Continua la serie di incontri promossa dal Movimento di opinione “Paese Mio” di Capoliveri con le Associazioni di categoria. E’ la volta di Confesercenti. L’incontro si è svolto nella sede di Paese mio alla presenza del Presidente Fausto Martorella e del consiglio direttivo di Capoliveri, del Presidente Mauro Quercioli e del Direttore Generale Robert Martorella, nell’occasione è stata sollevata la problematica del cattivo andamento del commercio isolano. Si è parlato di un vero e proprio allarme e di profonda crisi. In particolare, il commercio capoliverese avrebbe registrato una contrazione delle vendite nel 2007 rispetto all’anno precedente, sia nel settore alimentare, sia nel settore non alimentare, c.d. “no food”, più alta rispetto agli altri paesi elbani. La conferma è nei dati forniti dai commercianti stessi che permettono di fotografare, con ampio margine di certezza, la situazione dalla quale emerge lo stato di sofferenza del comparto. Le principali cause vengono individuate: • negli scarsi investimenti fatti per la valorizzazione del centro; • nel prezzo troppo alto degli affitti pagato dai negozi del centro; • nella completa chiusura delle piazze al traffico senza un adeguato spazio di parcheggio adiacente durante il periodo invernale; • nell’insufficienza di parcheggi in generale e soprattutto nella scarsa tolleranza dimostrata nei confronti di automobilisti nonché di guidatori di motocicli, con serie di multe infinite e salate anche per soste che non ostacolano la circolazione; • nell’assenza di una programmazione e pubblicizzazione adeguata dei servizi di trasporto alternativi all’auto; • nei lunghi tempi di risposta e negli ostacoli burocratici che frenano la capacità ma soprattutto la voglia innovativa degli esercenti; • nella scarsa pulizia del centro storico e nelle modalità assolutamente anacronistiche di raccolta dei rifiuti; • nell’assenza di strategie di supporto per le azioni di riqualificazione delle attività esistenti e per la creazione di condizioni favorevoli alla nascita di nuove e innovative attività. Il sostanziale disinteresse di tutte le istituzioni verso i piccoli commercianti insieme alla generale crisi dei consumi, all’impoverimento della capacità di spesa delle famiglie e alla crisi del turismo sono una miscela micidiale che colpisce l’intera comunità e non l’interesse esclusivo di pochi. Gli effetti della crisi dei piccoli negozi, la loro progressiva cancellazione dal paese in conseguenza anche di quanto sopra detto, costituisce un fenomeno preoccupante. Infatti, non solo si priva il centro della necessaria rete commerciale a supporto della vita quotidiana e delle famiglie, sia nella stagione estiva e ancora di più durante l’inverno, ma anche, senza ombra di dubbio, si snatura la conformazione territoriale e l’aspetto caratteristico del paese stesso, che viene invece valorizzato, più che dalle grandi opere pubbliche e da centri commerciali anche dalla presenza di una rete di piccoli negozianti.. Se questa tendenza dovesse continuare, anche sul piano sociale e culturale si pagheranno degli alti prezzi, sia a livello economico e di immagine, ma anche di vita sociale di aggregazione. Non abbiamo voglia di accettare passivamente il progressivo svuotamento del centro storico, la perdita del piccolo commercio, l’omologazione di tutte le attività. C’è la necessità di promuovere una politica di riqualificazione del centro e tradurre le chiacchiere o le buone intenzioni in azioni concrete adeguate ad ogni specificità, con una regolamentazione chiara, ma soprattutto condivisa.
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