Giovedì 3 luglio- Sto pulendo le sarde davanti a casa, mentre le vespe ,sempre più insistenti, mi si posano sulle mani sporche di sangue di pesce. Suona il telefono e corro a sciacquarmi, ma dal rubinetto esce solo un piccolo fiotto d’acqua, poi più niente. Sacramentando agguanto uno scottex e alzo il ricevitore: è Viliano, un mio vicino, che mi avverte che già da due giorni non sta arrivando acqua e mi consiglia di controllare il livello del deposito. Intanto il cane mi lecca le mani e io non so come lavarmele. Comincia un incubo. Sto in val di Denari da tredici anni. Quando sono venuto qui, l’acqua era costantemente un problema. Noi abitanti della valle abbiamo costruito, modificato, riadattato la conduttura per avere l’acqua nelle nostre case, l’abbiamo fatta tre volte, inseguendo le modifiche della rete idrica, sempre a nostre spese e colle nostre mani. Solo l’ultima volta la spesa del tubo ci è stata rimborsata ma il lavoro, come sempre, ce l’abbiamo messo noi: pala, piccone, ruspa, tutto quel che serviva per millesettecento metri di conduttura e tutti gli allacciamenti per dodici famiglie, con tanto di casottino in muratura con tutti i contatori, uno per ogni utenza, e l’attacco per la manichetta dei vigili del fuoco. L’acqua doveva venirci per forza, visto che era stato costruito un megadeposito proprio vicino a noi. Le ruspe avevano cantato per mesi, spianando la sommità di monte Tabari per costruire il gran serbatoio, fatto di elementi modulari di cemento e grossi massi erano stati importati per rivestirlo. Ne era risultato una specie di nuraghe spiattellato, qualcuno vi vedeva suggestioni megalitico-cretesi o un caprile ipervitaminizzato, in ogni caso era pieno d’acqua e funzionava benissimo. Dopo anni di acqua a singhiozzo finalmente il problema sembrava risolto e in effetti negli ultimi anni tutto è andato bene, salvo isolati episodi. Quest’anno però … Venerdì 4. Sono le sei e dieci, io non sarei mattiniero ma sono preoccupato e incazzato. Sono vicino all’imboccatura del serbatoio di casa, vuoto, in cui sento cadere qualche goccia, che spero preluda all’arrivo dell’acqua. Arriva uno spruzzetto, modesto ma che fa ben sperare, poi più nulla. Decido di andare agli Orti,dove ci sono i tecnici dell’acquedotto, per saperne di più. Ieri avevo telefonato, ma quello con cui avevo parlato sapeva dire solo che “i nostri tecnici stanno provvedendo”, quasi un risponditore automatico. Andiamo in tre, io, Enzo, che abita al piano di sopra e Viliano. Al geometra di turno , tal Galletti, la notizia che è il quarto giorno senz’acqua non fa grande impressione. Mi dice che a Marciana e “di là” manca anche sette, otto o dieci giorni. Come a dirmi, scordati di entrare nel Guinness dei primati e levati dai coglioni che non fai notizia. Mi levo e vado a prendere acqua, con mia moglie e sette taniche da venti litri, su e giù per ore in macchina dalla fontanella di Val Carene a casa, svuotando le taniche nel serbatoio e tornando a riempirle. Ci si può un po’lavare. Si può andare al cesso e tirare l’acqua. Sabato 5 .Non sono ancora le sei, stamani è incazzato anche il cane, per motivi suoi, e mi ha svegliato. Sono di nuovo qui ad adorare il serbatoio, quasi quasi una preghiera gliela direi anche, a San Tubo, se solo si mettesse a scrosciare ma non ne vuole sapere. Torno agli Orti e finalmente comincio a capire qualcosa. L’acqua non ci arriva perché il grande serbatoio è vuoto e, stando alle voci che raccolgo, non si pensa proprio di riempirlo. L’acqua, come arriva, viene immessa direttamente in rete senza creare scorte e senza curarsi delle utenze come noi che stanno a quote troppo alte per poterla ricevere. Così semplicemente. Anche oggi se vogliamo lavarci dobbiamo andare su e giù da Val Carene con le taniche. Domenica 6. Mi sveglio sudato e vorrei farmi una doccia,ma naturalmente non è arrivata una goccia d’acqua. Stamani è incazzata anche mia moglie, così cominciamo a cercare i numeri di telefono dei responsabili. Vorrei proprio selvaggiamente rompere le scatole a chi mi sta causando tutto questo, tirarlo giù dal letto, dirgliene quattro, ma non riesco a trovarne uno. Tentiamo anche di andare a casa dell’assessore Galletti che per sua fortuna è andato a Roma. Andiamo agli Orti dove i cancelli sono chiusi, tutti i tecnici santificano il giorno del Signore da qualche altra parte e non c’è nessuno per le emergenze. Noi, del resto, con la nostra ridicola mancanza d’acqua di soli cinque giorni, pare proprio che non siamo un’emergenza. Prima di tornare a fare il su e giù con le taniche sento Viliano e proviamo ad andare a denunciare questa faccenda ai Carabinieri. E’ domenica, anche l’Arma un po’ santifica e c’è solo un maresciallo che risulta introvabile, così rimandiamo a domani. Da un amico rimedio il numero del cellulare dell’assessore Galletti, dopo vari tentativi finalmente mia moglie riesce a parlargli, lui cade dalle nuvole ma lei lo avverte che (anche se in realtà non lo abbiamo ancora fatto) abbiamo sporto denuncia contro di lui. Lunedì 7 .Alle 7 e mezza sono agli Orti e ci sono tutti e due i Galletti, assessore e geometra, improvvisamente solleciti. Mi dicono che in pratica senz’acqua ci siamo solo noi e quindi si dedicheranno a risolvere la nostra situazione. Mi assicurano che tempo due ore avremo l’acqua. Visto che ho la loro attenzione provo a chiedere come mai il serbatoio di monte Tabari sia vuoto. Non serve, mi dicono, ora “si va col sistema delle dirette". Me lo buttano lì, questo sistema delle dirette, come il frutto delle ricerche più avanzate,un gallettipensiero di sicuro successo. ”Vi rendete conto - dico- che se manca la corrente così lasciate senz’acqua tutti ?” .Il geometra tace, l’assessore invece risponde: ”Tanto il deposito servirebbe solo per voi che siete in alto”. Pare incredibile, ma l’uomo a cui sono affidate scelte strategiche sull’approvigionamento idrico dell’isola non sa che l’acqua va all’ingiù. Preso da pensieri indubbiamente più importanti non si è mai fermato a riflettere su questa bizzarra tendenza del liquido elemento. Quando gli faccio notare che per caduta l’acqua andrebbe ancor meglio verso gli utenti che stanno in basso, un’espressione fra il perplesso e il sognante si dipinge sul viso assessorile. Sta pensando? Arriverà forse a scoprire, tutto da solo, il principio dei vasi comunicanti? Potrebbe anche riuscirci: l’ uomo che ha avuto la sottigliezza ed il coraggio intellettuale di elaborare il sistema delle dirette può far questo ed altro. Io intanto me ne vado ricordando ai due Galletti che solo per un contrattempo la denuncia non è stata sporta e ricevo nuove assicurazioni: l’acqua arriverà prestissimo, due ore al massimo. Ore 12- mi sono rotto i coglioni, l’acqua non è arrivata. Telefono all’amico Viliano che stamani ha fatto il mio stesso iter. Insieme andiamo dai Carabinieri e denunciamo il fatto. Ore 23- Sto scrivendo queste righe, l’acqua non è arrivata. Domani sarà il settimo giorno, chissà se faremo un record? Martedi , ore 5,40 - L’acqua ora arriva. Vengo a sapere che, nel tentativo di farcela arrivare, ieri il fontaniere della Comunità Montana ha fatto il giro a chiudere saracinesche un po’ dappertutto, col risultato che al Brunello un tubo di 40 cm di diametro è letteralmente scoppiato, buttando via naturalmente un fiume d’acqua. Se è vero è un’ulteriore conferma della cervelloticità del sistema e c’è poco da sperare.
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