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Il proibizionismo sulle droghe è un flagello

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 27 giugno 2008

Ho letto con grande costernazione il racconto della disavventura di Umberto Segnini in Marocco, capitato per sbaglio su una spiaggia da dove stava per partire un carico di hashish. Per quel poco che può contare vorrei esprimere la mia solidarietà a Umberto, ennesima vittima delle politiche proibizionistiche di governi che per attirare consensi agiscono senza tenere conto né dell’evidenza né del parere della scienza. Dare soldi a paesi come il Marocco, l’Afghanistan, Colombia, per smantellare le piantagioni serve solo ad incentivare i traffici clandestini, spesso ad alimentare l’infame scambio ARMI- DROGA. L’unica soluzione è liberalizzare l’uso di qualsiasi tipo di droghe. Lo Stato stesso deve assumersi la responsabilità della messa sul mercato delle varie sostanze garantendone la qualità, controllandone i prezzi, informando la gente sulle conseguenze… e prendendo gli eventuali provvedimenti a carico dei consumatori ( per esempio ritirando la patente di guida a chi fa uso di eroina o cocaina ). Riporto una piccola parte di una interessante intervista a Paul Flynn, deputato laburista gallese, pubblicata sul mensile Agenda Coscioni di giugno: “Da 37 anni il Regno Unito persegue un approccio duro con la droga. Abbiamo iniziato nel 1971 e da allora abbiamo continuato su questa strada. Poi quando ci siamo accorti che quelle leggi non funzionavano, le abbiamo inasprite ulteriormente e poi ancora e ancora. Alla fine ci siamo ritrovati con le leggi più repressive d’Europa e con il più alto tasso di uso di droga, di morti per droga e di crimini legati alla droga. Per qualche motivo i nostri politici negano l’evidenza e non vedono il legame tra questi due aspetti.”


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