Caro Sergio, un brevissimo commento alle recenti notizie sulle assegnazioni di case PEEP a Campo. Innanzitutto una precisazione sull’intervento di Sangalli nel giornale di oggi. Ho avuto occasione, all’epoca dei fatti cui si riferisce, di intervenire sulla questione dell’arresto. Non credo di aver detto che si trattava di un complotto politico, perché aspetto di solito le risultanze processuali, anche se l’opposizione di destra ha rivendicato a suo merito quel provvedimento, connotandolo appunto di una valenza politica. Sulle garanzie costituzionali, poi, basta la costituzione. Va però precisato che la questione dell’arresto non ha nulla a che vedere né con il piano regolatore né con l’edilizia PEEP: riguarda una denuncia per concussione che si sarebbe materializzata in una cena a Marciana Marina; ci sarà un processo −ce lo auguriamo tutti− e si vedrà. Al Piano territoriale si riferisce invece la questione dello studio sull’incremento demografico. Dico subito che, anche a considerare che la previsione riguarda un periodo di un ventennio, mi pare francamente eccessiva. Se ne può discutere, ma il problema, a mio avviso, non sta lì. Sull’edilizia della prima casa mi sono più volte espresso, sia per quanto riguarda Campo che Portoferraio che l’intera Elba: per quel che concerne le Amministrazioni, c’è una consonanza con i desiderio degli amministrati che diviene accondiscendenza ‘tout court’, senza mai considerare ipotesi alternative. Il problema è del modello corrente di sviluppo economico, che continua ad avere nell’edilizia il suo punto di forza, e nel possesso di case −la prima o altre− la forma privilegiata di risparmio e di investimento, senza considerare il costo spaventoso della devalorizzazione del territorio e delle case stesse, il cui valore diminuisce in proporzione all’aumento del loro numero. In questo quadro si inserisce la vicenda delle case PEEP, richieste dai cittadini in molti casi, come si vede, indipendentemente dalla necessità personale della prima casa, con la conseguenza di vedere investiti capitali importanti in una rendita invece che in una attività d’impresa −il turismo, che è la vera ricchezza da incrementare valorizzando il territorio e i servizi−. Gli Amministratori −espressione degli stessi cittadini, che li eleggono a loro immagine e somiglianza−, corrispondono per quanto possibile alle richieste, senza mai tentare di uscire da quella logica perversa che del resto è fortemente premiante sul piano elettorale. Così, indicano nuove aree, le rendono disponibili e emanano i bandi: su di loro pesa solo la responsabilità politica del piano territoriale, che non è poco. Quanto al rispetto delle clausole del bando, la responsabilità riguarda le cooperative costruttrici. Se si ravvisano anomalie, come accade in questi giorni, la parola passa agli organi di Polizia e alla Magistratura. Resta il danno alla buonafede di molti e al patrimonio di tutti: quello ambientale, in primo luogo (cioè il danno all’economia generale); e poi quello all’economia di ciascun contribuente, che si trova a finanziare con i propri tributi −accanto a sacrosante esigenze degli aventi diritto− anche le speculazioni degli altri. Bisogna allora cambiare la mentalità, la cultura di questo territorio. Ed eccoci all’appuntamento elettorale. Della Destra non c’è da dire nulla che non si sappia: guidata da chi ha costruito sulla rendita edilizia la propria fortuna, non dà speranze di mutamenti di mentalità. Del Centrosinistra, la preoccupazione di risultare rassicurante a tutti i costi lascia poco margine a mutamenti di cultura. Se la sfida di Veltroni di “correre da solo” viene colta a Sinistra come l’occasione per liberarsi dai lacci e laccioli del consenso di tutti e per gettare il seme di un reale rinnovamento di desideri e prospettive, allora c’è un’alternativa almeno a medio o lungo termine. Chi non va a votare esercita un suo sacrosanto diritto, ma seppellisce il suo talento, e con esso un poco di speranza.
PEEP Campo 5