Tre asini, tre ciuchini robusti, pazienti ed a basso consumo, per trasportare acqua, cibo e legna al villaggio da distanze che sembrano infinite. Li hanno regalati i bambini della scuola elementare di Capoliveri ad un villaggio del Burkina Faso, regione dell’Africa occidentale stretta tra il deserto e le colline rocciose. Seicento euro per ogni asino, per impegnare più che bene i 1800 euro ricavati dalla mostra mercato di Natale dentro la scuola, offerte guadagnate da piccole mani industriose per deliziosi oggetti imperfetti. Il minuscolo tesoro è stato consegnato direttamente nelle mani di don Andrea Cristiani, responsabile di “ Shalom”, onlus che da anni si occupa di costruire una resistenza di vita in un Paese minato da troppe piaghe e con il record di povertà nel mondo. In Burkina Faso la povertà è secca come l’harmattan, il vento del deserto che asciuga la terra e la vita. Ci si ammala per banalità, l’acqua sporca, la puntura di una zanzara, si muore per mancanza di medicine semplici e ovvie. Per noi. Grande poco più dell’Italia, il Burkina Faso ha appena 11 milioni di abitanti e il 70% di questi vive accatastato nelle uniche due città, nella speranza di trovare cibo in qualche modo. E’ un Paese senza nonni, l’età media è 16 anni, quella che per noi è l’età dei primi amori che contano. L’Aids falcia chi sopravvive alle epidemie, per trovare un medico devi frugare tra 30.000 persone, per una farmacia cercare fra 160.000. Dalla poca terra rubata alle crepe, spuntano miglio e sorgo, cereali che costituiscono l’unico scarso alimento. E’ un Paese che perde la storia e la memoria, solo 20 Burkinabè su 100 sono capaci di leggere e scrivere. Si sopravvive solo grazie agli aiuti, da altri Paesi arrivano medicine e scorte alimentari, dalle Organizzazioni Non Governative i progetti ed i fondi per scuole, ospedali, pozzi per l’acqua. Arrivano anche le adozioni a distanza e talora, liberati dalla tristezza di un orfanotrofio, anche bambini che trovano una famiglia, un futuro, una stanza per i giochi, come Victor, nuovo residente capoliverese, che ha trotterellato festante tra le gambe di don Andrea e di Jonas mentre rispondevano a mille domande e raccontavano agli alunni della Scuola elementare quanto fosse importante il loro dono di tre umili asini. Un regalo che è anche un augurio, ragionare attorno all’utilità degli asini rimette in moto la memoria e la storia di un paese che ha visto queste bestie quiete arrampicarsi fino a pochi anni fa per le salite tribolate e le mulattiere strette di Capoliveri, con la legna in fascine e l’uva della vendemmia, sodali con i loro conduttori di cui sono stati cibo e fortuna.
tre asini bimbi