L’alluvione del 4 settembre ha evidenziato in maniera traumatica il problema della gestione dell’immenso patrimonio delle spiagge elbane, senza che si tenga conto di un adeguato sistema di monitoraggio che permetta di verificarne in ogni momento il loro stato di salute. E’ questo il rimprovero che è stato espresso dal prof. Pranzini dell’Università di Firenze nel presentare, nella sala della Provincia, il suo studio sugli effetti dell’alluvione del 4 settembre all’Elba. Subito dopo l’evento, ha illustrato Pranzini, lo stato di alcune spiagge risultava profondamente modificato a causa dell’enorme quantità di materiale riversato dai fossi sugli arenili. Non si trattava però soltanto di materiale polverizzato che sostanzia il naturale ripascimento delle spiagge, bensì risultavano anche grossi detriti di vario genere che hanno determinato diversi fenomeni d’inquinamento. Questo perché con l’abbandono dell’agricoltura i fossi sono stati trascurati e anzi sono diventati ricettacolo di rifiuti di ogni tipo. E’ così emerso che un evento sicuramente eccezionale come quello dell’enorme quantità di pioggia caduta il 4 settembre si poteva però contrastare con una adeguata manutenzione e pulizia dei canali di scolo a mare. Non solo infatti si sarebbero evitati molti danni, ma soprattutto il verificarsi dell’evento sarebbe stato quasi un modo naturale di riparare agli inconvenienti dell’erosione, un alternarsi ciclico del lavoro di rimodellamento delle coste. L’Assessore provinciale all’Agricoltura Franco Franchini ha dichiarato che il materiale dello studio dell’Università di Firenze è un valido strumento per qualsiasi prossimo intervento sul territorio. Costituisce una raccolta di informazioni scientifiche che dovranno essere messe a disposizione di tutti gli enti che operano sul territorio elbano, per l’acquisizione di nuove competenze che permettano di far fronte in maniera più efficace al verificarsi di situazioni eccezionali.
assessore provinciale all'agricoltura franco franchini