Leggo l'intervento di Roberto Marini sulle zecche di Pianosa e penso di poter dire la mia, avendo vissuto sull'isola per circa tre anni. L'isola è sempre stata infestata dalle zecche, proliferate anche a causa delle pecore e delle mucche che la percorrevano in lungo e in largo ai tempi della colonia agricola penale: in periodi particolari (i mesi di maggio, giugno e luglio), fare una passeggiata all'interno dell'isola comporta la certezza di trovarsi qualche zecca sul corpo. Vorrei smentire su un punto il consigliere Marini: se un anno può essere sufficiente a stabilire il tipo delle zecche (sono quelle nere delle pecore, grandezza del corpo circa 0,5 cm., mentre quelle rosse, più piccole e pericolose, che io sappia non sono mai state avvistate) non lo è altrettanto per "trovare un modo di disinfestazione efficace a eliminare il parassita, compito senza dubbio più semplice per un Presidente così edotto". Alla fine degli anni "70 l'isola, per cause ancora da chiarire, andò completamente a fuoco. Il fuoco è una delle misure più efficaci per eliminare il parassita, eppure, pochi anni dopo, l'isola brulicava nuovamente di zecche. Personalmente le ho trovate nella verdura, nelle mutande, nelle calze, nel letto e, ogni volta che entravamo nell'isola, all'uscita ci controllavamo a vicenda: ho trovato zecche anche sulle spiagge e gli scogli dell'interno, sui corpi delle pernici e dei gabbiani. Voglio dire che se una disinfestazione è possibile ed auspicabile nel paese, molto difficile è anche solo pensarla all'interno dell'isola. Che mi risulti nessuno, sull'isola, ha mai avuto infezioni gravi per punture, eppure ci vivevano circa 2000 persone, fra agenti, detenuti e altri. Anzichè vietare le visite, è sensato fornire consigli ai visitatori, ad esempio invitandoli a mettere pantaloni lunghi e scarpe con calze, magari mettendo il fondo dei pantaloni dentro le calze, in modo da facilitarne l'individuazione. Rimpallare alle ASL la responsabilità è invece un giochetto italiano più simile ad un vizio. Divertente, comunque, il tono "muscolare" della lettera del Marini, perfettamente in linea con il momento storico nazionale, con l'invito ad usare le maniere forti contro le zecche (napalm, altro che acqua di rosa e aglio!). Nell'attesa di un apposito comma nel nuovo decreto sicurezza, ricordo al Marini che il napalm non è servito neanche ad eliminare le "zecche comuniste" dalla giungla vietnamita. Se provassimo con il foglio di via?
Pianosa 2 Marzo 10