Questa notte siamo stati insigniti di una “semi-cittadinanza onoraria” erano circa le due quando sbucando dalla notte ci siamo aggiunti alla compagnia dei giovani e meno giovani cantanti del Maggio di San Piero che se ne andavano di casa in casa a dedicare le loro stanze “siete voi quel bianco giglio, gelsomino o malva rosa, siete voi l’amata sposa che lo feste innamorar”, a tutte le ragazze nubili del paese (da 0 a 100 anni). Qualcuno ha chiesto chi fosse l’intruso, ma venivamo sdoganati dallo stesso Sindaco di Campo che era della canora combriccola: “O non lo vedi chi è … è mezzo sampierese!” Commossi per l’attestato di semipaesanità abbiamo per un po’ seguito la truppa accorgendoci che non eravamo gli unici “imbucati” c’erano pure dei ragazzi ferajesi, e ci ha scaldato il cuore vedere tanto sangue fresco per Teddy e per Fernando cantare quei versi pressoché incomprensibili ai più “Già la tarda sua carriera terminò il verno algente e di Febo il carro ardente, sciolse ai rai il cielo” Avevamo appena lasciato la concorrenza, eravamo reduci dall’incontro con una altro gruppo di maggiolanti: quelli che riproponevano l’identico rito della collettiva serenata indirizzata però singolarmente ad ogni nubile, a qualche chilometro di distanza tra le strade di quel paese-gioiellino che è Sant’Ilario. Là il Maggio è più musicalmente preciso, e di impianto più moderno, il coro è guidato dalla fisarmonica di un Soria che interpreta la melodia a suo tempo scritta da un altro Soria, parente ovviamente di quella Soria in cartellone alle Fortezze domenica pomeriggio, tutta una schiatta tirata su evidentemente a latte e semicrome, a pappe e pentagramma. Nel caso ci copriva le spalle Luigi Totaro, partigianissimo nel declamare la superiorità del Maggio di S.Ilario su quelli del resto del mondo, prima di tutto su quello dei fratelli-coltelli di San Piero Ma prima ancora di andar per maggi avevamo assaporato un altro aspetto di Sant’Ilario i carciofi ripieni e le tagliatelle all’arrabbiata di Maria Laura che avevamo incontrato in Piazza di Chiesa durante l’esibizione delle arie goriane della Schola Cantorum, mirabilmente “cucite” da una prova d’attore di Francesca Ria anche lei in cartellone alle Fortezze. Maria Laura ostentava una bandiera rossa e nera degli anarchici. Passati da casa sua per ammirare una reliquia, un bicchiere appartenuto a Pietro Gori, appena lamentato il digiuno indotto da queste giornate intense e incasinate ci eravamo visti servire a tambur battente una (ottima) cena. Gli anarchici talvolta hanno un caratteraccio, ma hanno anche un cuore grande e caldo. E a proposito di caldo, proprio caldo non faceva in Piazza poco prima, caloroso però è stato il pubblico che la gremiva e che ha mostrato di apprezzare assai le performance di Francesca Ria e quelle della corale campese, che ha raggiunto ottimi livelli artistici (parola di esperti: Les Anarchistes erano tra il pubblico) e che nel caso ha proposto una versione del Maggio Goriano(*), più aderente alla partitura di Giuseppe Verdi. Accorato l’intervento del sindaco Antonio Galli. che, temporaneamente smessi i panni del cantore, uscito dai ranghi della “Schola Cantorum”, ha ringraziato, a far capo dalla Comunità Montana ,quanti hanno contribuito alle giornate goriane ed assicurando la volontà di fornire un forte sostegno amministrativo alle iniziative in campo culturale. (*) si può vederne la videoregistrazione su www.alessandrobeneforti.splinder.com
Maggio 2008 San Piero
Maggio 2008 S.Ilario
maggio 2008 Francesca Ria
MAGGIO 2008 Schola cantorum