Il duro attacco ad Agresti da parte di Legambiente è frutto del solito atteggiamento arrogante ed insopportabile associato ad un certo nervosismo che in questi ultimi tempi ha colpito taluni dirigenti dell’associazione ecologista, dopo la debacle elettorale patita qualche giorno fa. Il famigerato progetto di AMP dell’arcipelago esce sconfitto dalle urne perché nelle nostre isole (tutte) ha prevalso finalmente l’espressione popolare, cioè quella volontà vera, manifestata liberamente e non carpita con i soliti giochini dei “tavoli della concertazione” e delle frasi fatte tipo “senonlofacciamonoicelofannoloro”. La “medicina” del mare va somministrata se il medico è certo che il paziente soffre di una certa malattia e dimostra che deve essere curato con soluzioni appropriate. Nel caso dell’Isola del Giglio non è stato mai provato scientificamente la tipologia della “malattia” che affligge il mare (solo in antitesi si assegnano le 5 vele) al di là del solito catastrofismo messo in campo dagli ambientalisti. Adottare soluzioni sbagliate significa rischiare una serie di controindicazioni che sono facilmente dimostrabili con le realtà di Giannutri e Pianosa, i cui effetti di abbandono e di degrado sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo più volte ribadito, confortati dal parere di illustri conoscitori della materia, che la chiusura di vaste zone del mare comporta una inevitabile concentrazione di barche con conseguenze intuibili. Sul fronte Regione Toscana, a nostro parere, ciò che sta accadendo in questi giorni è assai grave. La Giunta Regionale (attenzione, non il Consiglio Regionale che ha autorità di pianificazione del territorio) ha adottato il Piano del Parco forse per “castigare” gli elettori dell’arcipelago rei di avere bocciato un’intera classe politica priva di ragionevolezza e portatrice di oltranzismo. L’approvazione del Piano è stato un vero colpo di mano, proprio come è stato detto da alcuni. E se Agresti, autorevole consigliere regionale, denuncia questa grave irregolarità allora si grida alla personale incompetenza, alla diffusione di informazioni distorte, alla solita strategia di chi sa già di non avere argomenti se non la denigrazione pubblica. Legambiente fa solo demagogia. Il Piano del Parco, messo a punto dall’Ente Parco di Portoferraio, prevede, contrariamente a quanto affermato da Legambiente, specifiche questioni riguardanti il mare come, citando la Relazione principale del Piano stesso, gli “In attesa dell’istituzione dell’area marina protetta, il Piano identifica nella tav. B3 gli ambiti delle aree marine tutelate dal DPR 22.7.1996 e dal DMA 19.12.1997 per le quali sono confermate in via transitoria le attuali norme di salvaguardia, integrate dalle seguenti……. Gli anelli di aree cuscinetto, da definirsi d’intesa con le competenti autorità, includono altresì le aree di mare che attualmente non ricadono nella competenza dell’Ente Parco attorno alle isole di Giannutri, Capraia, Gorgona, Giglio e Elba.” Chi ha scelto di andare nella direzione di un’Area Marina Protetta sa di mentire e cerca di scaricare sugli altri il peso delle proprie decisioni. Chi ha evocato il Parco a Mare “a tutti i costi” ha una sola responsabilità e corrisponde ad un solo binomio: il Presidente Mario Tozzi e la Giunta del Giglio. Per quanto riguarda l’ex Ministro dell’Ambiente, osservando le solite ridondanti accuse di Legambiente che dimostra esplicitamente di far finta di non capire, ribadisco che il senatore Matteoli all’epoca della carica ministeriale ha sempre rispettato la nostra comunità puntando molto sulla condivisione delle decisioni con noi abitanti delle isole e, soprattutto, supportando, con congrui finanziamenti, la risoluzione delle problematiche vere come la depurazione e il settore idrico. Sfugge a Legambiente che, quando Matteoli era al Governo, l’Isola del Giglio ha risolto il problema della carenza idrica e stava per mettere a segno l’importante e storica soluzione ai disgustosi scarichi a mare dei liquami fognari poi drasticamente abbandonata dall’amministrazione attuale che ha invece messo a segno le “5 vele” dell’immobilismo. Sfugge infine a Legambiente che il Commissario Barbetti rispettò la nostra volontà ovvero la determinazione della popolazione gigliese di starsene fuori da un progetto sciagurato e privo di ogni fondamento scientifico. Dal punto di vista prettamente normativo il Piano del Parco rappresenta un vero esproprio maturato alle spalle delle amministrazioni comunali che si vedono annullate le proprie prerogative in tema di pianificazione del territorio incluso il mare che ha invece riflessi e correlazioni a livello intercomunale e comprensoriale. Quindi devono cambiare le regole, oggi troppo vessatorie, ed il governo deve dare una mano alle popolazioni delle isole affinché non siano ostaggio di pochi politici che non hanno più il consenso popolare e che rispondono ancora a ideologie e leggi oramai fuori mercato. Come ho già detto, azzeriamo tutto e ripartiamo dalla normativa quadro che, nella situazione in cui ci troviamo, rappresenta una legge liberticida e quindi va rivisitata secondo le regole della democrazia partecipativa (il direttivo del PNAT è oggi tutto di parte e non garantisce la rappresentatività democratica) e del principio di sussidiarietà che è il vero cardine antropologico sul quale poggiarsi per dettare le regole della convivenza civile e per enunciare i nuovi assetti di un ambientalismo più vicino alla gente ed alle concrete esigenze di salvaguardia della natura. Ma adesso, con il mutato scenario politico nazionale e con il cambio di guardia di alcune amministrazioni locali, amichevolmente correlate con il Giglio, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e mettere da parte anni ed anni di battaglie sociali nelle quali gli isolani si sono fatti onore nel respingere le assurde pseudo-occupazioni ambientaliste e finalmente promuovere le corrette azioni di tutela a dimostrazione che loro l’ambiente lo hanno saputo preservare meglio di qualsiasi legge.
Isola del Giglio sfumata