Torna indietro

Intervista a Enzo Maiorca, testimonial di Marelba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 28 giugno 2008

“Lei che conosce le storie dell’Elba sa chi era Teseo Tesei? Sa che cosa ha fatto?” Mai capitata una intervista che comincia con una domanda dell’intervistato all’intervistatore, un test più che una domanda per sapere. Poi però diventa facile: il grandissimo Enzo Maiorca l’uomo che più di ogni altro ha scoperto come si può portare il proprio corpo libero nel “mare verticale”, è una persona trasparente come l’acqua che ama, a 77 anni sprizza energia positiva facendo capire come gli sia stato possibile, l’altro ieri quando di anni ne aveva 56, ad un'età quasi da pensione, battere il suo ultimo record del mondo toccando in apnea, in assetto variabile – 101 metri di profondità. E’ pure schivo Maiorca che ci prende quasi in giro quando lo chiamiamo “senatore”, “.. io sono Enzo” e ne approfitta per raccontare in maniera divertita la sua biennale esperienza da parlamentare, lui eletto nelle liste del MSI si trovò a scontrarsi prima con la sua parte politica e poi con gli alleati del primo governo Berlusconi. “Avevo un ministro dell’ambiente un po’ troppo Altero – dice – ed una professoressa di latino, la Poli Bortone che in quanto ministro dell’agricoltura difendeva le “spadare” di cui non sapeva assolutamente niente, io che mi ero fatto eleggere per difendere il mare e l’ambiente, mi trovai in commissione difesa, lo dovevo difendere a cannonate il mare?” Non ha peli sulla lingua lui che si definisce come un conservatore ambientalista , neppure quando indica i nemici principali del mare in particolare del suo mare di Sicilia troppo spesso massacrato da: “industriali senza scrupoli, politici e mafiosi”, ne parla come se le offese le avessero portate direttamente a lui “ho visto aragoste con il guscio nero perché avevano inglobato petrolio nella cheratina del loro esoscheletro, ho visto cernie con delle ragnatele nerastre tra le branchie e saraghi squamati dagli acidi” ma è pure fiducioso nella possibilità di recupero del mare: “sotto casa mia all’Ortigia di Siracusa sono bastati 5 anni da quando è diventato un’area marina protetta e da quando sono state fatte operazioni di disinquinamento, e i colori dei fondali che prima si erano confusi come sulla tavolozza di un pittore impazzito sono tornati armonici, ho rivisto pesce dove per anni non si era più vista la coda di una cernia o di un’ombrina, i parchi sono essenziali, se si protegge il mare il mare torna a vivere”. All’Elba viene per la prima volta in vita sua, in occasione della manifestazione Marelba, ma è già entusiasta di un mare che ha visto per la prima volta avvicinandosi con l’aereo, in cui non si è mai immerso un po’ per caso e un po’ per sana rivalità. “Questa era la casa di Mayol” dice sorridendo e iniziando a parlare del suo grande antagonista e della amicizia un po’ burrascosa che legava i due signori delle profondità, dotati entrambi di un caratterino molto marcato: “Il dualismo con Mayol mi ha fatto bene, prima che si affacciasse lui scendevo di un metro all'anno, allora le conoscenze mediche erano approssimative, quando mi dissero che a 50 metri sarei stato schiacciato dalla pressione mi fermai a 49 pure se stavo benissimo, andavo giù come un ragioniere, smentendo progressivamente le previsioni catastrofiche, i “muri” oltre i quali non si poteva resistere che venivano spostati sempre più in profondità. Arrivò lui e mi dette una bella bastonata: ero arrivato a -60 e lui scese a – 64. Diventammo amici ma avevamo due approcci diversi; lui aveva, diciamo, pretese scientifiche, per me era un’impresa sportiva tanto la mia quanto la sua. Discutevamo e pure spesso, fino all’ultimo abbiamo discusso, quindici giorni prima che decidesse quel gesto tragico, che non mi sarei mai aspettato, ci eravamo sentiti: la ZDF voleva fare una trasmissione dedicata ad entrambi, lui voleva registrarla qui, io in Sicilia” Ed una punta di polemica nei confronti dell’amico-rivale e della sua “mistica subacquea” traluce anche dalla risposta al quesito di una collega, sulle sensazioni che si provano a – 100: “Quello che si prova è la voglia di tornare su il prima possibile – ridacchia – non siamo e non saremo mai delfini, non abbiamo il loro fisico!”. La conversazione prosegue libera sulla tecnica apneistica su quelli che ne hanno determinato lo sviluppo nei confronti dei quali Majorca ostenta molta deferenza, quasi che non fosse stato proprio lui il più grande di tutti e parla degli elbani che ha conosciuto: “Carlo Gasparri .. un forte apneista” e poi torna sull’elbano che più di ogni altro ha lasciato un impronta nella sua immaginazione di ragazzo, il comandate Teseo Tesei pioniere anche lui nel mondo blu, pure se a fini bellici, eroico nel sacrificare la propria vita per i compagni di reparto. A parlarne gli brillano gli occhi chiari da siculo-normanno, che non sono certamente differenti da quelli di un ragazzo neanche ventenne che modificò una vecchia maschera antigas per costruire nell’Anno del Signore 1950 la sua prima rudimentale maschera subacquea, e con quella si immerse verso fondali allora incontaminati, che possono e debbono tornare a nuova vita.


Enzo Maiorca  Sergio Rossi

Enzo Maiorca Sergio Rossi