Torna indietro

Controcopertina: Tra il dito e la luna c'è chi non arriva a vedersi la punta del naso

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 14 giugno 2008

“E subito va chiarito che allo stesso modo, della teoria del valore-lavoro possono discutere all´università Mario Monti e Tito Boeri, ma non Casarini e neppure Veltroni e Berlusconi. Persino i professori politici, come Tremonti e Salvati per esempio, possono sì tenere lezioni di economia, ma certamente non di latino e greco. Ovviamente la politica può usare la scienza come vuole, ma la scienza non la fanno i politici”. Queste parole di Francesco Merlo, in un articolo di “Repubblica” del 5 giugno di altro tema, costituiscono o dovrebbero costituire la premessa per qualsiasi “ragionamento” politico che volesse sperare di sfuggire alla tentazione demagogica (o alla espressa volontà demagogica), di sostituire con la cosiddetta “volontà del popolo” il fondamento scientifico indispensabile a monte di ogni azione di governo. E invece, come dimostrano le prese di posizione di questi giorni nel nostro piccolo mondo elbano, vuoi per elezione popolare vuoi per antiche militanze i politici nostrani ritengono di avere il diritto e il dovere di salire in cattedra e parlare di cose che sono assolutamente esterne alle loro competenze, e hanno il valore delle discussioni al bar. La “querelle” con Mario Tozzi è in questo senso illuminante. Il Presidente del Parco può rimanere più o meno simpatico, ma le cose che dice non cercano la loro autorevolezza nella carica che ricopre: “Ci si può sempre sbagliare sulle previsioni, ma è altrettanto vero che se queste vengono fondate sui dati di fatto, appoggiate a quanto sostenuto teoricamente in sedi internazionali e verificate sul campo, quasi sempre ci si azzecca”. Ai dati di fatto si possono opporre solo altri e diversi dati di fatto, e alle teorie sostenute in sedi internazionali e verificate sul campo si possono opporre solo teorie di peso equivalente o superiore. La mitica “esperienza”, il radicamento, l’elbanità sono chiacchiere vane, come quelle che si spendono a discutere se è meglio il Milan o l’Inter. Tanto che vengano esibite da politici più o meno consumati, tanto che siano rivendicate da imprenditori più o meno illuminati, che a Piombino (non dirò a San Vincenzo, a Rimini, a Portofino o Montecarlo) avrebbero già chiuso i battenti. “Era un discorso di valori, che qualcuno deve aver confuso con i prezzi e, perciò, ha guardato il dito e non la Luna che il dito indicava”, prosegue Tozzi. Mi pare che gli elbani, a leggere gli interventi sulla stampa, non sappiano oggi guardarsi nemmeno la punta del naso, altro che la luna! Tornano fuori chiacchiere come il “parco imposto” (che poi, per Comunità in gran parte incapaci di amministrarsi e gestirsi efficientemente e efficacemente pensando al futuro, governandolo e programmandone lo sviluppo, sarebbe comunque un sostegno indispensabile, in attesa del Comune unico); ma a nessuno viene in mente di affidare una ricerca scientifica (o di leggere quelle che ci sono già) sullo stato dell’arte relativo alla situazione ecologica, economica, culturale dell’Isola, capace di offrire eventuali controdeduzioni alle “teorie scientifiche” del presidente del PNAT. Invece si registra “un certo disagio nei confronti di questo Parco e della legge istitutiva dello stesso (L. 394). Critiche … rivolte inoltre all’attuale gestione”; e ad esprimere il disagio chi è? L’Accademia dei Lincei, l’Università, il CNR? No, è nientemeno che l’Assemblea dell’intercomunale del PD, che richiama le osservazioni presentate dalla Comunità del Parco (cioè un’Assemblea politica), costituite essenzialmente da considerazioni di opportunità collegate al consenso (soprattutto futuro) dei cittadini amministrati. E dopo l’incontro con Tozzi, un’altra dichiarazione a dir poco sorprendente: “Abbiamo accettato il confronto poiché eravamo convinti di poter aprire un dialogo costruttivo, necessario e quanto mai opportuno dopo le recenti prese di posizione di Tozzi sulla stampa locale e nazionale, ma siamo rimasti letteralmente sorpresi, oltre ché sentitamente delusi, da un atteggiamento chiuso ad ogni dialogo e fermo sulle proprie ‘teorie scientifiche’. Un comportamento, quello del professore, che giudichiamo completamente sbagliato”. Pensa un po’: il ‘professore’ non ha modificato le proprie posizioni scientifiche neppure dopo aver parlato con l’architetto Mazzei e la dottoressa Bonelli, punte avanzate della ricerca scientifica in ambito naturalistico; e non si è reso disponibile a un dialogo costruttivo su chi sa che cosa: della serie “la Terra girerebbe intorno al Sole, ma ci si può mettere d’accordo” (Bonelli e Mazzei, sia chiaro, sono professionisti da me stimatissimi nell’ambito delle loro competenze). Sulla ricettività e le seconde case ha decisamente ragione Tozzi: il tutto esaurito vale solo per 15 giorni d’agosto (come nella totalità delle località turistiche italiane) mentre per il resto dell’anno siamo alla crisi vera e propria. L’offerta è sovradimensionata e i servizi non adeguati. A Marina di Campo (che in questo caso ben rappresenta tutta l’Isola) si fa il ripascimento a maggio, e ci sono più ombrelloni che persone; un ‘gin tonic’ la sera costa 9 euro (anche in posti che offrono poco e niente): se non fosse per la splendida spiaggia e quel mare bellissimo, che non ha messo lì nessun amministratore e nessun imprenditore… O si pensa che i turisti vengano a vedere le villette della piana? Chi viene in vacanza all’Elba, pronto a spendere assai più che a San Vincenzo, è convinto che qui Ambiente, Cultura e Mare sono migliori, esclusivi, eccezionali. Ma oggi siamo proprio sicuri che la differenza sia sempre così marcata? Il Parco è un altro fattore di qualità e di richiamo (chi dice il contrario porti dati attendibili). Certo fino a oggi tra Commissari e Comunità del Parco politicizzate, la sua azione è stata poco incisiva. Ma se il modello di sviluppo proposto dal ‘professore’ Tozzi non ci sta bene, perché scontenta questo o quel gruppo o clan, o anche parte o tutti gli elettori, allora avanti con la battaglia per la sua chiusura e per l’abolizione della fastidiosa Legge 394, e avanti con il modello Maltese o Ischitano: costruire, occupare territorio (che in un’isola poi finisce) e, tra una decina d’anni, fare anche un bel ponte da Piombino che ci fa risparmiare i soldi del traghetto (anche se poi ci toglie l’orgoglio isolano!). Questa sì che è una scelta politica. Naturalmente chi la propugna sarebbe bene che facesse due proiezioni economiche, che studiasse i casi omogenei, che magari girasse anche un po’ il mondo. Invece ecco il ‘Modello Vigneria’ (villaggio paese tanto amato da Marchetti, dal PD e dai propugnatori dell’“ambientalismo del costruire”, trasversale, transpartitico, transnazionale, transgenerazionale): ci siamo già trovati così bene con Ortano Mare, coi villaggetti esclusivi di Calamita, con Bagnaia e Nisporto, coi Centri Commerciali e le Zone industriali. Certamente tutti sanno e dicono che la nostra ricchezza sono l’ambiente, il mare, la sua tutela e conservazione. Ma non si capisce bene in che modo si pensi di poterlo preservare, mantenere in qualità, lasciarlo ai figli almeno come lo abbiamo ricevuto dai nostri genitori, perché sia ricchezza per loro come lo è stata per noi. Questo è anche protezione della biodiversità, tutela della lucertola dello Scoglietto, restauro del Volterraio. Ma soprattutto è Politica come impegno delicato e umile, che consiste nel chiedere, nell’ascoltare, nel documentarsi, nello spiegarsi e nello spiegare, e solo da ultimo nello scegliere. In questi giorni a Portoferraio stiamo discutendo di portualità. E’ un’opportunità enorme che interessa un tratto di costa importantissimo: da Punta della rena alla Linguella. Quello che si deciderà segnerà per sempre il nostro territorio e il suo futuro. Sarà bene pensarci, e pensarci bene. Non si tratta, ancora una volta, di “accontentare” qualcuno, o tanti. Si tratta di scegliere fra due opzioni economiche alternative: l’economia della rendita e quella dello sviluppo. Anche se poi solo una di queste è davvero economia. La rendita, per definizione, non è sviluppo, non è progresso, non è investimento: è l’illusione mitica di re Mida che faceva diventare oro tutto quello che toccava, ma si ritrovò con le orecchie d’asino.


Gragnoli andrea testina rett

Gragnoli andrea testina rett