La lucida, a tratti spietata, analisi di Mario Tozzi ha trovato sul problema dello “sviluppo” ha trovato meno reazioni di quante se ne potessero attendere, forse perché gli argomenti per contestarla scarseggiavano, forse per la stanchezza del dopo campagna elettorale. Ma è sempre più chiaro che si sta delineando un confronto tra due filosofie tra le quali a mio parere passa anche il discrimine tra un moderno “essere di sinistra” e “essere un’altra cosa”. Semplificando la partita di gioca tra un “decremento felice-implemento qualitativo” e il cosiddetto “sviluppo sostenibile” che è una formula innovativa e moderna quanto le statue del realismo socialista di gusto zdanoviano. “Sviluppo sostenibile” in un mondo (ed in un’isola) già oltre i limiti della sostenibilità antropica, sta diventando un ossimoro, una contraddizione in termini che pure nella sua versione ormai “vetero-maanchista” dell’ Ambientalismo del Fare, equivale a parlare di “castità trombante” o di “temperanza alcolizzata”. Anche perché in un’area geografica obbiettivamente intasata di soggetti personalmente interessati ad uno sviluppo senza limiti (migliaia di persone operano all’Elba nel campo delle costruzioni e delle progettazioni e sono ben presenti o rappresentati nel gangli decisionali politici ed amministrativi) lo scivolamento verso l'Ambientalismo del Fare quel che cazzo ci pare, più che una minaccia, diventa una certezza. Di Ambientalismo del Fare ha ancora un senso parlare laddove si tratti di contrastare il fondamentalismo di chi non vuole si realizzino i termovalorizzatori e affoga nella spazzatura, o chi non vuole le pale eoliche perché in capo ad un anno possono uccidere tre “piumperi dal culbianco”, per far capire che i rigassificatori vanno fatti (magari non proprio nel mezzo del santuario dei cetacei), ma, se ne renda conto pure la eroica “piccola vedetta veltroniana piaggese”, il nostro amico Lorenzo, non può giustificare né la edificazione di ECOMOSTRI come quello di Vigneria, né una inseminazione di ecomostriciattoli come in moltissimi (troppi) hanno fino ad oggi fatto in quest’Isola e vorrebbero continuare a fare. Non sappiamo se sia elettoralmente conveniente, ma chi sta a sinistra deve avere dei principi e pure avere il coraggio di dire cose scomode e impopolari: come il fatto che l’unico sviluppo eticamente sostenibile all’Elba è lo sviluppo zero, nel senso che non bisogna cementificare ed asfaltare altro territorio, e che la bonifica di aree compromesse non deve essere la scusa per una diversa via allo sputtanamento territoriale. Chi è di sinistra (seriamente e conseguentemente) deve dire papale papale che tutte le potenzialità costruttive e progettuali fino ad oggi finalizzate alla creazione di nuovi insediamenti vanno convertite ed impegnate nella conservazione, nella trasformazione, nella riqualificazione per la razionalizzazione ed il riuso del patrimonio edilizio-abitativo esistente che è già sovradimensionato rispetto alle esigenze presenti e future dell’Elba.
ecomostro procchio fondamenta allagate