Il primo piano delle mani della quasi centenaria, che resiste, principessa del popolo ferajese, a occupare quella frazione minima di castello ancora non conquistata de facto dal residenziale vacanziero d'alto bordo. La ripetuta armonia di quelle mani strepitosamente precise nel piccolo-ampio movimento che rende, figurandolo, il maestoso incedere delle balene, visto tante e tante volte dall'alto di Forte Stella, un tempo albergo di proletari signori che correvano ad affacciarsi tutti insieme "quando soffiavano le balene", per ammirare ed un po' adorare le inusitate groppe degli animali più vasti del pianeta, che sfilavano lungo le coste ed i bastioni a picco per andare a chiudersi nella conchiglia della rada della Città dell'Elba, da misurare in lungo ed in largo in mille evoluzioni, o per salutarle a missione compiuta quando riprendevano il mare aperto e lanciavano un silenzioso addio lungo qualche ora o forse qualche anno, prima del ritorno. Sarebbero bastatati quel gesto, la cronaca di qualche secondo del tranquillo emergere del gigante gentile, la sua curiosità per la folla dei bipedi curiosi che affollavano le banchine ed una delle liriche riflessioni di Manrico Murzi scelta a caso tra le diverse che costellano l'opera per giustificare la presenta delle centinaia di persone che hanno affollato la De Laugier per la proiezione dell'ultimo lavoro di Paolo Mercadini, per costituire "documento". Ma Paolo (con chi ha fornito contributi di impreziosimento del suo lavoro) ha compiuto una straordinaria operazione antropologica: ha raccontato tutto un popolo, tutta una storia di comunità, ha reso l'evolversi del nativo isolano da cacciatore (ancorché episodico) della immane bestia, fonte insperata di cibo a rispettoso fratello terricolo di quell'essere fonte di irripetibili emozioni, capace di immergersi nello stesso mare amico, ma là dove non possono osare piccoli mammiferi terrestri. Si va andava dal racconto del sacro ancestrale terrore dello Zio di Giovanni Fratini dopo il suo incontro in mare a tu per tu col "mostro" alla signora che trasmette i suoi brividi positivi col cellulare: "..sono a due metri da una balena ..". E' un grande affresco ferajese fatto di tante minime "storie di balena" e qualche voluta stonatura allogena a far da contrappunto. Nel nostro immaginario ... i racconti biblici, Melville, Collodi ... Per fortuna nell'immaginario di molti bimbi che aspirano la "c", qualcuno fattosi grande, qualcuno vecchio, c'è il ricordo di questi rari ma intensi incontri ravvicinati, per fortuna la parola "balena" trattata dalle loro sinapsi non produce immagini acquisite dalla carta o da uno schermo freddo, ma l'andare elegante e maestoso, commovente di quei monumenti alla vita a cui si è direttamente assistito. Un grazie a loro, ed un grazie anche a Paolo che ci ha ricordato (e quindi rifatto vivere) impagabili emozioni.
balena 1
balena1 giugno 2007
Paolo Mercadini