Caro Sergio, giusto poche righe per replicare a "Fun Cool", anche se a quanto pare non arriva nemmeno a metà dei miei scritti, pur brevi ("le solite venti righe", dice lui). Sulla questione in sé, la migliore conferma viene dai fatti di Verona e dalle dichiarazioni di Fini. Ognuno si può fare la propria opinione. Ma negare che esista una deriva di mentalià comune in senso razzista e ambiguo rispetto alla violenza (mentalità ampiamente sfruttata dalla destra, a partire dal linguaggio), più che sciocco è ipocrita. Quanto a me, anche se è strano dare informazioni personali a chi si nasconde dietro uno pseudonimo, vent'anni fa ero uno studente di scienze politiche che stava finendo l'università. Subito dopo, sono stato volontario per due anni in un villaggio della Costa d'Avorio. A Roma ho abitato per oltre due anni, vicino a Piazza Vittorio, e da circa sette vivo a Foggia, e tutte le settimane vedo la gente che lavora nelle campagne del Tavoliere. Qualcosa mi dice che gli extracomunitari li conosco meglio di "Fun Cool". E proprio sulla base di una conoscenza piuttosto diretta, ribadisco il concetto: nessuna questione dà meglio la misura della regressione in atto in Italia più del dibattito sugli extracomunitari, che il fascismo del Duemila lega immancabilmente alla questione "sicurezza". La miglire sintesi della questione emigrazione l'ho vista qualche giorno fa in una vignetta del quotidiano spagnolo "El Paìs". Si vede una donna che spazza per terra un sacco di carte e cartacce; la didascalia dice: "lavoratrice extracomunitaria pulisce la sala dove si è tenuto il convegno del comitato contro l'emigrazione". Alla prossima Cesare Sangalli Solo per dare a Cesare quello che è di Cesare e ugualmente comportarci con il suo interlocutore Fun Cool non è pienamente un anonimo, a volte ha scritto col suo vero nome o col nome insieme allo psudonimo. Trattasi di Maurizio Martorella Longonese-Capitolino.
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