E’ un momento particolare nella storia dell’Isola, anche per il Parco, momento in cui si ascoltano tante voci da tanti mondi, si riconoscono espressioni sincere, competenti e positive, si sentono stonature stridenti di chi vuole cantare una musica, ma non si è mai esercitato a farlo. Questa stagione turistica non promette bene e già le passate avevano anticipato difficoltà: le associazioni di categoria e le istituzioni, faticosamente, cercano da tempo di trovare il modo di definire operativamente un indirizzo economico e sociale per l’Elba che garantisca un futuro e gestisca produttivamente il presente. Molto territorio dell’arcipelago, a terra e a mare, è nel Parco. La 394/91, messa in discussione perché ritenuta ormai datata, dice qualcosa di significativo, sia per il valore degli oggetti di cui si occupa, sia per le finalità che si prefigge: “I parchi nazionali sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future.” E poi: …………..e ogni altra iniziativa atta a favorire, nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco, lo sviluppo del turismo e delle attività locali connesse……………… Dentro queste due frasi sta tutto il patrimonio ambientale, economico e culturale dell’arcipelago e delle sue genti. Pur ammettendo che troppo spesso è buona la legge ma non altrettanto l’applicazione, perché dovremmo pensare che non è positivo avere il territorio dell’Elba, dell’Arcipelago inserito in un Parco Nazionale? Partecipando a quei famosi tavoli di concertazione (che qualcuno rimprovera essere solo di chiacchiere ma che riteniamo siano, se più frequentati, il modo giusto per individuare soluzioni e programmare interventi) risulta chiaro e condiviso che il futuro del nostro ambiente e della nostra economia è nella conservazione attiva e dinamica.. Si tratta di determinare precisamente le tappe: il confronto per la definizione delle finalità, l’individuazione degli obiettivi specifici di ciascun soggetto, le azioni concrete che, in rete, permettono di raggiungere gli scopi concordati. Il passato è passato, dagli errori commessi le istituzioni e gli operatori devono saper trarre un monito e un insegnamento ad un agire diverso, dal confronto con altre realtà devono riconoscere i pericoli degli sviluppi economici sbagliati. Per questo il Parco è stato definito un volano di sviluppo. Che cosa ci si aspetta dal Parco? La conservazione del patrimonio per le generazioni presenti e future, …e nel rispetto di queste…, lo sviluppo del turismo e delle attività locali connesse. E questo il Parco deve sforzarsi sempre più di fare, con tutti i ritardi che derivano dal passato, con le difficoltà di una struttura che forse esce ora dal rodaggio, con le difficoltà anche del confronto tra anime eterogenee. Su Lo Scoglio di questo quadrimestre sono riportate suggestive fotografie di Michael Wolgensinger dell’ ”isola quale appariva prima dell’aggressione al suo territorio operata dal turismo”. E’ un mondo diverso quello che appare, diverso nel bene e nel male. Non possiamo tornare indietro per conservare le cose positive di ieri, cambiare le negative e quelle che abbiamo sbagliato, ma dobbiamo indirizzarci in modo da evitare vecchi e nuovi errori. Se il nostro turismo è basato sulla qualità degli ambienti naturali, quelli dobbiamo preservare, se la qualità è un fattore imprescindibile anche per le strutture ricettive, lì dobbiamo investire per migliorare, se le infrastrutture e i servizi non sono adeguati a garantire sia la qualità dell’ambiente sia la qualità della fruizione, lì le istituzioni devono intervenire. Gli strumenti programmatori in parte già ci sono, alcuni sono ora in via di redazione o di aggiornamento, ad esempio i Piani strutturali dei Comuni e il Piano Pluriennale Economico e Sociale per la promozione delle attività compatibili della Comunità del Parco. Il mondo è agitato da grandi questioni, molte delle quali sembrano decisamente prescindere dalla nostra piccola realtà, ma noi, che subiamo a volte impotenti questi eventi, siamo comunque artefici del destino globale e non possiamo chiamarcene fuori. L’arcipelago e le isole sono territori estremamente preziosi e apprezzati, il Parco c’è per salvaguardare le ricchezze naturalistiche e culturali più importanti. Conserviamole e valorizziamole consapevolmente: conoscendo i meccanismi naturali e le leggi impietose del mercato del turismo, usiamole come risorse, ma non sperperiamo il patrimonio perché rischiamo di non aver più un ambiente accogliente in cui vivere e il bene economico da offrire, né ora per noi né domani per le prossime generazioni.
Torre di S.Giovanni Sandolo 2