In questi giorni, tra l’olimpico disinteresse degli isolani, si sta discutendo della proposta del Senatore Lauro della istituzione della Provincia Autonoma delle “Isole Minori Italiane”, una specie di mostruosità amministrativa, con capoluogo a rotazione e praticamente gli stessi poteri di una Regione. A sostegno di questa divertente trovata istituzionale si sono subito schierati alcuni amministratori isolani, in particolar modo dell’Arcipelago Toscano, che vedono nella Provincia delle Isole Minori l’occasione per liberarsi del fastidioso Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Livorno e della Legge Regionale sull’urbanistica, sicuri così di farsi ed approvarsi, tutto in casa, i Piani Regolatori per continuare a cementificare le nostre isole. Ma per capire cosa potrebbe essere questa “Provincia Autonoma” bisogna leggere la bozza del testo unificato dei disegni di legge sulle Isole minori italiane, in discussione alla Commissione Ambiente del Senato, presentata dai Senatori Mugnai e Bongiorno. Un testo da discutere, ma sicuramente più serio e che riprende alcune delle cose contenute anche nel progetto Itaca di LEGAMBIENTE e nella proposta di Legge Realacci sui piccoli comuni. L’articolo 1 della proposta di legge Mugnai/Bongiorno istituisce l’Elenco Funzionale delle Isole Minori Italiane, fissa cioè i territori insulari sui quali dovrebbe, per logica, espandersi la nuova Provincia Autonoma insulare vagheggiata dal Senatore Lauro. Il tutto è ben descritto nell’allegato A al quale rimanda proprio l’articolo 1: la lauriana Provincia Autonoma delle Isole Minori Italiane dovrà essere costruita su territori di 11 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Toscana, Liguria, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna, due delle quali autonome) e 19 Province (Novara, Verbania, Varese, Como, Brescia, Perugia, Venezia, Livorno, Grosseto, La Spezia, Latina, Napoli, Foggia, Trapani, Palermo, Messina, Agrigento, Sassari, Cagliari, 6 delle quali fanno già parte di Regioni Autonome). Inoltre molte di queste piccole isole sono frazioni di Comuni, a volte addirittura di capoluoghi di Provincia, appartengono ad Aziende Sanitarie Locali diverse, non hanno mai avuto storicamente relazioni tra loro, fanno spesso parte di Parchi Nazionali o Riserve marine diverse, gli abitanti parlano decine di dialetti. Se passasse la fantasiosa idea del Senatore Lauro l’Italia farebbe ridere l’Europa con la più estesa provincia lacustre-marina del mondo (ci batterebbe solo qualche staterello dell’Oceania, tipo le Kiribati, dove ci sono più atolli e bandiere ombra che abitanti), seminata tra i laghi alpestri della Padania e l’ultimo lembo d’Italia prima dell’Africa, passando per la Laguna Veneta e le Tremiti. E le cose non cambierebbero di molto se ci si limitasse alle “sole” 54 isole marine. I cittadini di questa fantastica Provincia Autonoma delle Isole si troverebbero così in questa magnifica situazione: Capoluogo provinciale itinerante da raggiungere non si sa come; dipendenti e amministratori provinciali itineranti che ogni tanto si trasferiscono in un’isola diversa dove ha sede il Consiglio Provinciale; votazioni per eleggere Presidente e Consiglio Provinciale delle Isole Minori che dovrebbe rappresentare 63 isole diverse; votazioni per eleggere gli 11 Presidenti della Regione di cui continuano a far parte le isole ma di cui non fa parte la Provincia Autonoma; votazioni per eleggere un Sindaco del Comune che però, spesso, non fa parte per intero della Provincia insulare ed i cui restanti cittadini di terraferma votano per un altro Presidente di Provincia; servizio sanitario fornito da ASL che non hanno sede nella Provincia Autonoma, oppure creazione della più estesa e frammentata Azienda Sanitaria Locale (?) del mondo, con ottime opportunità di aumentare l’attuale disservizio sanitario che vivono molte piccole isole; calendario scolastico e Provveditorati differenziati per ogni arcipelago; possibilità di avere rappresentanti della Provincia Autonoma nelle Comunità del Parco, negli Enti Parco e nelle Riserve Marine scelti anche tra chi non ha parchi nelle proprie isole o viene da altre regioni; continuo scontro istituzionale tra la mega-mini Provincia autonoma, le Regioni a cui appartengono le isole, i comuni capoluogo costieri, le ex Province continentali, gli Ambiti Territoriali Ottimali per acqua, rifiuti, ecc.. Veramente una bella architettura istituzionale, un bel castello di carte pronto a cadere rovinosamente al primo soffio di vento. I cittadini delle isole non hanno bisogno di proposte inapplicabili e di questa inconcludente ingegneria amministrativa, non hanno bisogno di diventare più autonomi ma di maggiore qualità della vita e dei servizi, di maggiore integrazione e scambio con il continente. La Provincia Autonoma delle Isole Minori può forse servire a costruire senza controlli di Regione e Provincia, ma sicuramente non servirà a nulla ai cittadini e tantomeno allo sviluppo sostenibile delle isole.
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