo Codice azzoppando i piani dei parchi che azzoppati lo erano e lo sono da tempo. Insomma in una regione che è riuscita a non far nascere il parco del Gennargentu, dove gli altri vivacchiano alla meno peggio e dove insediandosi Soru aveva rivendicato tutta per sé la titolarità e responsabilità dei parchi, puoi fare una legge regionale sull’urbanistica senza manco menzionarli. Evviva la pianificazione! Fatto sta che lo sconcerto di Salzano sembra essersi esaurito presto se di questo non sembra essersi neppure accorto. Su Eddyburg non è purtroppo la prima volta che accade. Fortunatamente girando per la Toscana – spero sia così anche altrove - si registra una crescente anche se ancora non sufficiente attenzione per questi problemi che il dibattito sulla nuova legge regionale non potrà che aumentare. Guai però a sottovalutare le difficoltà del momento a Roma e non solo. Renzo Moschini da www.greenreport.it
Bosco di San Martino