Gli sfottò interisolani d’epoca talvolta si condensavano in un dispregiativo nomignolo (ferajesi-bottinai, lungonesi-vaporini) talvolta si sviluppavano con raffinate rime ( Capuliveri coperta di còjo – dentro e fori è un pisciatoio ..) in altri casi si narravano delle vere e proprie storie per irridere i presunti difetti di una comunità. Sui campesi ai quali si faceva carico di essere particolarmente poco perspicaci, si era inventata una favola secondo la quale un burlone aveva venduto loro degli “aghi da seme” convincendoli che se li avessero piantati ne avrebbero ricavato rigogliose piante d’aghi (che all’epoca costavano non poco) e la impietosa storiella non si limitava a dire di come i campesi avessero abboccato andando a seminare gli aghi, ma pure narrando la loro aspettativa ed il loro controllare l’eventuale spuntare delle piante d’aghi “tastando il terreno col culo”. Orbene a proposito di tonti e di campesi, dopo la lettura delle odierne cronache ci è sorto un interrogativo: E’ più tonto uno che semina gli aghi e poi tasta il terreno con le chiappe, o uno che per far dispetto al vicino gli rompe i tubi dell’acqua e poi per confondere l’acque si rompe anche i suoi (di tubi) e si ruba una stufa (di giugno!)? E’ una bella gara …
seminatore quadro Van Gogh