Siamo fortemente sorpresi per il fatto di esserci trovati perfettamente d'accordo, per una volta nella vita, con Storace il quale intervenendo nel Vespasiano ha detto: "Se uno si vergogna di un nome o di un simbolo e lo abbandona non può protestare se qualcuno lo riconosce come proprio e lo raccoglie" Un ragionamento di semantica politica ineccepibile, sia a destra che a sinistra, e le parole sono importanti. E' bene anzi partire dalle parole e dal loro significato autentico prima di avventurarsi sugli scivolosi sentieri del confronto pubblico delle idee. Immediata riprova: oggi arrivano i risultati del voto spagnolo e di quello francese che segnano affermazioni delle sinistre. Immediatamente il primo finto nemico di Berlusconi salta in groppa a Zapatero e ci ammannisce il suo sermone: "Avete visto? Questa si che è una democrazia matura: Zapatero (come me modestamente, pacatamente, carinamente, corre da solo) e vince, e in più dimezza (dal 6% al 3% comunisti e verdi) anche noi ce la possiamo fare, oh ascoltaci o Signore oh yes (sul sottofondo un gospel) yes we can" Tralasciamo ciò che emerge ad un primo confronto: il fatto che le palle dell'aspirante omologo italiano appaiono come un'immagine radiografica degli attributi del premier ispanico, e torniamo alle parole. Per iniziare, come si chiama la formazione politica di José Luis Rodríguez Zapatero? PSOE Cioè Partito Socialista Obrero Espanol, una formazione così poco pudica nel definirsi di sinistra (parola invece accuratamente scartata dal centrista PD) da usare altri due termini ancora più specifici “Socialista ed Operaio” . Il PSOE non ha poi estromesso dalla maggioranza i più radicali compagni rosso-verdi di Isquierda Unida ci ha collaborato lealmente, per una legislatura finita naturalmente, e non per le coltellate alla schiena del premier di chi si accordava sullo svolgersi della crisi ancor prima che crisi fosse. Altra differenza da rilevare è che Zapatero aveva un competitore in una campagna vera e dura dove nessuno ha avuto bisogno di ricorrere a sceneggiate su un palco per convincere l’uditorio della differenza tra il suo messaggio e quello dell’antagonista. E infine chi ha tempo oltre che prendere atto di quello che si è già fatto nella cattolicissima Spagna sul piano dei diritti civili (convivenze, matrimoni , divorzio rapido etc. nonostante una chiesa oscurantista e inferocita scesa in piazza), si legga il programma del PSOE , lo troverà straordinariamente volto al sociale, dichiaratamente di sinistra. Altro che il confuso cianciare che viene dal “serraglio” interclassista del PD . Zapatero lo avremmo votato
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