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Vi dico chi è Michelangelo Zecchini

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 07 luglio 2003

Ho letto i titoloni ad effetto sui cosiddetti Indiana Jones dell’Elba: questa volta in croce è di turno a tribolare il Prof. Michelangelo Zecchini, con accuse, quali riportate dalla Stampa, che, subito, a prima vista, appaiono incongrue. Ho avuto una immediata reazione di sdegno perché dai giornali sento puzza di deriva scandalistica: il rispetto dell’indagine giudiziaria dovrebbe essere accompagnato, da parte dei mass media, dalla doverosa delineazione della figura intemerata di cristallina onestà, di difesa dei valori culturali, del patrimonio archeologico, di Michelangelo Zecchini, che non esito a qualificare, con le Sue pubblicazioni, con i suoi approfonditi studi, con i Suoi numerosi trattati, un altissimo scienziato. Ancora una volta si è preferito far straripare in anteprima i processi sui giornali anziché attenderne il corretto sviluppo nelle aule di Giustizia. Quindi senza contraddittorio e senza difesa degli indagati. Di questo ormai non mi meraviglio più. Sono rimasto stupito, invece, del trattamento che certa stampa ha riservato all’archeologo elbano Michelangelo Zecchini. Lo conosco da tempo perché nell’esercizio della mia professione mi sono occupato spesso di Beni Culturali e ho avuto modo di scambiare opinioni con Lui che è un ottimo conoscitore della legislazione archeologica, tanto da svolgere incarichi di consulente per Procure e Tribunali. Ma Lo conosco, soprattutto, per il Suo magistrale lavoro di ricerca nella Provincia di Lucca e desidero portare a livello pubblico la mia testimonianza, senza mezzi termini: è una figura cristallina, come l’acqua del mare in cui è nato. Racconto solo un fatto per far capire chi Egli è e quanto abbia tutelato i beni archeologici. Verso la metà degli anni Ottanta a Lucca si scatenano appetiti speculativi su un’area ricca di siti archeologici. Zecchini è subito in prima linea a difesa del patrimonio archeologico. Riesce a vincere la battaglia contro interessi economici enormi. E comincia a pagare di persona: pochi soldi per le Sue ricerche e diffamazioni striscianti, indegne e prive di fonamento. Intorno alla metà degli anni Novanta nella stessa zona viene programmata la costruzione di un megainceneritore. Questa volta gli avversari sono ancora più potenti: addirittura il Governatore della Toscana con gli industriali e parecchi amministratori locali. Ma Zecchini sa di combattere per valori alti e nell’interesse della Comunità. Insieme con gli altri archeologi per bene, con le associazioni ambientaliste e con tanta gente, vince di nuovo – questa volta la guerra – a salvaguardia di quelle che ormai, in Italia e nel mondo, tutti conoscono come le “Cento Fattorie Romane della Piana di Lucca”. Si calcolò che l’annullamento del programma di costruzione del megainceneritore annientasse un giro di affari virtuale, un movimento di capitali, diretto ed indiretto, complessivamente di circa 1000 miliardi di Lire. E’ da rilevare che Zecchini operò senza alcun compenso, senza alcun profitto, senza alcun interesse economico, soltanto con l’obiettivo di tutela di Beni Culturali e di protezione delle collettività anche dall’inquinamento. Prima di tentare di fare a pezzi la figura di un tale uomo, di altissima statura etica e civile, sarebbe bene essere molto cauti e, poi, non farne di nulla. Mi spiego meglio: Un siffatto uomo merita il più assoluto rispetto e che Gli si mantenga onore e dignità. Torniamo all’Elba. Ovviamente non conosco gli atti dell’indagine, ma è già molto significativo ciò che hanno riportato i giornali. Gli inquirenti, nonostante tre perquisizioni domiciliari, non Gli hanno trovato nulla, neppure il più insignificante coccio. E non poteva che essere così perché lo scopo di Zecchini è quello di fare musei pubblici e di scrivere libri importanti. La Sua è una passione scientifica, non di possesso di reperti. Le Fiamme Gialle Gli sequestrano il computer di famiglia, ma il Tribunale del Riesame Glielo restituisce subito perché su di Lui non ci sono indizi di reato.Tuttavia qualche giornale Lo prende di mira e, pur senza farne il nome, pubblica particolari che ne consentono una facile identificazione. Chi volete che sia il celebre studioso che ha scritto un libro sull’archeologia dell’Elba nel 2001? Quel libro, fra l’altro, è conosciuto dappertutto, anche perché è stato presentato in pubblico per ben tre volte, a Lucca e all’Elba – e ogni volta davanti ad un mare di persone! Credo di poter dire che ha attirato un’attenzione di studiosi a livello internazionale. Veniamo alle contestazioni, così come appaiono sui giornali. Si rimprovera a Zecchini di aver pubblicato foto di reperti di cui la Soprintendenza non è a conoscenza. E allora? E’ un reato la pubblicità a livello scientifico, senza possesso e senza coinvolgimento di sorta nella gestione dei reperti? Non conta nulla il fatto che lo scienziato Zecchini si sia sempre premurato di additare, dalla Sua posizione di esterno rispetto alla detenzione di altri soggetti, i dati di provenienza in modo da assicurare al controllo della superiore autorità ogni intervento di garanzia? Dove sta scritto che un cittadino deve far conoscere alla Soprintendenza le foto prima di pubblicarle? Come si può pensare che la divulgazione di materiale fotografico possa essere uno strumento che permetta ad altri di assicurarsi il prodotto di attività illecite? Non è vero, se mai, il contrario e cioè che tale pubblicazione sottopone alla luce dell’attenzione pubblica ogni minimo particolare che, diversamente, poteva sfuggire al controllo? Non è forse vero che il Prof. Zecchini ha inviato a tutte le Autorità possibili immaginabili copia del libro in questione, fresco di stampa? Tale iniziativa mi sembra, di per se stessa, altamente significativa e rilevante. Mi fermo perché non voglio in alcun modo fare il difensore d’ufficio. Zecchini ha come difensore di fiducia l’Avv. Prof. Enrico Marzaduri, che è più giovane di me, ma che è senza ombra di dubbio un maestro della procedura penale. Questi saprà ben dimostrare che il menzionato Zecchini è estraneo a qualsiasi tipo di reato. La mia, ripeto, vuol essere solo la testimonianza di chi, avendo visto il prof. Michelangelo Zecchini tutelare per decenni, con forza, con profonda competenza, con purezza morale, con spiccata dedizione al Bene Pubblico, il patrimonio archeologico, non può che restare incredulo davanti alle accuse che Gli vengono mosse.


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