«... In pochi minuti era fatta: gli attaccanti erano tornati nel buio della foresta da cui erano sbucati, i pochi sopravvissuti erano nascosti, terrorizzati in una macchia di bambù e i cadaveri di trenta contadini erano gettati qua e là, come tante bambole abbandonate. Un bambino sgozzato da un pugnale; una donna col sarong rosso, ancora inginocchiata come implorasse clemenza…» È in questo momento forse, che la vita di Tiziano Terzani cambia radicalmente, nel marzo del 1977, quando le voci dei profughi non sono più taciute, testimonianze urlate su verità scomparse confermano tutti i suoi dubbi sulla tragedia Cambogiana. Il paese che più ha amato si trasforma in un buco nero nel mondo e nella coscienza. Nasce qui il Terzani conosciuto attraverso le sue ultime pubblicazioni, un uomo ascetico che parla con veemenza di pace e con serenità di dolore, che non teme di mettersi a nudo, di narrare la sua intimità dopo una vita dedicata alle pieghe più nascoste della storia. Sempre sulla notizia, è stato un giornalista pronto a lasciare che il dubbio si insinuasse senza paura, cogliendone tutti gli spunti per una diversa visione dei fatti, una diversa percezione dei popoli e delle singole persone.
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