Carissima redazione di Elbareport, mi chiamo Simona Sabbioni, son venuta a vivere a Porto Azzurro da pochissimi mesi, dove insegno, per desiderio di blu, di mare. Ho trovato all’Elba non solo il blu ma un’intera tavolozza, caratterizzata da infinite tonalità, dal verde dei boschi e della macchia mediterranea, ai rossi del ferro a Terranera e dintorni, dal bianco dei graniti dell’Elba occidentale, all’arancio di certe grandi lune piene che si levano sul mare. E ne son rimasta incantata. Vi ho già scritto subito dopo l’evento “Patty Smith”. Oggi vi torno a scrivere, di nuovo assecondando l’onda delle emozioni. Questa volta emozioni molto “eco-”: sabato sera sono stata all’assemblea di Legambiente Arcipelago e ieri, domenica, ho partecipato all’iniziativa del Parco “Mille mani per Pianosa”. In questi pochi mesi ho avuto occasione prima di osservare, poi sempre più spesso di ascoltare, ora di cominciare ad azzardare qualche scambio di opinione. Son rimasta colpita inizialmente da come un’isola inserita in un Parco Nazionale appaia così poco “orientata” verso l’ambiente: il rally, le spiagge super-attrezzate, le occasioni poco coordinate di formazione nelle scuole, i cassonetti per la differenziata quasi introvabili, i tanti (troppi) rifiuti e oggetti abbandonati lungo sentieri, spiagge e strade, le carte dei sentieri aggiornate sì “ma è meglio non fidarsi perché c’è chi gira i cartelli”. Mi è venuto da pensare che, nonostante il Parco, qui ci sia ancora una mentalità prevalente che considera il territorio come una risorsa da sfruttare piuttosto che valorizzare. Poi la passione, che qui posso coltivare, per la vita “en plein air”, e un po’ di fortuna, mi hanno portato a incontrare persone, nelle escursioni del parco ma non solo, che in questa mia interpretazione fortunatamente non rientrano. E, fatto curioso, sono persone che non si limitano a parlare di ambiente da tutelare, di turismo sostenibile. Sono persone che FANNO o hanno fatto. Cosa? Ripulire strade e boschi, incentivare il non uso dell’auto da parte dei turisti delle strutture ricettive, mappare i sentieri per le bici tramite Gps, studiare e divulgare l’architettura e la storia delle pievi romaniche disseminate su tutta l’isola, censire i rapaci che transitano numerosi sui cieli elbani… e chissà quante altre iniziative. E sono persone che ti raccontano tutto ciò con un po’ di amaro in bocca, con un sottotesto di “mi son sbattuto ma poi a cosa è servito?” Vien da chiedersi se questi sono una minoranza esiguissima di pazzi idealisti o se invece gli elbani (di nascita o d’adozione) innamorati della propria terra e del proprio mare non siano invece un discreto numero. Perché chiederselo? Per togliere di bocca proprio quell’amaro. Perché per cominciare a contarsi bisogna incontrarsi. Incontrandosi magari si scopre che si possono fare cose assieme sentendosi meno soli e acquisendo VISIBILITA’. Le iniziative come quella di ieri, che ci ha portato tutti assieme a Pianosa, devono servire proprio a questo, a trovare forza nella consapevolezza che non si è una voce che predica nel deserto quando si gira mezzo paese alla ricerca del cassonetto della carta! Nelle giornate come ieri ci si incontra, si scambiano indirizzi, numeri di telefono. Questi scambi si tengono vivi attraverso altre iniziative. E se a livello “istituzionale” c’è sensibilità e attenzione, diventa possibile appoggiare, promuovere, rendere note le azioni che fino ad oggi sono state episodiche, solitarie e, tutto sommato, un po’ frustranti. Mi sembra che il Parco, nella persona della direttrice, creda in questa strada. Mi sembra dai fatti, dalle escursioni che si sono attivate in questa fine inverno e dalla partecipazione personale dello staff che lavora negli uffici direttivi. Mi sembra che dentro Legambiente ci sia un po’ di stanchezza rispetto al ruolo prevalente di denuncia di abusi, scempi ecc. Mi sembra che si possa ritrovare energia, e magari anche soddisfazioni, cominciando a parlare di esempi positivi, divulgando ciò che di buono si fa. Magari anche mostrando che agendo in direzione della sostenibilità c’è un ritorno economico e di immagine. Se si riesce a innescare la percezione che non si è soli nel portare avanti azioni e opinioni “eco-oriented”, allora diventa più facile anche crederci, fare e forse nel tempo vedere qualche cambiamento. Un saluto e tanti complimenti
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