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Il cinema delle isole dalla Wertmuller a Rossellini

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 marzo 2008

Questa sera (Giovedì 6 marzo), presso la Sala del Centro De Laugier alle ore 21:00, verrà proiettato "Stromboli terra di Dio" di Roberto Rossellini (1949). L’ingresso è gratuito. Con colpevole ritardo (ma i lettori - e soprattutto l'autore - ci scuseranno, stiamo riprendendo in mano la situazione) pubblichiamo un servizio dedicato alla precedente "tappa" (dedicata a Lina Wertmuller) della interessante minirassegna di film avente per tema le isole. Anche la stesura del secondo (pregevole) pezzo si deve al prof. Marco Marmeggi che seguirà per conto di Elbareport lo svilupparsi della manifestazione alla quale hanno concorso la Fondazione Exodus e il Comune di Portoferraio. Lina Wertmuller E’ iniziata! La rassegna cinematografica Le isole dentro e intorno a noi. Da Rossellini a Salvatores ha tirato via un po’ di polvere infrasettimanale dalle basse poltroncine dell’Auditorium De Laugier. Film di apertura: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto di Lina Wertmuller. Gli spettatori hanno cominciato a sedersi in sala già prima delle ventuno, il cinema si è quasi riempito, i cappotti sono stati svestiti, tutti si sono sbracati, accomodati, accoccolati, acciambellati e hanno iniziato a sbirciare con curiosità il telone bianco in fondo alla sala. Tutto pronto. La prima serata è stata dedicata a Lionello Santi (1918-1995). Santi, per i pochi che non lo sapessero, è un importantissimo produttore cinematografico che ha caratterizzato mezzo secolo di cinema italiano. Nato all’isola d’Elba alla fine degli anni ’10, durante la militanza partigiana adottata il nome di battaglia di “Sciabola” e riesce a sfuggire ad un plotone di esecuzione tedesco, venendo poi paracadutato, come scrive Lina Wertmuller, si proprio lei, nella prefazione al libro Cinema Oh Cinema, “nel giardino di Franchina [ovvero la moglie] e della sua vita”. Dalla villa elbana dei Santi passano poi i grandi del cinema: Rosi, Germi, Monicelli, Antonioni e altri, molti altri. Grazie all’archivio di Palo Mercadini, il film della Wertmuller è stato anticipato dalla breve proiezione di un eccezionale documento audiovisivo: la prima commemorazione di Nello Santi ad un anno dalla sua morte celebrata il 6 agosto del 1996 nel chiostro del De Lauger. Tra gli ospiti presenti: Kezich, Susi Cecchi D’Amico, Monicelli e, appunto, Lina Wertmuller. Qui, sotto le arcate estive portoferraiesi, i big del cinema, del giornalismo e della critica cinematografica avevano pronunciato parole piene di tenerezza. Soprattutto lo aveva fatto la Wertmuller, quasi commossa sotto gli occhiali con una spessa montatura bianca, un rossetto cremisi sulle labbra, abbronzatissima. Lionello Santi la scovò e la lanciò, tutto sommato ancora giovane, producendo il suo primo film: I basilischi (1963). A lui la Wertmuller deve l’affermazione nel mondo del cinema romano, la fiducia che le è stata accordata a inizio carriera, deve l’esordio, il primo film, insomma molto, moltissimo. Il documento era molto breve, poi la proiezione Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto è incominciata. L’iniziale panoramica verticale dal basso verso l’alto ha introdotto ambientazione e primo universo diegetico dei protagonisti. Mare azzurro, agostano, meraviglioso mare sardo in cui il film è stato girato, e poi la barca a vela, enorme, lo scafo bianchissimo, la barca dell’alto-borghese e settentrionale Raffaella Pavoni Lanzetti (Melato), barca sulla quale fatica e bestemmia il marinaio meridionale Gennarino Carunchio (Giannini). Il film è talmente noto che è quasi inutile ripetere trama e critica. Tanto è stato scritto, detto. Nell’introdurre il film in apertura di rassegna, la docente Simona Sabbioni aveva però suggerito al pubblico presente in sala di fare attenzioni ad alcuni aspetti in particolare. Tra questi, uno è particolarmente interessante. Riguarda quella dimensione del sé “primitiva e archetipica” che i due protagonisti, naufragati su un’isola disabitata ed edenica, riscopro nel profondo di loro stessi dopo essersi mondati dei condizionamenti storico-sociali. La Wertmuller, diceva Sabbioni, “sembra quasi volerci dire che il rapporto amoroso profondo tra uomo e donna passa da questa spoliazione, dall’accettazione intima di un vago, quanto improbabile, ritorno alla naturalità dei rapporti umani”. Una concetto effettivamente vicino a quello del “io Tarzan, tu Jane” e che, non a caso, aveva fatto inorridire intere schiere di femministe. Ma pur sempre una riflessione sull’uomo, e qui si rientra nella tematica generale della rassegna, che non poteva prescindere dal catapultarlo in un territorio di nessuno, confinato e lontano, appunto un territorio insulare. L’isola è il luogo del ritorno all’Eden, degli inizi della Storia, l’isola del buon selvaggio maschilista. C’è una scena del film estremamente significativa in questo senso. L’ormai “Signor Carunchio”, dopo aver spezzato a suo di ceffoni qualsivoglia rimostranza emancipatoria della fu Signora Pavoni Lanzetti, vive con lei in perfetta armonia su questo isolotto del Tirreno. Lui pesca e caccia, lei si occupa del focolare domestico in perfetto stile patriarcale. Lui gestisce forza e tecnica, e quindi il potere, lei si piega alle sue volontà ormai pazza d’amore. Spesso, sopraffatti di passione si rotolano nudi nella sabbia bianchissima delle dune. Ecco che però, un giorno, dopo aver avvistato uno yacht, il Signor Carunchio, nonostante le suppliche della Melato, le ordina di dar fuoco ad un gruppo di sterpaglie appositamente preparate per chiedere soccorso. Gennarino non è più innamorato della sua schiavizzata signora Lanzetti? Niente affatto, Gennarino “vuole la prova”. Se lei è davvero innamorata come dice dovrà esserlo anche nel mondo di prima, dovrà trovare la forza di amarlo anche in società. Povero Gennarino…quanto lo strapazza questa signora Wertmuller! Non sa il signor Carunchio che non esiste un’identità slegata dal contesto sociale in cui si è inseriti? Non sa, suggerisce la regista, che questa favola comica, erotica e violenta allo stesso tempo è destinata a finire? La Melato infatti torna ad essere la signora Raffaella Pavoni Lanzetti e vola via, a bordo dell’elicottero del marito, mentre il povero Gennarino, tornato ance lui un povero proletario padre di famiglia, le urla dal molo il ritrovato epiteto di “bottana industriale!”. Una carrellata dall’alto da sinistra verso destra inquadra Carunchio e la giovane moglie incinta che passeggiano chaplinianamente sul porto tutto grigio-blu, nel controluce un po’ fumoso e asfittico del loro destino. Gran parte del pubblico presente in sala aveva già visto il film, qualcuno rideva ancora prima che le battute venissero pronunciate. E’ stata una cosa sorprendente. Persone che lo avevano evidentemente già visto, e forse anche rivisto, ma che sono venute, divertite, a vederlo al cinema. Questo luogo misterioso e poco frequentato che però ci dice sempre una cosa: tra guardare un film in casa o starsene seduti in una sala, tra altre persone come noi, al buio, davanti ad un grande schermo non c’è proprio paragone!


Lina Wertmuller

Lina Wertmuller