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Alcol: come venirne fuori (1)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 26 aprile 2008

L’uomo fa uso di alcol da circa diecimila anni, ma è solo verso la metà del 1700 che si è iniziato a parlare delle conseguenze dannose dell’abitudine di bere alcolici. Con il diffondersi dell’industrializzazione,l’accento fu spostato sugli effetti negativi dell’alcol legati agli incidenti di lavoro, al costo per i lavoratori e le loro famiglie. L'alcolista fu visto sempre meno come una vittima e sempre più come una minaccia per la comunità. Verso la fine del XVIII secolo, negli Stati Uniti, nacque il Movimento di Temperanza che si battevano contro la produzione, la diffusione e il consumo di bevande alcoliche e tentando anche di fondare degli asili dove gli alcolisti potevano ricevere trattamenti speciali. Poi l'ideologia dei vari movimenti di temperanza divenne più estrema e si orientò verso il proibizionismo, sfociando nella legge che, in USA, vietò la produzione, la vendita ed il consumo di alcolici dal 1919 al 1933, quando fu poi abolita perché non aveva portato gli esiti auspicati. Oltre al modello di temperanza, era largamente diffuso il modello morale, che vede nella debolezza dell’individuo la causa dei problemi legati al consumo di alcol. Il modello morale ha dominato nel 1800 ma non ha cessato del tutto di influenzare il pensiero ancora oggi. Ha enfatizzato una carenza nella responsabilità individuale e nella forza spirituale come causa di un bere eccessivo e smodato. Più tardi si fece avanti l’idea dell’ubriachezza abituale come malattia, e nel ‘900, nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, gli alcolisti cominciarono ad essere sottoposti a cure specifiche, tra le quali anche le diverse terapie psichiatriche allora disponibili come l’elettroshock, la lobotomia, i sedativi, il decondizionamento. All’affermarsi di tale modello contribuì in maniera decisiva il movimento degli Alcolisti Anonimi (A.A.) il quale, nato nel 1935 negli USA, sostiene che l’alcolismo è una malattia né più né meno di come lo è, per esempio, il diabete, prescrivendo agli alcolisti la completa astinenza dall’alcol e definendo nel contempo l’alcolismo come una malattia cronica contro la quale bisogna lottare per tutta la vita: non esiste una dose sicura, che non rappresenti un rischio per la salute di un alcolista. Tuttavia, per i non alcolisti bere non rappresenta un rischio poiché la causa del problema è nella “malattia” dell’individuo e non nella sostanza in sé. Il modello medico dell'alcolismo considera quindi l’alcol come una sostanza socialmente accettabile che fa ammalare solo alcune persone. La causa della malattia viene ricercata più nell'individuo che non nella sostanza in sé. Il modello medico è stato spesso appoggiato anche dai produttori di bevande alcoliche poiché implica che la maggioranza delle persone possa bere moderatamente senza il rischio di diventare alcolista. Purtroppo, nonostante l’esistenza di un’ampia letteratura medica ed epidemiologica che si è preoccupata di definire la quantità massima di alcol che un soggetto adulto può assumere senza rischi per la salute, si è riscontrato notevole disaccordo su tale definizione a causa dell’eterogeneità dei criteri che si riferiscono, al peso individuale, al tipo di lavoro svolto e alla sua responsabilità sociale, al sesso, all’età o altro. Di fatto si assiste regolarmente ad un continuo abbassamento dei limiti di volta in volta proposti Per affrontare il problema ALCOL insieme al Club ALCOLISTI IN TRATTAMENTO ( ACAT) dell’Elba, potete telefonare al numero cell 339 1116997 LUCIANO Carzaniga. Mentre chi si vuol rivolgere ad un telefono amico,abbiamo a disposizione un numero di Cecina dove risponderà una persona in grado di orientarvi nelle vostre scelte : 0586 681715


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