La recente proposta di legge regionale di riordino delle comunità montane è sbagliata nella parte in cui prevede la soppressione di quella dell’Arcipelago e la sua sostituzione con una semplice Unione dei Comuni. E’ questa una scelta penalizzante per il nostro territorio, alla quale bisogna opporsi con decisione, chiedendo una revisione dell’attuale impostazione normativa. Vorrei provare a spiegare sinteticamente perché: 1. L’Unione dei Comuni avrebbe il compito di gestire i servizi affidati dai Comuni, svolgendo un ruolo di coordinamento. Attualmente la Comunità Montana ha proprie competenze specifiche ed autonome e svolge un rilevante ruolo di programmazione, soprattutto in ambito socio-economico. Gli attuali livelli di programmazione non possono essere indeboliti, pena il rischio di avere pesanti ricadute territoriali. 2. Alcuni comuni potrebbero decidere autonomamente di non aderire all’Unione. Verrebbe così meno la presenza di un vero ente comprensoriale. Anche se tutti i comuni elbani aderissero, sarebbe piuttosto problematico coinvolgere nell’Unione gli altri comuni dell’Arcipelago. Si perderebbe in questo modo quell’unitarietà delle politiche che in questo momento coinvolge anche le altre isole. La frammentazione istituzionale attuale diverrebbe frantumazione. 3. L’Unione dei Comuni non saprebbe rappresentare adeguatamente la specificità del nostro territorio ed il valore dell’insularità. In Toscana le Comunità Montane sono nate per promuovere lo sviluppo di aree disagiate quali quelle della montagna: è dalla presa d’atto di un disagio assimilabile, quello dell’insularità, che è nata la nostra. Una Comunità dell’Arcipelago, che comportasse il riconoscimento e la parificazione dell’insularità alla montanità e svolgesse una funzione di sostegno ai molti disagi dell’essere isola sarebbe una buona soluzione. Una semplice Unione dei Comuni, riproducibile in qualsiasi contesto territoriale della nostra Regione, non avrebbe lo stesso valore. Si perderebbe quindi un’occasione storica, quella, appunto, del riconoscimento del valore dell’insularità e delle specificità e unicità che si porta dietro. 4. Un’Unione dei Comuni funziona bene se vi è omogeneità del quadro politico locale. L’Elba da sempre non si caratterizza per una tale situazione. 5. Uscire da un Ente (sia esso Comunità Montana che dell’Arcipelago) che ha linee di finanziamento e di sostegno finanziario privilegiate, in funzione del sostegno allo sviluppo, vuol dire limitare le chances e le opportunità degli attori pubblici e privati, vuol dire togliere possibilità di crescita importanti ed indebolire ulteriormente un territorio già debole per conto suo. E l’Elba francamente non ne può più di tagli ai servizi e penalizzazioni. Per questi motivi ritengo che sia necessario aprire un serio confronto con la Giunta Regionale che, partendo da una compattezza di tutte le istituzioni elbane, conduca ad una revisione dell’impostazione attuale della proposta normativa. L’Elba non può premettersi ulteriori indebolimenti e d’altro canto è di fronte ad un ‘occasione storica: quella di veder finalmente parificato, dal punto di vista delle ricadute, il suo essere isola al tema della montanità. Vi sono spazi per agire. Non facciamo l’errore di essere deboli, divisi od assenti perché il danno sarebbe gravissimo. In ballo non c’è solo il destino di un’Ente: c’è il ruolo ed il futuro di un intero territorio.
peria attento piccola