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La sindrome di NIMBY a Marciana Marina

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 15 giugno 2008

N.I.M.B.Y. ovvero le iniziali delle parole che compongono la frase "Not In My Back Yard" ossia "Non nel mio giardino!" vengono pronunciate sempre più frequentemente dall'umanità sotto ogni cielo, in una specie di citazione di un "proverbio globale", per stigmatizzare l’incoerenza del comportamento di coloro che, riconosciuta la necessità teorica sociale di realizzare una struttura (il più classico degli esempi è una discarica), sono favorevoli alla sua realizzazione purché non la si faccia dove stanno o vicino a dove stanno: N.I.M.B.Y. appunto. Sei consiglieri marinesi su dodici hanno risposto NIMBY sul nucleare, discutendo (primo consiglio comunale all'Elba) e bocciando la risoluzione contro le centrali nucleari inviata da Legambiente a tutti i comuni italiani (a favore i quattro della minoranza, astenuti Sindaco Ciumei ed Assessore al Turismo Giannoni) e dichiarando in pratica che la destra di Marciana Marina è favorevole alla realizzazione delle centrali nucleari ma non che si facciano all’Elba. Orbene il comportamento di quei sei non tiene conto di un paio di elementi: il primo è che in base alle prime valutazioni l’Elba sta ad uno sputo di distanza geografica non di uno ma di due siti “nuclearizzabili” (Scarlino a sud-est, la Val di Cecina a Nord-Est come dire: in caso di incidente nucleare speriamo che non tiri scirocco o grecale perché sono pienamente cazzi nostri) , il secondo è che già nel 2001, le miniere dimesse dell’Elba (nel caso specifico Calamita – territorio comunale di Capoliveri, che farebbe bene a raccogliere la sollecitazione degli ambientalisti) furono individuate come uno dei siti più adatti, geologicamente e sismicamente, ad alloggiare le pericolosissime ma inevitabili scorie nucleari (altro che fanghi di Bagnoli!). Ma l’incoerenza marinese non è fino in fondo peregrina, perché l’idea di realizzare centrali nucleari nelle isole (specie quelle relativamente vicine al continente collegabili alla terraferma con elettrodotti sottomarini “brevi”) se è un abominio per la sicurezza di chi ci abita stanzialmente e degli ospiti (pensiamo ad esempio alla follia di un piano di evacuazione dell’Elba, ci vorrebbero giorni e giorni per portare via tutti): sotto altri profili potrebbe essere tecnicamente molto conveniente, non a caso i Giapponesi le poche centrali nucleari in programma le hanno progettate sulla costa e i russi pensano addirittura di realizzarle off-shore, semi-naviganti come le piattaforme petrolifere. I nuclearisti fanno spesso l’esempio "virtuoso" della Francia ma si sa pure che il 40% delle acque fluviali francesi passa per le condotte di raffreddamento dei reattori di quella quarantina di centrali attive, e che l’Italia al contrario della Francia è già in pesante carenza idrica, per cui gli impianti costieri o vicini alla costa in grado di utilizzare acqua di mare per il raffreddamento sarebbero la via obbligata. Non era casuale quindi che qualcuno già un quarto di secolo fa pensasse a Pianosa (altro che zecche) come sede ottimale di una centrale nucleare (e pure allora c’erano a sinistra i nonni degli “ambientalisti del fare”, quando non loro stessi, che erano favorevoli). Ora è chiaro che l’assunzione di posizioni anti-nucleariste da parte dei comuni elbani (almeno quelli che si definiscono “di centro con un piede a sinistra” come mirabilmente ebbe a dire il marcianese presidente della CdP D’Errico), oltre che un atto di coerenza con le posizioni maggioritarie del P.D. nazionale, avrebbe soprattutto un valore morale, non solo perché gli interessi economici sull’Elba sono tali che renderebbero difficilissima la realizzazione di una centrale, ma pure perché, per legge, non si possono realizzare tali strutture all’interno delle aree protette, ovvero sarebbe possibile (invocando i superiori interessi nazionali) ma prendendo un percorso proceduralmente molto accidentato e già realizzare le centrali nucleari non è uno scherzo. Però, in linea almeno teorica, se in un momento di ubriacatura collettiva il Parlamento della Repubblica Italiana decidesse: sfidando la logica, i propri stessi comportamenti, nonché i fulmini politici della Comunità Europea e le relative sanzioni, di promulgare la “Legge-Gorillaio” (modifica della legge 394 con abolizione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano”), quella pressantemente richiesta alle cantonate dei bar insulari e sui blog, da improbabili legislatori d’accatto e neo-capipopolo in fregola elettorale, come dire quelli che su questi argomenti “parlano perché hanno la bocca, scrivono perché hanno le dita, ma sanno un cazzo di quello che trattano”, l’Elba avrebbe qualche chance aggiuntiva di avere perfino una centrale atomica e/o funzionare da millenario digestore delle scorie nucleari altrui. Mica male.


marciana marina panorama il porto

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