Ogni qualvolta le delegazioni del PCI e del PSI si incontravano, per predisporre la lista per le comunali di Rio Marina, il compianto e caro compagno Fiorenzo Chiesa, per lunghi anni segretario socialista, portava l’esempio della damigiana. Il vitreo contenitore rappresentava l’elettorato di sinistra, dove il vino comunista arrivava quasi al collo, ma per riempire la damigiana, e quindi impedire che il vino si tramutasse in aceto, occorreva quel quartino portato dal PSI. Questo esempio, al tempo più che veritiero, oggi non ha più senso. E non lo ha poiché nessun partito, grande o piccolo che sia, può vantare scorte di fiaschi in cantina. Gli elettori, ad ogni elezione, scelgono in modo libero, distinguendo fra un’elezione e l’altra, dando la preferenza ai candidati e ai conseguenti progetti politici. Allora non ha ragione, dopo le scorse elezioni legislative, la destra campese che si sbraccia a chiedere le dimissioni del sindaco Galli. Sarebbe come se a Rio Marina qualcuno del PdL reclamasse le dimissioni di Bosi perché correnti su fronti opposti. Bosi, difatti, è stato riconfermato sindaco nel 2006 con un ampio consenso (71,97 %), ma dopo diciannove mesi ha incassato un misero 15,9% benché si sia esposto personalmente correndo per conto dell’Unione di Centro.
piazzetta rio marina