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Aree Marine Protette: Il parere di Giuseppe Tanelli

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 09 luglio 2003

Una intensa azione del movimento ambientalista e coraggiosi atti di governo sono stati gli attori primi che in particolare negli ultimi dieci anni hanno portato alla istituzione di una rete di aree protette che copre attorno al 10% del territorio nazionale e a tutelare significative estensioni di aree marine. Il dissenso dei cittadini e degli Enti locali ha accompagnato spesso l’istituzione di un’area protetta in particolare dei grandi Parchi Nazionali, visti come un insieme di vincoli in grado di limitare la fruizione del territorio e di bloccarne l’economia. Poi il concetto di “parco “ si è lentamente evoluto fino ad acquisire le caratteristiche di uno strumento per nuove occasioni ed opportunità di sviluppo ecosostenibile. Le aree protette sono entrate nella cultura e nelle aspettative di fasce sempre più larghe di amministratori e cittadini .La sfida oggi è di superare definitivamente un approccio di tipo settoriale ed andare ad una integrazione delle politiche ambientali, territoriali ed economiche fra tutte le istituzioni che governano il territorio.. Anche il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano non è sfuggito a questo percorso. Nato in mezzo a duri contrasti sociali ed istituzionali, c ‘è voluto un po’ di lavoro per dimostrare con i fatti ed il dialogo chiaro e trasparente che il Parco poteva non essere quel mostro da tanti paventato e guadagnarsi così il consenso di porzioni sempre più ampie di cittadini ed istituzioni. Oggi il clima è profondamente cambiato ed è vasta la consapevolezza che il Parco Nazionale può essere un utile mezzo attraverso il quale è possibile concretizzare incisive azioni di salvaguardia dell’ambiente terrestre e marino dell’Arcipelago e promuovere nuove politiche e nuove economie compatibili e sostenibili dal territorio. . Oggi la questione riguarda le aree marine protette. Sul perfezionamento giuridico- amministrativo delle aree già inserite nel Parco Nazionale, sulla modifica della loro zonizzazione e vincoli ,talora assurdi, e soprattutto sulla estensione alle isole maggiori del mare protetto. Salvaguardare il mare dalle attività di pesca devastanti (spatare e strascico ), contrastare il piratesco sversamento in mare di idrocarburi,inibire la motorizzazione marina selvaggia, sono gli obiettivi minimi che l’istituzione di una area marina protetta può raggiungere con la creazione di una fascia di protezione avente le caratteristiche di una zona di riserva parziale (C) .E’ opportuno però definire altri aspetti strettamente legati alle riserve parziali quali:protezione e valorizzazione della piccola pesca costiera e dei tradizionali metodi di pesca, pesca-turismo, aree di rotazione ittica, impianti di acquacoltura, campi boe e pontili galleggianti, porti ed approdi turistici, attività subacquee, pesca sportiva. Entro le riserve parziali possiamo individuare riserve generali (B) e riserve integrali (A).Zone di limitata estensione dove i valori naturalistici sono particolarmente fragili e preziosi e in conseguenza si impongono ulteriori misure di salvaguardia. Sempre però dovrebbe prevalere quel ruolo primario di” educatori ambientali” che devono avere i parchi ,ricordando che non c’e’ migliore modo di educare alla natura ed al suo rispetto di quello di rendere fruibili ,nei modi e nelle forme adeguate,le sue più belle manifestazioni. Tutto questo : perimetrazione, zonizzazione, vincoli,finanziamenti ,ente gestore ,commissione di riserva deve essere chiaramente definito nel Decreto istitutivo ed eventualmente perfezionato nel successivo regolamento emanato dall’ente gestore. Il legislatore ha previsto un preciso iter amministrativo per giungere alla emanazione del decreto imperniato su di un metodo teso a raggiungere il più vasto consenso e partecipazione istituzionale e sociale. La partecipazione incrementa la probabilità al successo sostanziale dell’operazione. La domanda di partecipazione si manifesta nella volontà di acquisire in modo chiaro e trasparente gli atti, le regole, i tempi che guidano il processo decisionale e di disporre degli strumenti istruzionali per intervenire..Il Ministero ha il preciso dovere di disporre una indagine conoscitiva sugli aspetti naturalistici e socio economici del territorio, di preparare uno schema di decreto e di ricercare il consenso istituzionale e sociale. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano a suo tempo ha acquisito il Piano del Parco ed il Piano Pluriennale di Sviluppo economico e sociale. Prescindendo dal loro iter-approvativo questi piani sono stati elaborati interagendo con il territorio; preparati da un gruppo di lavoro di chiara fama europea e rapprentano una preziosa fonte di informazioni naturalistiche e socio economiche . Nei piani ci sono dati che possono essere estratti affinche il Ministero,o nel caso vi siano difficoltà il Parco stesso, possa preparare un rapporto snello con il quale rendere partecipe il territorio alle scelte da effettuare. Non credo che questo porti ad allungare i tempi e comumque è meglio che si accorcino quelli burocratici ministeriali a favore di quelli spesi per la partecipazione dei cittadini e delle istituzioni. Una volta dicevamo che non volevamo né parchi di carta,nè parchi piantonati dai paracadutisti. Per evitarlo c’è un solo metodo :un serio lavoro istruttorio,una informazione chiara e ,sono certo non mancherà la partecipazione ed il consenso di chi ama e vive questo meraviglioso pezzo di Mondo.


forte stella dal mare

forte stella dal mare

mare viste

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