Quando nel giugno del 1998 si concretizzò la dismissione penitenziaria di Pianosa, il Parco Nazionale dell’ Arcipelago Toscano commissionò una indagine sui possibili fenomeni di inquinamento di terreni ed acque , ivi compresa la eventuale presenza di scorie nucleari. L’ Isola, come ricordato nei giornali di pochi giorni fa, era stata individuata nei primi anni Ottanta come possibile sede per la costruzione di una centrale termonucleare. Abbandonata l’ opzione nucleare, dopo il referendum del 1987, erano molte le voci – rivelatesi prive di fondamento- che parlavano della presenza nell’ Isola di scorie nucleari provenienti dallo smantellamento delle centrali termonucleari già attive nel nostro Paese. Oggi il ritorno al nucleare, con la costruzione entro una decina di anni di quattro o cinque impianti di terza generazione della potenza di 1, 8 gigawatt ciascuno ed il costo stimato fra 3 e 3,5 miliardi di euro per centrale, rientra fra i programmi del Governo. L’opportunità di questa scelta, in termini tecnici , economici ed ecologici, nonché le difficoltà sociali inerenti l’ individuazione dei luoghi dove edificare le centrali, è oggetto di un ampio dibattito e di una miriade di dati: usati ed abusati. Il ritorno di Pianosa fra i siti di interesse nucleare, non credo che sia nel pensiero di alcuno. Questo, sia per la scarsità idrica dell’ isola (anche le centrali di potenza della terza generazione avanzata necessitano di notevoli quantità di acqua per il raffreddamento degli impianti), sia poiché Pianosa è parte integrante di un Parco Nazionale. Le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro per l’ Ambiente sul ruolo dei Parchi Nazionali, in occasione della proposta dismissione dei loro Enti di gestione, e quelle del Presidente della Regione Toscana, sono precise e meritorie dichiarazioni istituzionale al riguardo. Dal passato al futuro. La stampa odierna riporta la notizia del progetto del Comune di Campo per realizzare a Pianosa un sistema integrato di energie e vettori energetici, puliti e rinnovabili: solare, eolico ed idrogeno. Recentemente il Comune di Rio Marina ha attivato le procedure per installare nelle aree ex-minerarie un impianto per il solare fotovoltaico. La presenza di un Parco Nazionale non può non essere un preziosa valore aggiunto, come previsto dalla legge, per l’ acquisizione da parte degli Enti locali dei finanziamenti per realizzare queste opere. La scelta “ no-oil “ di Capraia e Giannutri; gli impianti per energie rinnovabili progettati a Pianosa e nelle aree minerarie di Rio Marina; varie altre iniziative pubbliche e private sull’ uso delle energie rinnovabili, sono scelte strategiche culturali ed economiche. Scelte dalle non secondarie ricadute per l’incremento di quel turismo di qualità ecologica (la cui domanda è in continua espansione) che lungimiranti imprenditori ed istituzioni da tempo coltivano nell’ Arcipelago. L’ antico nome greco dell’ Elba, come noto, era Aethalia. Un nome che dall’ Isola è passato a tutta l’ Italia. E’ un bel precedente ed un auspicio per la diffusione in tutto il Bel Paese degli impianti di energie rinnovabili, assieme agli investimenti per partecipare, con dignità scientifica, alle ricerche sul nucleare di quarta generazione, già attive nel Sistema integrato europeo, ed a quelle tese ad allargare il risparmio e l’ efficienza energetica.
pianosa fiori e mare