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Controcopertina: Greenpeace stronca le proposte d'impianto di "Posidonia Sintetica"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 02 aprile 2008

Dopo uno scambio di battute su “ Tirreno” relative all’ipotesi di impiantare una “prateria di posidonia sintetica” all’Elba, Greenpeace ha ricevuto dal Sig. Bedini le promesse “informazioni” sul progetto in questione. Ci è stato inviato un CD ROM che conteneva 3 files: due files di testo (word) ed una presentazione in Power Point. Abbiamo letto con estrema attenzione la documentazione inviataci e ci sembra doveroso renderne pubblico il contenuto e far conoscere ai cittadini elbani, in primo luogo alle Amministrazioni e agli imprenditori, le nostre valutazioni. Si tratta di: -file di testo “Progetto piantagione posidonia”: si illustra un progetto di semina di posidonia che non ha niente a che vedere con la “posidonia sintetica”; -file con presentazione Power Point: si tratta di 16 diapositive di cui le prime 13 descrivono il posidonieto. Le ultime 3 mostrano schemi e foto relative alla “posidonia artificiale” senza alcuna informazione tecnica sul progetto. -file di testo “Descrizione posidonia”: il file (allegato) contiene una pagina di testo (più uno schema della “posidonia sintetica”) e fornisce queste informazioni: • i moduli di plastica sarebbero ancorabili ad una profondità di 15 cm sia nel sedimento sabbioso che nella “matte morta” (prateria morta) di posidonia. La struttura dei moduli non è chiara: si parla di “base flessibile” e “supporto di materiale schiumoso” ma in assenza di descrizione dettagliata non è possibile capire di che si tratti. Non c’è alcuna descrizione reale del sistema di ancoraggio (a parte l’uso del termine “arpione”) e non ci sono dati sulla tenuta al moto ondoso. • Ogni modulo avrebbe un supporto base di cm 100x50 e 294 “piante” ognuna con 7 foglie di 100 cm di lunghezza e 1 cm di larghezza. • Nessuna informazione sul peso ed altre caratteristiche strutturali. • I moduli sarebbero realizzati con ignoti materiali plastici atossici di cui non si specificano nomi e caratteristiche strutturali. Si afferma, senza alcuna documentazione a supporto, che i ciuffi di “foglie” sarebbero colonizzati “…da animali e vegetali come accade nelle praterie naturali” con vantaggio per la biodiversità. E’ nostro dovere informare le Amministrazioni locali ed i cittadini dell’Elba che NON sono state fornite a Greenpeace informazioni dettagliate (e, a dire la verità, nemmeno superficiali) su questioni non da poco quali: 1) l’effettiva tenuta dei moduli: non ci sono dati che confermino che questi pezzi di plastica possano resistere, e quanto, al moto ondoso. Non è quindi possibile, allo stato, esprimere ipotesi di localizzazione in base alla profondità del fondale, alla conformazione della linea di costa e alla forza locale del moto ondoso. 2) la tossicità dei materiali utilizzati: si afferma più volte che saranno utilizzate plastiche atossiche ma non si fa mai il nome (né tecnico né commerciale) della sostanza plastica che si intende utilizzare e ciò impedisce, tra l’altro, una stima dei costi della “prateria sintetica”: i materiale meno pericolosi (su cui comunque non ci sono noti test in ambiente marino) sono relativamente costosi. 3) I quantitativi da utilizzare: non c’è alcuna informazione sul peso dei moduli né sulla loro “efficacia”: non è dato sapere quante tonnellate di plastica sarebbe necessario collocare in mare per “difendere” efficacemente tot metri di spiaggia. 4) La colonizzazione della posidonia: si afferma più volte che la posidonia di plastica favorisce l’insediamento di un popolamento floro-faunistico analogo a quello del posidonieto naturale. In un articolo su “Il Tirreno” dello scorso 17 marzo, il Sig. Bedini accenna ad esperienze già effettuate nel porto di Piombino (?) che attesterebbero quanto affermato sopra, ma il Sig. Bedini non ha inviato i risultati di queste esperienze. Conclusione La documentazione cortesemente inviataci dal Sig. Bedini non elimina, ma aumenta, le preoccupazioni di Greenpeace rispetto alle ipotesi di impianto di “posidonia sintetica” realizzata con materiale plastico di natura indefinita. Non ci sono garanzie che questa plastica non sia dispersa in mare dalle mareggiate, non rilasci sostanze tossiche o nocive, difenda davvero la fascia costiera e tuteli la diversità biologica. Continuiamo a credere che, nel loro interesse, gli amministratori e gli imprenditori elbani dovrebbero tutelare il posidonieto “vero” invece che lanciarsi in esperimenti che (stando alla documentazione inviata) non poggiano su alcuna solida base. La tutela della posidonia e della fascia costiera impone di affrontare e risolvere problemi come l’urbanizzazione smodata, di gestire correttamente la nautica da diporto e le attività di pesca. Scorciatoie come quelle della posidonia sintetica sembrano fatte apposta per dare l’illusione di bypassare questi, ed altri, problemi gestionali ma non sarà chiudendo gli occhi che riusciremo ad evitare pericolosi salti nel buio. Cogliamo infine l’occasione per smentire le imprudenti affermazioni del Sig. Bedini che nel citato articolo de “Il Tirreno” parla di un accanimento di Greenpeace “contro” (?) l’Elba, e a “favore” di Livorno, sulla questione dei dragaggi nei porti. Il Sig. Bedini è evidentemente poco documentato perché, casomai, è vero il contrario. E’ noto infatti alle cronache che nel 2000 Greenpeace ha bloccato il dragaggio del porto di Livorno. Nessuna azione di Greenpeace (per fortuna) è stata invece necessaria per bloccare le ipotesi di smaltimento in mare dei fanghi tossici del porto di Piombino: è “bastata” la convinta reazione degli elbani per impedire quello scempio. Anche contro le tesi di chi, come il Sig. Bedini, all’epoca sosteneva l’innocuità dell’operazione con motivazioni tecniche del genere: “tanto, il mare è grande”. Al momento, la portata degli argomenti scientifici e tecnici presentatici dal Sig. Bedini sulla “posidonia sintetica”, come potete rilevare nell’allegato, non è migliore. Speriamo fiduciosi in altre informazioni.


posidonia piante mare sub

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pianta posidonia sintetica

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