Il volontariato carcerario di tutta Italia si dà appuntamento all’Elba per il seminario di studi dal titolo “40 anni tra memoria e (grandi) promesse”. Una tre giorni molto articolata e intensa che si dipanerà tra le mura del carcere di Porto Azzurro, l’isola di Pianosa e la sala consiliare di Portoferraio, organizzata dal Seac (Segretariato enti associazioni carcere ) di Toscana e Veneto, dalle associazione Controluce e Dialogo in collaborazione con la Casa di reclusione e il Cesvot. A partire da venerdì 16 maggio alle 9, presso l’istituto penitenziario elbano, prenderà il via la riflessione sulle vite parallele del volontariato e dell’amministrazione penitenziaria, sulla nascita del Seac, sulla riforma del 1975 e sulla “Grande promessa”, il periodico realizzato nel carcere di Porto Azzurro. Nel pomeriggio sarà trattato il tema dell’ergastolo. Dopo i saluti del direttore Carlo Mazerbo e Elisabettà Laganà, presidente del Seac, seguiranno numerosi interventi del mondo delle istituzioni e del volontariato. Sabato 17 maggio il seminario farà tappa a Pianosa dove verranno approfondite le tematiche legate al futuro dell’isola “tra limiti e risorse”. Seguirà l’incontro con gli operatori e i detenuti che da anni portano avanti il coraggioso progetto di reinserimento attraverso la gestione di alcuni servizi turistici di qualità. Domenica 18 maggio alle ore 10 , dopo la messa celebrata da Monsignor Giovanni Santucci, vescovo di Massa Marittima e Piombino, i lavori si trasferiranno nella sala consiliare di Portoferraio. Il tema dell’ultima giornata sarà “famiglia e detenzione: il sostegno alle famiglie, i bambini in carcere, la comparazione europea con altre esperienze, l’accoglienza sul territorio e il ruolo degli enti locali”. “Questi sono argomenti che tornano molto d’attualità – dichiara la presidente dell’associazione “Dialogo” Licia Baldi – per le annunciate restrizioni, da parte del nuovo Guardasigilli, dei benefici penitenziari introdotti con la riforma del '75 e successivamente con la legge Gozzini dell’86. Queste leggi cambiarono il carcere aprendolo alla società esterna, umanizzandolo e rasserenando il clima, diminuendo in maniera decisa anche i fatti di sangue e gli episodi di autolesionismo all’interno delle mura”.
Pianosa Marchese