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A Sciambere dei nuovi opinionisti ambientali

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 20 maggio 2008

Qualche anno fa circolò insistentemente il nominativo di una persona papabile per Forza Italia alla presidenza del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano: Iva Zanicchi. I Forzisti erano del tutto consci che "l'aquila di Ligonchio" aveva un curriculum un po' povero di titoli attestanti competenze scientifiche ambientali, ma ritenevano che il suo "essere di montagna" unito alla notorietà canora e corroborato soprattutto dalla provata fede berlusconiana poteva consentire di forzare lo spirito e la lettera della 394. Poi ci ripensarono perchè perfino per loro era troppo. Richiamo alla memoria l'episodio perché non vorrei che, adottando il criterio del successo personale e della notorietà, qualcuno ci servisse come prossimo candidato alla presidenza dell'Ente Parco il Sig. Marco Mantovani che ci pare ultimamente molto interessato alle tematiche del governo dell'Isola ed in particolare alle vicende dell'Ente Parco. Non lo vorrei pure perchè l'assai riverito imprenditore degli orologi, nella sua ultima esternazione in ordine alla gestione dei suini da sparo, ha palesato delle idee ed un livello di comprensione della materia che, ad essere buoni, possono essere definiti raccapriccianti. Leggo: " ... supponiamo che pochi giorni fa un amico turista che passeggiava nei nostri boschi insieme alle due figlie si sia imbattuto in una trappola per cinghiali. Supponiamo che dentro ci fosse un giovane cinghialotto impaurito di una ventina di chili. Supponiamo che le figlie piangendo implorino il papà di liberarlo. Supponiamo che il "criminale" perpetri il "delitto e che venga a raccontarmelo." Verrebbe da commentare: supponiamo - che è molto meglio - che il racconto sia il frutto di una pura fantasia del narratore, o dell'amico del narratore, e non solo per il reato commesso dall'ipotetico "liberatore suino", ma anche per l'improntitudine del medesimo, ignaro di cosa avrebbe potuto fare alle sue gambe, e soprattutto a quelle delle supposte lacrimanti bambine anche un cinghialotto di solo una ventina di kg impaurito e "liberato" da un volenteroso ed inesperto signore che già dovrebbe aver fatto una fatica boia per sbloccare (dopo aver capito come) e tirare su la pesante lastra che chiude a ghigliottina il chiusino e (visto che tutte le trappole negli ultimi giorni sono state trovate in funzione) pure a riarmarlo. (della serie: quando lo vedo, e le due bambine mi confermano che ho visto giusto ci credo, prima, per restare tra i mammiferi, più che di un cinghiale mi pare stiamo trattando di una bella bufala) Ma il meglio di sé il signor Mantovani lo dà nel successivo passaggio: "Voi credete che sia stato facile spiegargli che un tempo, quando il Parco ancora non c'era, la popolazione degli ungulati era ben gestita e tenuta sotto controllo gratuitamente dalla tradizionale attività venatoria dei residenti, mentre adesso si pagano cifre immorali per ingabbiare e uccidere i cinghiali con metodi non certo sportivi". Sarebbe importante sapere su quali fonti, su quale documentazione, su quale studio si basano le affermazioni del Mantovani, che dubitiamo abbia visto un cinghiale fuori dal piatto di portata. La realtà è completamente diversa: la popolazione dei maiali pelosi importati scelleratamente all'Elba per il diletto di chi li uccide "sportivamente" con una fucilata e carinamente azzannati ai garretti da una muta di cani" (così le bimbe so' contente) era già uscita dal controllo effettuato "dalla tradizionale attività venatoria" quando del Parco non c'era neppure l'odore. La realtà è che le cronache elbane degli anni 80 e 90 erano già piene zeppe di lamentele di cittadini incinghialiti (loro veramente) per i danni alle colture, alla sentieristica, ai muri a secco, ai microsistemi idrogeologici, per incidenti stradali, nonostante gli spari "sportivi", quelli notturni ed in zone vietate (un po' meno sportivi) e le catture dei bracconieri con i più vari atroci mezzi: lacci, tagliole, balestre, e trappole con paletto. La realtà è che (fidando sul solo controllo venatorio) senza le trappolazioni del Parco e senza le centinaia e centinaia di abbattimenti operati dai "cecchini" della Polizia Provinciale degli ultimi anni, non saremmo allo stato di allerta attuale, ma all'allarme rosso se non al disastro. Però parlare di spese immorali in linea generale è invece giusto, è infatti immorale che la Provincia e il Parco debbano risarcire (come accade) i danni ai cittadini provocati dai porci da bersaglio, è immorale che la comunità intera si debba far carico delle spese necessarie a costruire recinzioni di protezione, è immorale che quei soldi che potrebbero essere utilmente impegnati per rendere più fruibile l'isola DEBBANO essere impegnati per catturare i cinghiali. Sarebbe morale prendere esempio dalla sorella Francia, dove a rispondere dei danni, sulla base del principio che chi rompe (anche un equilibrio naturale) paga, sono le associazioni venatorie a rifondere i danni, anche se qui occorrerebbe distinguere, perché neppure tutti i cacciatori ma solo una parte di essi sono quelli interessati alla caccia al cinghiale. E' molto di moda oggi parlar male del Parco ed il Sig. Mantovani che di Moda e Marketing si intende, sta conducendo una suo tentativo di scalata del consenso sociale, non so finalizzato a che cosa, sono affari suoi, ma è evidente. Dovrebbe però dire dove vuole andare a parare con le lacrimose storielle delle bambine foreste nel bosco e con gli stucchevoli ammiccamenti ai nostri saggi vecchi ed al bel tempo che fu. Alla gestione del Parco da parte delle associazioni venatorie o all'abolizione tout-court del Parco? Cosa significa infatti "il Parco a mio avviso deve trasformarsi in uno strumento di gestione locale per una tutela dell'ambiente"?. Ha un'idea il Sig. Mantovani del fatto che quanto afferma (uno strumento di gestione locale) collide in blocco con la legge istitutiva delle aree protette e con una "cartata" di direttive europee? Cosa ci propone il "parco del fare" (quello che ci pare, annesso il cacciarci)? Un consiglio comunque, sempre nell'ottica di un'efficiente acquisizione di pubblica benevolenza: lasci perdere i cinghiali, che stanno cordialmente sulle palle a tutti (amici ed avversari del Parco) eccezion fatta per quella sparuta schiera dei loro fucilatori, che per la loro "sportiva" passione hanno creato disagi ad un'isola intera, tenendola in ostaggio da decenni.


cinghiale sassoso

cinghiale sassoso